Il fumetto di Andrea de Lo Stato Sociale, specchio di realtà in frantumi
“La realtà è a un metro di distanza”. È l’emblematica frase che spicca in quarta di copertina del fumetto di Andrea de Lo Stato Sociale. Parole che riflettono bene l’animo di questa storia, col suo protagonista perso tra immobilismo e voglia di cambiamento. Una vicenda che si svolge in una Bologna più opprimente che Dotta o Grassa.
Lo Stato Sociale, band di musica indie che si è imposta al grande pubblico dopo il passato San Remo, si tuffa nel mondo del fumetto, dopo aver sperimentato anche il romanzo con Il movimento è fermo. Un romanzo d’amore e libertà, ma non troppo. (Bur, 2017). A scrivere la sceneggiatura è però principalmente Alberto “Bebo” Guidetti, uno dei 5 membri del gruppo, bolognese doc.
Il protagonista del fumetto è appunto Andrea, giovane proprietario del periferico Bar 123, assillato da una tragedia passata che lacera la sua esistenza. Dal bancone del suo locale osserva distaccato la molteplice fauna di esseri umani che affollano la sua vita, senza riuscire a stabilire contatti stretti con nessuno di essi.
C’è il padre Giuliano, pensionato, simbolo di quegli uomini d’altri tempi che credono che il passato sia meglio del presente, disilluso e costantemente irrequieto. Jura è un fattorino serbo dalla parlata tagliente, in bilico tra saggezza ed estremismo più bieco. Rappresenta bene le persone di questa storia, vittime di una violenza quotidiana, impossibilitate a creare rapporti interpersonali concreti. «In questa società dedita alla violenza, il termine di paragone è solo tra vivi e morti.» si legge in una tavola del racconto.
Colei che dovrebbe essere l’antagonista femminile di Andrea, l’architetto Azzurra, è presentata come una semplice ragazza in carriera come tante. Nonostante comprenda che il suo lavoro porterà disagi a una fetta di popolazione, non si lascia distrarre dall’obiettivo che la condurrà al successo. Perché oltre al disagio intimo del protagonista, la seconda minaccia in questo Andrea de Lo Stato Sociale è costituita dal piano di rinnovamento della viabilità approvato dal comune, un progetto che prevede lo sgombero coatto di diverse abitazioni e locali, compreso il Bar 123.
«Bologna oasi felice a capo chino: con l’orizzonte dell’ambizione sempre un po’ più basso, perché non sia mai che si spicchi il volo.» è scritto nel graphic novel. Il carattere d’immobilità di Bologna, città che non riesce a guardare avanti senza la nostalgia del passato, era già presente nell’opera che ho recensito Gli anni che restano (Bao Publishing, 2017). Qui Guidetti sceglie di raffigurare una Bologna quasi assente, senza tratti specifici o elementi architettonici riconoscibili del capoluogo emiliano: una intangibile rappresentazione di tante periferie d’Italia.
L’incapacità di relazionarsi col prossimo, il distacco delle persone e dei sentimenti portano Andrea a frequenti fughe nelle campagne circostanti, dove può dimenticare le sue paure. Lo portano anche ad affrontare incubi ad occhi aperti, conscio che la realtà che lo circonda sta per sgretolarsi. Nel fumetto è evidente come i personaggi non riescano a colmare le distanze tra di loro, non riescano a trovare un reale punto di contatto. Pare che tutti vedano la realtà attraverso uno specchio o attraverso una lente che va gradualmente frantumandosi.
Le tavole che riportano le crepe di questa labile superficie, richiamando anche la copertina ad effetto, sono tra le più potenti del fumetto. Luca Genovese, disegnatore di Andrea, utilizza un tratto spigoloso, meno realistico delle linee orientaleggianti di Beta (Bao Publishing 2011-2012). Anche le tavole che raffigurano gli spazi aperti di campagna donano ampiezza alla storia che è spesso oppressa da un’atmosfera inquietante.
Il fumetto di Andrea de Lo Stato Sociale ha anche qualche punto debole. La frequenza di didascalie e voci fuori campo appesantiscono oltremodo la narrazione e rallentano troppo il ritmo di lettura. La paralisi dei personaggi e della città di Bologna contagia anche l’azione della storia, che è quasi inesistente. I concetti espressi nel graphic novel sono profondi e calzano a pennello in un brano della band bolognese, ma per una storia a fumetti avrei preferito più vitalità.
Nonostante questo Andrea, edito da Feltrinelli Comics, è un’opera prima riuscita in gran parte, al massimo rimandata a settembre, in attesa di un secondo fumetto. Di certo, se le preoccupazioni di Andrea gli impediscono di stabilire rapporti con altri personaggi, lo rendono però vicino al lettore che empatizza col protagonista durante tutta la storia. Forse il vetro in frantumi della copertina è lo specchio nel quale ci stiamo riflettendo ed è tempo di rimboccarsi le maniche per aggiustarlo.
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