Islanda primigenia, volontà ferrea e destino avverso: La saga di Grimr
Alcuni graphic novel di argomento fantasy o epico trattano grandi storie di eroi che compiono memorabili gesta. La loro lettura scorre veloce e appassionata, lasciando alla fine un trionfale piacere nel lettore che entra in empatia coi protagonisti. La saga di Grimr è un capitolo a parte: la vicenda del giovane orfano del titolo non è facile da digerire.
Probabilmente è questo carattere spigoloso che ha fatto innamorare i giudici del festival di Angoulême dell’edizione 2018. La saga di Grimr ha infatti vinto il premio di miglior libro e da settembre è possibile leggerlo anche in edizione cartonata italiana grazie all’editore Tunuè.
Questo racconto dai toni epici è opera di Jeremie Moreau, autore francese classe 1987, già frequentatore del festival di Angoulême in passato. Per la Tunuè è uscito La scimmia di Hartlepool di cui è autore solo dei disegni. Ne La saga di Grimr Moreau si occupa anche della sceneggiatura, divenendo così autore a tutto tondo della storia.
Il libro richiede come detto una lettura attenta e profonda, niente affatto superficiale. Il protagonista Grimr perde fin dalle prime pagine la sua famiglia a causa di una catastrofe naturale ed essendo ancora in tenera età è costretto ad arrangiarsi come meglio può. Salvato da un lestofante che diventerà il suo padre putativo, verrà chiamato Enginnson, ovvero “figlio di nessuno” in islandese.
Il giovane Grimr si dimostra da subito dotato di forza sovrumana e di un carattere schivo e rude. Il ragazzo è incline a scatti di rabbia come se avesse «un vulcano nell’anima», ma ha anche una forte sensibilità, che lo rende gentile e tenero verso chi lo accoglie. È un personaggio controverso, di certo non un classico eroe, ma è alla ricerca di un destino che lo innalzi dalle sue umili origini. Grimr insegue il sogno di divenire leggenda perché muoiono i beni e muoiono gli esseri umani, ma una cosa mai muore: «il giudizio portato su ogni morto.»
In effetti la sua figura è in parecchi punti accostabile alla creatura di Frankenstein. Senza genitori, con un personaggio di dubbia morale che gli funge da padre, evitato dai suoi simili perché “diverso”. Nell’Islanda del XVIII secolo è data grande importanza alla discendenza e un orfano come Grimr è ovviamente visto come un reietto. Inoltre la sua stazza e la sua poca loquacità sono considerati una minaccia, pertanto egli ha difficoltà a relazionarsi con chi lo circonda.
Quando un evento tragico lo priverà anche del suo mentore, dovrà cavarsela da solo, ma sarà capace di trovare la sua strada, incontrando anche l’amore. Purtroppo il protagonista è costretto come il mostro di Mary Shelley a fuggire da leggi ingiuste e dalla ferocia della gente. Ma il suo destino è quello di trasformarsi da minaccia in salvatore e martire nel finale che eleverà Grimr a leggenda.
Se è vero che il personaggio principale non ha una vera famiglia, si può comunque affermare che una madre spirituale ne La saga di Grimr esista. Essa è l’Islanda stessa, grande protagonista del racconto. Con la sua natura spietata e feroce, i suoi paesaggi di una bellezza primigenia e lunare e un ambiente dove mare e terra non si lasciano addomesticare dall’uomo, l’isola del nord Atlantico si imprime nelle tavole di Moreau come presenza indissolubile.
Sono le tempeste, le valanghe, i terremoti e le eruzioni che scandiscono i momenti salienti della storia e ne definiscono gli sviluppi. Le azioni della natura non sono mai di contorno, ma contribuiscono all’andamento del romanzo, definiscono le azioni dei personaggi e ne decretano le sconfitte e i successi. L’Islanda è una terra dove il concetto di natura selvaggia è ben chiaro ed esemplificato dagli eventi atmosferici spesso devastanti. La saga di Grimr è l’epopea di un uomo, ma prima di tutto di un popolo e di un’isola indomabile.
Non è un caso se i toni tenui e offuscati degli acquerelli che descrivono le vicende degli uomini, si ravvivano e prendono colori più accesi nelle tavole che rappresentano i paesaggi dell’Islanda. Le incontaminate terre di quell’aspra nazione sono vive anche senza la presenza delle persone.
Il riscatto finale del protagonista non rende meno amara la sua vita. Ci sentiamo sfiancati e desolati come lui col passare delle pagine: Grimr è vessato da un fato avverso che fa il vuoto attorno a lui. Perde i genitori, perde il mentore, perde l’amore e ad un certo punto è in grave pericolo anche il suo compagno animale. Nonostante tutto egli riesce a costruirsi la sua personale saga.
Il senso del graphic novel resta comunque criptico. La volontà vince sul destino beffardo oppure gli eventi avversi, in questo caso spesso rappresentati dalle forze della natura, sono elementi essenziali per creare la leggenda? Probabilmente La saga di Grimr insegna che un epopea nasce da entrambi i fattori: la determinazione dell’uomo e l’accettazione del destino.
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