Rivalsa, il vero potere di Pantera Nera


Ascolto consigliato durante la lettura di Rivalsa, il vero potere di Pantera Nera:
Gary B.B. Coleman – The Sky is Crying.

Re, illuminato, Pantera Nera

Questi i tre volti di T’Challa, illuminato sovrano della regione del Wakanda, fittizio stato dell’Africa subsahariana che nell’universo Marvel ricopre un ruolo fondamentale nell’ambito politico ed economico dell’intero globo.

Il Wakanda è una regione estremamente ricca ed incredibilmente avanzata sia dal punto di vista tecnologico che socio-culturale e T’Challa aka Pantera Nera ne è il saggio sovrano.

Veterano degli Avengers nonché figura tra le più influenti dell’intero pianeta, decide di indossare la “persona” di Pantera Nera, figlia della Dea Bast (Antica Dea del conflitto egiziana) per salvaguardare il suo popolo e l’intera popolazione mondiale.

Pantera Nera è considerato unanimamente l’icona del supereroe di colore ed è al 51esimo posto come più grande supereroe di tutti i tempi.

Nel 1966, il primo supereroe nero della storia.

(Il prossimo paragrafo riporta fatti storici relativi agli anni più duri della segregazione degli afroamericani negli Stati Uniti del Novecento. Se suscettibili o facilmente impressionabili evitate di leggere il paragrafo The “N” Bomb e passate direttamente a Black Panther)

The “N” bomb

In passato, a causa della propria prepotenza, vanagloria e arroganza, la ricca borghesia bianca del vecchio mondo fu autrice di parte del genocidio più grande della storia.

Milioni di uomini e donne africane vennero deportati nei campi americani a lavorare per padroni senza scrupoli.

Nei decenni a venire, il termine “Negro” non perse potere, scavando un solco nell’epidermide di ogni afroamericano e non solo.

Innumerevoli sono state le atroci barbarie perpetrate nel tempo dalla popolazione bianca, legittimate sotto un velo di legislatura sbagliata, parziale, di convinzioni errate e tremende.

Se pensate che la parola “Negro” sia una parola storicamente debole, che non ha motivo di essere considerata pesante, opprimente, della quale si possa fare uso tranquillamente, vi sbagliate di grosso.

Citando Carlo Luccarelli, “Alcune storie sono tanto incredibili che, per quello che è successo, sembra che vengano da un passato così oscuro da essere difficili da immaginare”.

Cairo, Illinois, 1909
Una enorme folla composta da circa 10.000 bianchi americani assiste senza muovere un muscolo al linciaggio di massa di Will James.
Non è stato possibile recuperare la salma del pover’uomo.

Omaha, Nebraska, 1919
Una manciata di omini in giacca e cravatta è in posa in attesa di una fotografia.
Nella foto, ai loro piedi, un focolare.
Nel focolare, i resti carbonizzati di William Brown, pestato a sangue da una folla spietata che poi lo ha mutilato e dato alle fiamme.
La fotografia è stata utilizzata come souvenir in tutti gli Stati Uniti.

Tulsa, Oklahoma, 1921
Migliaia di bianchi si accaniscono contro la comunità nera uccidendo uomini, donne e bambini, bruciando case, attività e saccheggiando tutto.
L’Oklahoma Bureau of Vital Statistics registrò solo 39 morti ufficiali.
La Croce Rossa Americana in un rapporto del 2001 ha stimato il numero delle vittime del massacro in almeno 300.

Molte altre atrocità vennero perpetrate e restarono impunite in quegli anni.

Fino al pugno nello stomaco definitivo, che iniziò a smuovere veramente le coscienze.

Money, Mississippi, 1955
Emmett Till, un ragazzo in vacanza in Mississippi, viene massacrato da un branco di “uomini” bianchi accecati dalla rabbia, per colpa di un fischio di apprezzamento che aveva rivolto ad una ragazza bianca dall’altra parte della strada.
Dopo essere stato pestato a sangue, gli viene strappato un occhio e gli sparano in fronte, poi con una cotton-gin da 30 chili legata con del filo spinato al collo viene buttato in un fiume.
La bara aperta non convince la giuria bianca ad incarcerare due degli accusati, che vengono rapidamente assolti.
Emmett aveva 14 anni.

Da quel giorno le grida di dolore del popolo non smisero di riecheggiare in tutta l’America e nacquero ogni anno numerosi gruppi politici a sostegno di queste “Cause perse”.

Oggi gli atti di questo genere sono perseguiti con rigidità dalle autorità di quasi tutto il mondo.

Ma questi orrori non possono essere dimenticati.

Black Panther

Nel 1966, scossi dalle circostanze dei loro tempi, Ditko e Lee mostrarono per la prima volta al pubblico un nuovo eroe, il primo nel suo genere: Pantera Nera.

La locandina del film di Pantera Nera: Marvel Black Panther

La locandina del film di Pantera Nera: Marvel Black Panther

Il primo supereroe nero nella storia del fumetto, un grido di speranza, un giustiziere che incarna tutte le peculiarità positive di un essere umano, disegnato con la pelle nera per fare in modo che bambini e ragazzi che leggevano il fumetto potessero identificarsi per la prima volta totalmente in un supereroe e ne traessero coraggio, ispirazione.

Da non violenti e brillanti artisti, sia Stan Lee che Steve Ditko dopo il ’66 si dissociarono dagli atti di violenza perpetrati dal gruppo delle Pantere Nere, ispirandosi invece alle magistrali orazioni non-violente di Martin Luther King.

Black Panther, il film, è stato realizzato con un’attenzione particolare all’identità e alla connotazione afroamericana del fumetto.

È un film da guardare con uno spirito contestualizzante, cercando di immaginare come un eroe del genere possa aver impattato sul pubblico del suo tempo e su come, anche oggi, le immagini e i contenuti di un fumetto possano essere considerati lo specchio della realtà.

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