Il marito di mio fratello, tra dramma e diritti civili
Il marito di mio fratello è decisamente un’opera che lascia il segno. Quando, durante la solita conferenza lucchese di Planet Manga, hanno parlato del fatto che allo stand era già disponibile la prima parte del nuovo manga di Gengoroh Tagame, sono rimasta perplessa: diciamo semplicemente che questo autore normalmente NON verrebbe assolutamente pubblicato da una casa come Panini , o perlomeno non con questa fanfara. Gli editori hanno sottolineato più volte come quest’opera sa totalmente diversa dal genere abituale del sensei e di come anche loro fossero rimasti stupiti nel leggerla. Curiosità stuzzicata, a fine conferenza mi sono appropriata dell’ULTIMA copia disponibile di questo manga, recuperata per pura fortuna.
Innanzi tutto , il colpo d’occhio: se preferite il tipico disegno efebico e delicato, sappiate che questo autore è totalmente l’opposto. I suoi personaggi maschili sono omoni grandi e grossi, spesso decisamente villosi ed estremamente virili, mentre i personaggi femminili (quando ci sono) sono semplicemente una versione meno pelosa e leggermente più delicata di quelli maschili. I visi sono decisamente espressivi restando quasi sempre naturali, Tagame non ricorre quasi mai a quegli strumenti grafici stremi che vediamo spesso nei manga, lasciando addirittura che spesso siano le espressioni a narrare la storia, piuttosto che le parole, facendo sì che sia il lettore ad interpretare i pensieri dei personaggi.
Questo manga inizia con l’arrivo a casa di Yaichi e di sua figlia, Kana, del marito canadese del fratello gemello di Yaichi: i due fratelli si erano allontanati l’uno dall’altro alla fine della scuola, dopo il coming out di Ryoji; l’accoglienza fredda da parte del gemello e probabilmente l’ambiente stesso della società giapponese nei confronti dei gay avevano spinto il giovane a trasferirsi in Canada (uno dei primi paesi al mondo ad aprire ai matrimoni tra coppie dello stesso sesso), dove aveva incontrato e sposato il gentile ( e gigantesco) Mike Flanagan. Dato che a quanto pare lo scopo di quest’opera è sì farci riflettere, ma anche piangere come fontanelle, scopriamo subito che Ryoji è morto, e Mike è in Giappone sia per commemorare il marito scomparso, sia per conoscerne la famiglia.
Non sono molte le opere giapponesi che arrivano in italia a parlare così apertamente e così delicatamente dell’elaborazione del lutto, e ancora meno lo sono quelle a tematica LGBT, pertanto questo manga, già in partenza, si pone ad un livello nuovo ed intrigante, portandoci a riflettere profondamente: quali sono le nostre reazioni alla notizia di un uomo che ha perduto il marito? Istintivamente crediamo il suo dolore di un livello inferiore rispetto a quello della perdita di una moglie? Seguiamo lo svolgersi delle vicende tramite gli occhi ed i pensieri di Yaichi, inizialmente perplesso da questo personaggio dall’aspetto così virile eppure così sensibile, poi sempre più affascinato dal marito del suo gemello.
Yaichi è la rappresentazione del giapponese medio: inizialmente cortese con Mike solo per educazione, in quanto l’uomo non solo gli ricorda l’allontanamento dal proprio fratello gemello, ma anche un lutto che non vuole affrontare. Inoltre le questioni legate alla sessualità ed al rapporto tra i due uomini lo mettono profondamente a disagio: sono le azioni e le parole della piccola Kana che lo aiutano ad aprire gli occhi; Kana infatti è ancora abbastanza piccola da accettare Mike senza alcun pregiudizio, accogliendo in toto questo zio d’America ed dandogli immediatamente il benvenuto come parte della famiglia. Qui inizia la riflessione di Yaichi, che inizia gradualmente a porsi delle domande scomode, a guardarsi intorno scoprendo che il suo mondo non è tranquillo e amichevole come sembra, e che quest’uomo è dotato di una sensibilità complessa che a lui manca.
Quest’opera non è stata assolutamente quello che mi aspettavo, e tanto meglio: dolce e struggente, delicata eppure tagliente come una lama, porta alla luce tantissimi interrogativi sulla società moderna, sulla paura dell’ostracismo e sulla difficoltà di vivere serenamente per tanti uomini e donne LGBT: inutile dire che aspetto con ansia il secondo volume.
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