Lone wolf and cub, dieci motivi per (ri)leggere un classico


Lone wolf and cub: la copertina di Frank Miller per il numero 1

La copertina di Frank Miller per Lone wolf and cub 1 (Pinterest)

Lone wolf and cub è un classico. E i classici, si sa, sono senza tempo. Ecco perché rileggere il manga di Kazuo Koike e Goseki Kojima è un’esperienza totalizzante anche oggi, oltre quarant’anni dopo la pubblicazione della serie.

Non volendo limitarmi a una recensione puramente celebrativa, mi sono divertito a individuare i dieci motivi per cui vale la pena rileggere oggi Lone wolf and cubDa queste parti non amiamo gli spoiler, quindi state tranquilli: il gioco si svolgerà senza svelare troppo della trama né tantomeno del finale.

È sufficiente sapere che Ogami Ittō era il più importante samurai nel Giappone del suo tempo (XVIII secolo), fino a quando il clan rivale Yagyū porta a termine con successo un complotto per sottrargli il ruolo di kogi kaishakunin – boia ufficiale dello shōgun Tokugawa – arrivando a uccidere sua moglie per disonorarlo pubblicamente.

Da quel giorno, Ittō vaga per il paese insieme al figlio di tre anni Daigoro in cerca di un’impossibile vendetta, offrendo i suoi servigi come assassino a pagamento con il nome Lupo solitario e il suo cucciolo.

Dieci motivi per rileggere Lone wolf and cub

1) L’ambientazione storica. Il Giappone del periodo Edo (1603-1868) è raccontato da Kazuo Koike con dovizia di particolari senza appesantire la narrazione, che al contrario trova nella curiosità per le usanze dell’epoca uno dei motivi di maggior interesse. Dai vocaboli alle gerarchie sociali, dai giochi per bambini alle armi, ogni minimo dettaglio porta con sé una storia più grande.

2) La via del guerriero. Nonostante sia un assassino e un rōnin (samurai senza padrone), Ogami Ittō osserva a suo modo il bushidō, la ferrea morale che regola il comportamento del guerriero. Nelle sue mani esperte, il rigido protocollo diventa addirittura un’arma, in grado di mettere in imbarazzo e indurre in errore avversari per i quali la lealtà al bushidō è più importante della stessa vita.

Lone wolf and cub: Ogami Ittō in preghiera

Ogami Ittō in preghiera (Pinterest)

3) Il buddhismo visto da vicino. Mentre il bushidō da tecnica marziale diventa principio morale, l’osservanza dei precetti buddhisti entra a far parte dell’etica del samurai. Scopriamo quindi simboli e rituali, vediamo Ittō meditare, pregare e lo sentiamo spesso affermare che per compiere la loro vendetta lui e il figlio hanno scelto di percorrere il Meifumadō, il sentiero che porta all’inferno buddhista.

4) Itto e Daigoro. Il rapporto tra lupo e cucciolo è semplicemente straziante. Perché il padre cresce suo figlio come un bushi: lo porta con sé in battaglia, esposto a violenza e morte oltre che alla minaccia dei nemici. Ma soprattutto non lo aiuta mai, neanche quando è in pericolo di vita: lascia che se la cavi da solo per imparare la via del guerriero. Terribile no? Eppure li lega un amore cristallino.

5) Le tavole di Goseki Kojima. Se le avete viste almeno una volta lo sapete già. Paesaggi naturali o città, duelli o dialoghi, poco importa: il lavoro di Kojima è ammaliante nella misura in cui sembra semplice ma è perfetto in ogni dettaglio, che siano disegni o tavole dipinte. Gli sguardi poi: non è facile dimenticare gli occhi di Ittō che ti guarda dal foglio, come dovesse venirti a cercare…

Lone wolf and cub: Lo sguardo di Ogami Ittō

Lo sguardo di Ogami Ittō (4thletter.net)

6) I grani del rosario. Quasi tutti i capitoli del manga sono storie autoconclusive, delitti che procurano a Ittō il denaro per la sua vendetta. Questo può disturbare perché la trama principale procede a rilento, ma con l’abitudine diventa un pregio insolito e gradito. Ogni piccolo racconto è infatti qualcosa di unico, un episodio che probabilmente non tornerà mai più. Esattamente come nella vita reale.

7) Comparse sul palcoscenico. La struttura della narrazione fa sì che quasi tutti i personaggi siano destinati a comparire una volta soltanto. Nonostante questo, molti di loro restano impressi nella memoria per ammirevoli atti di coraggio o commoventi sacrifici, in un caleidoscopio incessante che nonostante il numero elevato di comparse riesce sempre a stupire il lettore.

8) Yagyū Retsudō. Il nemico numero uno di Ogami Ittō è un uomo senza scrupoli, che non esita a commettere le peggiori nefandezze per il potere del suo clan. Nello scontro con il protagonista perde servitori, figli, persino un occhio, ma come il suo avversario non arretra di un millimetro rispetto al suo obiettivo. In altre parole, Retsudō è la faccia oscura del bushidō.

9) La condizione femminile nel periodo Edo. Tra duelli e regolamenti di conti, si potrebbe pensare che un manga del genere lasci poco spazio alle donne. E invece le figure femminili ci sono eccome, con tutte le sfaccettature del caso. Potenti signore feudali, guerriere in cerca di vendetta, ma più spesso vittime di una società patriarcale e maschilista, che in un modo o nell’altro ne dispone come vuole.

10) Le copertine di Miller, Sinkiewicz e Wagner. Stregato da questo manga che tra l’altro lo ispirò per Ronin, Frank Miller decise di portarlo negli Usa a inizio anni ’90, creando addirittura una casa editrice ad hoc. Di quell’impresa, economicamente fallimentare, rimangono per fortuna le spettacolari copertine firmate dallo stesso Miller, Bill Sienkiewicz e Matt Wagner. Eh sì, avete letto bene!

Questa è solo una parte dei motivi per cui vale la pena rileggere – o scoprire – oggi Lone wolf and cub. A tematiche immuni per loro stessa natura al trascorrere dei decenni, del resto, l’opera unisce una qualità complessiva che rimane un termine di paragone imprescindibile per qualunque mangaka che coltivi sogni di grandezza.

Inutile dire che anche la fama di cui Lone wolf and cub gode tra i lettori di tutto il mondo è pienamente meritata. Per questo il manga di Kazuo Koike e Goseki Kojima chiude idealmente il mese di Parlando con le Nuvole dedicato al tema dell’ingiustizia, che ha visto protagonisti tra gli altri vendicatori illustri come il Corvo e il Punitore.

Il torto subito da Ogami Ittō è atroce, la vendetta logica conseguenza secondo il costume del Giappone feudale. Ciò che più colpisce in Lone wolf and cub è la costanza del protagonista, determinato a portare a termine il suo scopo senza curarsi neppure per un attimo degli ostacoli sul suo cammino, né dell’immensa forza del nemico.

Lone wolf and cub: Ogami Ittō in battaglia

Ogami Ittō in battaglia (Lo spazio bianco)

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