Il mondo delle fiabe sotto attacco in Odio Favolandia di Skottie Young
Una paffuta luna narratrice ci accoglie nelle prime pagine di Odio Favolandia, come nelle migliori fiabe che si rispettino. Poco dopo viene dilaniata da una cannonata. E il gioviale sole parlante non se la caverà tanto meglio. L’ultimo lavoro dell’artista americano Skottie Young (Cable & Deadpool, Ciclo di Oz, Rocket Raccoon) è un affronto all’innocenza rappresentata dal mondo delle fiabe.
Negli anni passati ci siamo abituati al ribaltamento dei canoni nella narrazione delle favole, con lavori di ampio respiro come Fables di Bill Willingham o serie tv di successo come Once Upon a Time. In questo caso siamo di fronte ad una vera e propria opera dissacrante. Odio Favolandia è allo stesso tempo un tributo d’amore e una sentenza di condanna a morte per il magico mondo fiabesco dell’immaginario infantile.
La trama riprende il classico tema del ciclo di Oz di L. Frank Baum: il fortuito arrivo in un mondo immaginario e la ricerca della via per tornare a casa. Sostituiamo la magica (e pericolosa) Terra di Oz con Favolandia, luogo pieno di creature dolci e colorate (ma anche di esseri mostruosi degni di ogni saga fantasy). Inoltre ad una Dorothy sprovveduta e piena di buoni sentimenti sovrapponiamo la terribile Gertrude, per tutti Gert, determinata più che mai ad uscire dal regno fatato.
La determinazione è un punto in comune con l’eroina dei romanzi di Baum, ma nella sua opera Young accentua questo tratto fino a far diventare la sua protagonista una belva assetata di sangue. Già perché Gert non ha avuto vita facile come Dorothy ed è lontana da casa da ormai 27 anni. La sua sanità mentale è definitivamente infranta. Stanca di personaggi teneri e di cibi caramellosi, la nostra antieroina si fa strada a suon di cadaveri nella sua ricerca della chiave per uscire dal mondo in cui è imprigionata.
La mossa vincente di Skottie Young è quella di infarcire Odio Favolandia di massicce dosi di splatter, mediato dal suo caratteristico tratto cartoonistico. Questo rende la serie non adatta ai deboli di stomaco, perché sangue ed interiora affollano le tavole, sebbene disegnati in modo caricaturale. Il lettore viene dunque spiazzato dal connubio tra creature fiabesche e quintali di sbudellamenti.
Ma l’irriverenza di Young non si ferma al disegno. Odio Favolandia è pieno zeppo di parolacce e linguaggi scurrili, camuffati sapientemente da una sorta di neolingua. Gert usa spesso «flùffati!» che sostituisce il noto verbo con la «F» per mandare a quel paese i nemici e nei balloon troviamo parole assurde come «spacchio» o «piffolo» che assumono senso solo nei folli discorsi degli abitanti di Favolandia.
La lettura scivola via in maniera rapida e divertente, senza fossilizzarsi in una ripetizione di incontri ed avventure fantastiche. I primi 10 capitoli della saga infatti sono arricchiti da sotto trame ben strutturate che evitano di annoiare il lettore. Alcuni personaggi di Odio Favolandia meritano poi una menzione: su tutti Larrigon Wentsworth III, per gli amici Larry, l’insetto sboccato che accompagna Gert nella sua ricerca. Il piccolo essere con bombetta magica in stile borsa di Mary Poppins è capace di freddure davvero esilaranti.
Altra figura ricorrenti sono la Regina Cloudia, sovrana di Favolandia, impegnata strenuamente a far sì che Gert muoia per mano di altri, dato che la legge le impedisce di far del male ad un ospite del regno fatato. Antagonista dei primi capitoli è poi Allegra, una seconda bimba finita a Favolandia ed intenta a trovare la chiave per uscire. Ma Gert non avrà pietà nemmeno di questa «spippola» che lancia arcobaleni come raggi laser.
Odio Favolandia è un’opera riuscita grazie anche al fondamentale lavoro del colorista Jean-Francois Beaulieu, che collabora con Young da ormai due lustri. Suoi ad esempio i colori dell’adattamento del ciclo di Oz di Eric Shanower edito dalla Panini e della serie Invincible di Robert “Walking Dead” Kirkman, pubblicato in Italia da Saldapress. I toni caldissimi e accesi delle vignette donano a Favolandia il suo carattere zuccheroso, fiabesco e magico.
Un’ultima parola da spendere anche per Nate Piekos, che ha curato diverse opere di Marvel, DC e l’adattamento di Fight Club 2. In Odio Favolandia il lettering svolge un ruolo essenziale: i balloon sono a volte contornati da elementi colorati, ma sono soprattutto le parole a risaltare. In particolare i neologismi della buffa lingua di Gert si tingono di toni caldi e si distinguono per mezzo di un font decisamente risaltante.
Odio Favolandia è una serie in corso che conta al momento 15 capitoli. Bao Publishing ha pubblicato in Italia i primi 10 raccolti in due volumi cartonati, come di consueto di pregevole fattura. Chi desidera conoscere il lato oscuro e dissacrante del mondo delle favole troverà pane per i suoi denti e risate a crepapelle. Ma attenti a non bere troppa «birra desideria» di Favolandia. Siete avvertiti, parola di Gert!
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