Speak of Daredevil


Uno dei modi di dire più famosi riguardanti il diavolo è che fa le pentole ma non i coperchi. Niente a che fare con abilità culinarie, chiaramente: si intende semplicemente che mediamente è più facile creare situazioni negative che porvi rimedio in un secondo momento.

Ecco, forse il motivo per cui Matt Murdock è stato amato in modo così diffuso e incondizionato è che, nelle sue varie incarnazioni e interpretazioni, gli autori lo hanno sempre reso bravo nel secondo campo quanto nel primo.

A memoria, viene difficile pensare ad avversari e sfide che non fossero state provocate, spesso accidentalmente, da lui in prima persona. Si vedano, per informazione, i due cicli devilistici più conosciuti e rinomati: Rinascita e L’uomo senza paura. Su questi, però, ci torniamo in un secondo momento.

Ci era già successo, di parlare di Daredevil in tempo pasquale. Ricordate? Era il 2015, e il giorno dalla Resurrezione di Nostro Signore avevamo sintetizzato, per quanto possibile, la figura del protettore di Hell’s Kitchen.

Stava per uscirne la serie televisiva a firma Netflix, e un po’ tutto il nerdom che si interessa di cose americane si chiedeva che temi avrebbe proposto, in che modo, con quale ritmo. Era, allora, ancora fresco il ricordo del film del 2003 con il futuro Batman ad interpretare il Cornetto Rosso. 

Troppa distanza dal personaggio, toni troppo scialbi e sbrigativi per poter essere davvero apprezzabili. Se qualcosa di positivo in quel film c’era (e per chi scrive è così) era di sicuro stato reso male.

Come sia andata con la serie, beh, lo sappiamo tutti. Il binomio Netflix-Marvel ha lanciato prepotentemente la prima sul mercato internazionale e ha ridato slancio a una figura della seconda che stava vivendo un periodo di eclissi, dopo i fasti del passato.

Strano parallelismo: esattamente come accade agli nel mondo concreto, anche nella realtà sequenziale Daredevil ha vissuto periodi in cui è stato esaltato insieme ad altri in cui ha esagerato nell’esercitare il suo diritto all’oblio.

Dopo il ciclo di Waid, che ha riscritto il personaggio mantenendo il suo passato oscuro ma ridefinendo il suo presente, sembrava finito a fare da comparsa in Superior Iron Man. Lontani i tempi in cui Daredevil tirava la carretta dell’innovazione, riscriveva gli schemi, smontava pregiudizi sull’immaturità dei fumetti Marvel.

Oddio, quello dell’inizio effettivamente era un po’ fricchettone. Già con Stan Lee, però, i toni si fecero via via più riflessivi, e diventarono hard boiled e thriller nel primo ciclo di Frank Miller.

Il fumettista newyorchese ha segnato più di tutti la storia dell’alter ego di Matt Murdock. Ne ha creato una vecchia fiamma, Elektra, e ha valorizzato Kingpin e Bullseye come antagonisti di primo piano.

Nella run Rinascita (1986) prima lo ha ridotto in miseria e poi lo ha fatto risorgere. Non contento, ne ha narrato la vita in modo approfondito, iniziando dall’infanzia fino all’età matura. Lo ha reso da personaggio di primo piano estraendolo dalla nicchia.

Anne Nocenti ne ha mostrato il lato sarcastico e riflessivo ai limiti dello psicanalitico. Brian Micheal Bendis ha rimarcato la profonda anima metropolitana e legata al territorio di Hell’s Kitchen.

Joe Quesada prima lo ha affidato alle cure del regista Kevin Smith (Diavolo Custode) che ne ha evidenziato il lato fideistico ed emozionale facendone l’uomo di punta del rilancio Marvel dopo le secche di fine Novecento, e poi in prima persona lo ha deformato fisicamente e reso surreale.

Jeph Loeb ne ha reinterpretato in modo impressionista le origini con il suo Devil:Giallo e, detto di Waid, Andy Diggle prima di lui lo ha messo a capo della Mano e, in conseguenza di questo fatto, reso violento, cinico e senza scrupoli (Shadowland).

Siamo ai giorni nostri: Charles Soule, da avvocato che è, e conoscendo quindi la materia, ha avviato un ciclo dove il procedural pesa tanto quanto le tutine e i cazzotti.

Daredevil è stato, in quasi cinquant’anni di storie, tante cose. Devoto praticante, tombeur de femmes, censore, ironico, psicotico, tenero, professionista, malinconico, amico e solitario.

Diceva Dostoevskij che i demoni hanno fede, ma tremano. Capita, se devono proteggere il quartiere di una città.

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