Bambi Remodeled – il punk in rosa


Questo mese giunge al termine un manga davvero singolare, ovvero Bambi Remodeled di Atsushi Kaneko edito da Star Comics. Questo fumetto è sì particolare sia per trama, personaggi e grafica ma anche per  la sua stessa storia editoriale: i sei takobon originali vennero pubblicati in Giappone dal 1998 al 2001 col semplice titolo di Bambi, mentre la versione pubblicata in Italia è la cosiddetta Remodeled, risalente al 2014.bambi-remodeled-1

Bambi Remodeled è davvero tutto quello che non vi potreste mai aspettare da un manga nipponico classico, e colpisce proprio per il suo essere totalmente fuori dagli schemi narrativi tradizionali e i suoi continui rimandi agli anni della cultura punk americana: il nome stesso della protagonista è un omaggio alla canzone Who killed Bambi dei Sex Pistols.

Bambi è una giovanissima killer che rapisce un bambino dalle mani di un cantante pop mezzo Elvis e mezzo vampiro su ordine di un’organizzazione che lei chiama solo i Vecchi. Se queste poche righe già non vi hanno convinto della totale assurdità di questo manga basterebbe davvero aprire solo il primo volume per capirlo.

La narrazione comincia in medias res e prosegue con continui salti avanti e indietro lungo la bambi-remodeled-2storyline dei personaggi, protagonista e antagonisti (in quest’opera la distinzione buoni-cattivi è labile e sinceramente superflua), eppure è rarissimo che si sveli qualcosa su Bambi. Sappiamo fin da subito le caratteristiche basilari del suo carattere: è una maniaca salutista, le piace il rosa e non si fa alcuno scrupolo ad uccidere. Uno dei pochi a sopravvivere alla sua furia omicida la descrive come un animale con un infallibile istinto di sopravvivenza: sa sempre quando qualcosa non va e difficilmente si lascia prendere in trappola, nonostante la taglia enorme che pende sulla sua testa richiami i peggiori criminali del paese. Sì ma che paese? Buona domanda, non si sa e non serve: i paesaggi cambiano continuamente passando dal tradizionale panorama giapponese alla terra di nessuno in stile Mad Max fino al western tradizionale e alla città americana anni ’50 piena di gangster.

Il fumetto prosegue in un alternarsi assurdo di situazioni impossibili da cui Bambi esce sempre praticamente indenne, tranne pochi casi, con questo marmocchio che lei chiama Pampi costantemente attaccato a lei tramite una bretella per bambini mentre mastica tranquillo qualsiasi cosa gli capiti sotto tiro, senza scomporsi minimamente quando schizzi di sangue gli piovono addosso mentre mangia. E questa è sicuramente un’altra caratteristica del manga: è splatter nel senso più tradizionale del termine. Il sangue che vola ovunque, il dettaglio delle mutilazioni e le ferite iperrealistiche nella migliore tradizione tarantiniana la rendono un’opera non per tutti anche se tutto questo è stemperato dall’unicità della sua stampa.

Bambi and the pink gun è il suo titolo inglese. E questo fumetto è ROSA. Tutto. Perchè invece di essere stampato nel bambi3tradizionale bianco e nero, è stampato in bianco e rosa. E questo cambia tutto: sdrammatizza, confonde e ammalia il lettore che trascura quasi la violenza così mitigata dall’uso esperto del colore e dei chiari scuri e, al tempo stesso,  accentua in maniera ancora più raccapricciante la totale freddezza e quasi inumanità della protagonista.

In sostanza è un manga in cui una ragazzina sociopatica coi capelli rosa, la pistola rosa e una macchina rosa massacra qualsiasi cosa si ritrovi davanti dopo aver rapito un ragazzino apatico e leggermente bulimico. Che dire, a me è piaciuto!

 

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