Speciale: Qvando c’era LVI


Qvando c’era Lvi di Antonucci&Fabbri ha fatto di certo un’entrata col botto: tutti noi abbiamo letto, visto e commentato nei giorni scorsi il deplorevole episodio accaduto al Romics un paio di weekend fa; un gruppetto di bulli che, in nome di un’ideologia che dovrebbe essere morta e sepolta da almeno settant’anni, ha pensato bene di portare scompiglio, in maniera alla fine infantile ed innocua, causando però danni economici e soprattutto un certo sgomento.

La redazione di Parlando con le Nuvole ha quindi deciso, in occasione della Festa della Liberazione (che non a caso si chiama anche Festa della Resistenza), di dedicare uno speciale all’opera che ha causato tutto questo marasma e ai suoi autori.

Qvando c'era lviPrima di tutto un paio di info: Stefano Antonucci e Daniele Fabbri spuntano, dopo anni di volumi autoprodotti, da quel bel focolare di idee che è il vivaio di Shockdom, che ormai da anni regala agli appassionati italiani fumetti di livello eccelso e soprattutto la possibilità per i giovani di pubblicare opere ed idee su di un blog diventato ormai un vero riferimento per qualsiasi intenditore.

I nostri due simpatici giovini si erano sempre occupati di satira religiosa, con opere come V for Vangelo e Gesù la Trilogia, ma per Qvando c’era LVI la satira è decisamente politica e, me tapina, quanto mai contemporanea: l’opera è dettagliata, pungente, visivamente accattivante anche grazie alla mano ed al colore di Mario Perrotta, illustratore e colorista freelance (lavora anche per gentaglia, come quelli della Disney).

Stefano e Daniele sono stati così gentili da rispondere ad alcune mie e di Luca Rasponi:

D: Leggendo l’introduzione si ha l’impressione che aveste previsto quanto accaduto al momento del lancio del volume. Avete avuto qualche “incidente di percorso” anche durante la creazione del fumetto?

R: Non avevamo avuto nessun incidente, prima, abbiamo solo interpretato gli sguardi preoccupati che ci rivolgevano le persone quando dicevamo che stavamo preparando un fumetto su Mussolini.

D: Quale credete possa essere, ancora oggi, l’influenza dell’ideologia fascista sulla parte più giovane della popolazione?
R: La parte più giovane della popolazione è facilmente influenzabile da qualsiasi ideologia, per sperare che il fascismo non attecchisca troppo possiamo contare solo sulla loro pessima comunicazione.

D: In casi come questo, quasi sempre i media finiscono per parlare più dell’episodio “notiziabile” che non del fumetto in sé: dimenticando per un momento la gravità del fatto, questo vi infastidisce o lo ritenete comunque utile in termini di pubblicità?

R: La pubblicità oggettivamente ce l’hanno fatta ma non ne siamo così felici. Preferiremmo vivere in un paese dove il nostro fumetto si è notato di meno perché non esistono questi eventi “notiziabili”.

Antonucci e FabbriD: Qual è, oggi, il ruolo della satira nella nostra società? E perché secondo voi l’Italia è così allergica alla satira vera e sente il bisogno di imporle delle regole o censurarla anche fisicamente?

R: Perché l’italia è un paese con una larghissima parte di persone culturalmente fragili, e per accettare la satira fino in fondo bisogna essere così intelligenti e maturi da non vedere nello sberleffo satirico una “mancanza di rispetto”, concetto assai cretino.
La satira in Italia ha il problema di dover sopravvivere con un pubblico che in buona parte non la capisce, e con certi autori che li assecondano.

D: Com’è nata l’idea che vi ha portato a realizzare Qvando c’era lvi? Come si è sviluppato il lavoro creativo dal progetto all’opera pubblicata?

R: Dopo aver fatto per 4 anni fumetti sulla religione con lo stesso taglio, per occuparci della mentalità cattolica che nel paese serpeggia ovunque e non solo in chiesa, volevamo occuparci di un altra serpe, il fascismo latente.
E come si fanno i fumetti, se ne parla, si stende la sceneggiatura, si fanno i disegni, si mettono i dialoghi, si smadonna per le correzioni, si stampa e via.

D: Potete regalarci qualche anticipazione sui prossimi numeri o su nuove serie che avete in mente?

R: No. 🙂

Antipatici.

La percezione di una dicotomia tra due parti della popolazione italiana è quindi fortissima: da una parte abbiamo un popolo giovane, dinamico ed internazionale, che si informa e crede nella libertà e nella democrazia; dall’altra esiste ancora un popolo spaventato ed incerto, che reagisce alle provocazioni esterne con scatti d’ira piuttosto che con un confronto costruttivo.

La satira ancora oggi è uno strumento straordinario, divertente e soprattutto inoffensivo che ci permette di ridere anche delle porzioni più tragiche della storia d’Italia quindi: ben venga! Metteremo fumetti nei vostri cannoni (o bicchieri di cola, come preferite).

Buon 25 Aprile a tutti!

 

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