Dragon Quest: l’Emblema di Roto


Dragon Quest: l’Emblema di Roto (Dragon Quest Retsuden: Roto No Monsho) è un titolo ancora troppo poco conosciuto in Italia, nonostante abbia ormai i suoi annetti e, soprattutto, sia figlio di una delle saghe di videogiochi più longeve di sempre: Dragon Quest.

Facciamo allora un po’ di mente locale: la saga di DQ nasce nel 1986 e diventa in brevissimo tempo un titolo dal successo internazionale fino a diventare ispirazione di altre leggende del mondo videoludico, si parla di titoli del calibro di Final Fantasy, giusto per intenderci.

La cosa che però differenzia Dragon Quest da altri giochi e lo rende molto più interessante è che, praticamente fin da subito, il suo mondo non si limita a quello dei pixel ma si allarga a manga, anime e libri ed è diventato talmente importante da scomodare anche la matita di un maestro come Akira Toriyama, creatore del design di molti dei mostri della saga.

Dragon Quest: l’Emblema di Roto viene pubblicato in Giappone nel 1994, scritto da Chiaki Kawamata e Junji Kayanagi e disegnato da Kamui Fujiwara, e arriva in Italia nel 1998 per essere pubblicato dalla solita Star Comics in 21 volumetti: sfortunatamente, al contrario del fratello maggioe Dai – La Grande Avventura, in Italia non ha un grande successo di pubblico, pur essendo un’opera molto più matura rispetto a Dai, e graficamente molto più curata.

L’epopea di DQEdR si svolge 100 anni dopo la fine del terzo capitolo della saga videoludica e ne riprende le fila: Arus, il protagonista, è infatti discendente di Arel Roto, l’Eroe di Dragon Quest III. La vita del giovane si fa difficile fin dalla nascita: al neonato principe infatti un seguace del malvagio Re Magico Imajin cerca di imporre un nome maledetto, Jagan, per infrangere la magia del sangue dei Roto e spezzarne la discendenza; solo grazie al coraggio e all’aiuto di pochi il principe riuscirà a sfuggire alla distruzione del Regno di Carmen e partire alla ricerca dei discendenti dei tre sacri guerrieri che insieme a lui riporteranno la pace nel mondo.dragon-quest-emblem-of-roto-manga-volume-10-simple-223213

La trama è effettivamente quanto di più classicamente fantasy uno possa mai leggere ed il fumetto si sviluppa presto nella descrizione del processo di crescita che il giovane Arus e i suoi amici dovranno affrontare per poter finalmente essere forti abbastanza da adempiere al proprio destino, ed è proprio questo che distingue l’Emblema di Roto da altri manga similari e lo rende uno dei miei favoriti: i personaggi non ottengono i propri poteri dal giorno alla notte bensì si sottopongono ad anni e anni di allenamento durissimo, subiscono sconfitte e soffrono perdite importanti in una lotta che dura praticamente due decenni, se contiamo come anno zero la nascita di Arus.

dragon-quest-emblema-di-roto-perfect-edition-1I personaggi sono delineati in maniera magistrale anche se leggermente limitati dai ruoli che gli sono imposti, la cura dei dettagli nel disegno è massima e tutti sono espressivi e reali nelle proprie azioni ed emozioni: ne l’Emblema di Roto troverete un’opera adulta e, nonostante sia indirizzata ad un pubblico giovane, la lettura è affrontabile su diversi livelli; io stessa leggendola alla tenera età di 11 anni e successivamente più di dieci anni dopo ne ho apprezzato sfumature diverse, senza mai annoiarmi e anzi gustandomi anche le note agrodolci del finale che da piccola avevo detestato.

Mi direte: perchè parlare ora di un manga che è stato pubblicato 18 anni fa? Semplicemente perchè qualche mese fa Star Comics ha deciso di ripubblicare quest’opera in una bella edizione in formato deluxe, la cosiddetta Perfect Edition, che rende finalmente giustizia a quello che è forse uno dei manga più sottovalutati che abbia mai letto e riporta in auge una delle saghe più belle e complesse mai pubblicate.

Lasciatevi trasportare quindi nel magico mondo di Dragon Quest e vivete insieme ad Arus una delle avventure fantasy più emozionanti di sempre.

Buona lettura!

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