Iron Man – La maschera di ferro


Invincible-Iron-Man-teaserQualche mesetto fa, in un botta e risposta nell’ambito di una sana rivalità Marvel – DC (e ormai avrete capito chi parteggia per chi) il collega Luca Rasponi mi punzecchia affermando testualmente: “Stai parlando con un che considera Tony Stark la brutta copia di Bruce Wayne”. Ora, contestualizzata la frase nel suo amore viscerale per il giustiziere di Gotham, da questa interessante provocazione intellettuale ho tratto uno spunto. “Ha ragione, perché sono costruiti secondo simili presupposti. DUNQUE potrebbe non essere il solo che lo ha notato. DUNQUE potrebbe non essere il solo a pensarlo. DUNQUE adesso verifichiamo se effettivamente è una teoria plausibile”. E magari ci scriviamo un articolo sopra, che è poi quello che andate a leggere ora.

A ferro e fuoco

Intanto, è vero? Di primo acchito uno risponderebbe di sì. Due imprenditori ereditieri e miliardari che a un certo punto si danno alla filantropia, l’uno come giuramento per rimediare ai torti di una città corrotta, l’altro per salvarsi le penne dopo un attentato subito in Vietnam (originariamente, poi riaggiornato nell’ Afghanistan). Entrambi nella loro missione fanno leva sulla tekné, sui gadget delle rispettive “divise” da battaglia. Entrambi con un maggiordomo fedele e affezionato come i mitici Alfred e Jarvis, che sul grande schermo è diventato un’ intelligenza artificiale. Entrambi sono parte dei  triumvirati che reggono le sorti dei rispettivi universi: Iron Man con Thor e Capitan America, Batman con Superman e Wonder Woman (e per favore, niente contestazioni femministe sull’utilizzo della parola “triumvirato” anche se in presenza di una donna, non sapete la difficoltà di trovare una parola che non fosse l’orrendo “trii”). Fin qui, tutto regolare, si direbbe che la teoria possa anche reggere. Almeno, così in apparenza.

Siccome però l’apparenza inganna, ed è dovere di ogni buon giornalista o imbrattacarte andare oltre questa, ci si accorge che le differenze sono palpabili. Prima di tutto, il carattere: dove Bruce Wayne è serio, culturalmente insuperabile, concentrato, spiritualmente saldo tanto da sfiorare il fondamentalismo nella sua missione, Tony Stark è un misto di eccentricità, impudenza ed estro. In un già citato dialogo tra lui e Steve Rogers durante gli eventi Civil war, il buon Cap gli ricorda che in virtù del suo genio lui ha sempre pensato di saperne più degli altri. Dopo quegli eventi, Clint Barton rincara la dose affermando che lui è un dannato figlio di buona donna che prende le emozioni e le fa suonare come se fossero logica (nota a margine: Stark gli aveva appena offerto il ruolo di Capitan America, ed era pochi giorni dopo la “morte” di Rogers). In queste due definizioni, ancorché non lusinghiere, c’è tutto Tony Stark: la leadership che sconfina nel decisionismo cieco e sordo, la visione d’insieme che giustifica un solo modo di vedere le cose (il suo) e la determinazione ad affrontare chi lo ostacola, con le buone o con le cattive. Qualità che diventano difetti se portate all’eccesso e non adattate alle situazioni.

Il paragone comincia a scricchiolare? Sì, perché anche Bruce Wayne nella sua settantenaria storia qualche volta ha toppato ma lui è Batman, lui è l’eroe worldwide, quello che sbaglia una volta ma le prossime dieci sappiamo tutti che ci prenderà e saprà cavarsela. E tenete abbassato quel dito, se avete la spiegazione “Eh, ma la Marvel fa da sempre eroi fallaci”. Li fa e sono stati la sua fortuna, ma a questo punto tra i due si è aperta una voragine. Confermata dal fatto che, come si diceva la volta scorsa, gli epigoni del Cavaliere Oscuro nella realtà delle Casa delle Idee sono in realtà altri due: Daredevil per l’oscurità che si porta dentro, per quella misantropia che alle volte prende tanto l’uno quanto l’altro, e Pantera Nera, che è l’individuo più esperto e più sapiente della Terra – 616. Ad esempio di ciò, tanto per dirne una, in quell’ Original Sin che è uno degli ultimi crossover prima di Secret Wars, il re del Wakanda si lancia in un’affermazione coraggiosa (“Qui ci sono cose che non ho mai visto, e se non le ho viste io nessuno lo ha fatto”) che nessuno dei suoi interlocutori non pensa minimamente di contraddire.

Non è rosso – oro quello che luccica

Tornando ad Iron Man, che in linea teorica dovrebbe essere il personaggio principale di questo articolo, possiamo quindi concludere che sì, somiglia molto a Bruce Wayne, ma con il vasto panorama creato sia da Marvel che da DC era ovvio che a un certo punto si sarebbe arrivati alla concezione di eroi in costumi simili. Anche involontariamente, perché l’una e l’altra contendente magari attingevano a figure archetipiche come la Creatura di Frankenstein (che diede origine a Hulk e Grundy) o L’Uomo Elastico da cui prendono evidente spunto tanto Plastic Man quanto Reed Richards.

Che siano due personaggi intrinsecamente diversi, lo si vede anche della diverse interpretazioni offerte al cinema. Christian Bale è stato il volto del Cavaliere Oscuro nell’era moderna, in attesa di scoprire quello di Ben Affleck, ed è arrivato a rappresentarne perfettamente le caratteristiche sopra descritte a cui ha aggiunto (bontà sua) un pizzico di ironia che ha reso il personaggio più umano. Per quanto riguarda Testa di Ferro… beh, quando il Marvel Cinematic Universe è stato lanciato, Robert Downey Jr. è entrato fin da subito nella parte e non è più uscito, tanto che l’anno passato Stan Lee ha definito il suo Tony Stark l’incarnazione perfetta di quello che lui aveva in mente quanto ideò Iron Man. Giova ricordare, peraltro, che RDJ quando si lanciò in questa avventura non era l’icona glamour che è ora, sette anni e svariati film dopo. All’epoca, dopo il coming out del 2003 sui suoi problemi di tossicodipendenza, la sua carriera procedeva tra film (Kiss Kiss Bang Bang, Gothika, Zodiac) e ruoli (Good Night and Good Luck, Le regole del gioco) di nicchia. La scommessa fu tanto della Marvel quanto sua, e se siamo qui a raccontare di un uomo e a un attore ritrovato lo dobbiamo all’impegno che entrambe le parti hanno messo nel progetto. Credete che sia forzata la teoria che Downey fosse all’ultima occasione davvero importante? Non sono il solo a pensarlo, dato che per caso ho trovato lo stesso pensiero in una recensione del competente sito umoristico I 400 calci.

“Iron Man lives again!”

downloadLo ammetto: in questo articolo, più che in altri, vi ho sballottato un po’ di qua e po’ di là. Me ne scuso, ma il personaggio è talmente ampio che per raccontarlo come si deve bisognerebbe avere a disposizione uno spazio un po’ più ampio di un articolo. Come sempre, ho cercato di offrire qualche spunto particolare, evitando papiri su origini o ambiguità (che ci sono!) che avrebbero reso più pesanti e magari raffazzonate queste righe. Questo voleva semplicemente essere un identikit del personaggio, attraverso l’escamotage di un paragone che (ribadisco) è tanto facile da cogliere quanto profondo da sviscerare. In poche parole l’intenzione era mostrare “chi era” Tony Stark, non “cosa ha fatto”, dato che per quello servirebbe un’enciclopedia. Sembra un’era geologica fa quando  Stan “The Man”, preso com’era dall’Uomo Ragno e dai Fantastici Quattro, dopo aver concepito il suo uomo in armatura lasciò il timone della sceneggiatura al fratello Larry Lieber, che fu il primo autore a misurarsi davvero con il fascino da bon vivant del miliardario. E le cronache riportano  che tra l’altro avrebbe dovuto essere una risposta a Superman (Man of Steel – Iron Man, fin troppo facile) non a Batman.

Ne abbiamo uno schizzo, dunque, e possiamo dedicare il trafiletto finale alle prospettive. Brian Micheal Bendis ha recentemente dichiarato che dopo Secret Wars lui e il disegnatore David Vasquez si cimenteranno con Tony Stark e il suo alter ego. Il migliore sceneggiatore della storia ha affermato che  da anni voleva misurarsi con il vendicatore in rosso e oro, aggiungendo che amplierà la galleria di avversari oltre a quelli già presenti e ha aggiunto che da un punto di vista psicologico  approfondirà la sua personalità e il tema dell’adozione, che gli è molto caro (è padre adottivo di due figli). Ah già, perché l’anno passato un androide ipertecnologico ha confessato a Tony che non è lui il figlio naturale di Howard e Maria Stark, ma il fratellastro Arno di cui non ha mai saputo l’esistenza. Un po’ soap opera? Sì, ma si sa, anche i ricchi si sorprendono. Specie se per hobby fanno i supereroi.

 

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