Quando Bobo disse addio a Berlinguer


bobo_cover_okUn popolo intero
trattiene il respiro
e fissa la bara
sotto al palco
e alla fotografia.
La città sembra un mare
di rosse bandiere
e di fiori
e di lacrime
e di addio.

Modena City Ramblers, I funerali di Berlinguer.

Io Enrico Berlinguer l’ho conosciuto così, partendo dalla fine. Da quel 13 giugno 1984, con due milioni di persone raccolte in piazza San Giovanni a Roma per l’ultimo saluto al segretario del “Partito Comunista più grande dell’Europa occidentale”. La canzone dei Modena City Ramblers ricordava i funerali di Berlinguer a dieci anni dalla sua scomparsa: ora di anni ne sono passati trenta, e tanti altri hanno voluto rendere omaggio a uno dei leader politici più amati della storia italiana.

Quando c'era BerlinguerLo ha fatto Walter Veltroni, con il film-documentario Quando c’era Berlinguer, uscito nelle sale italiane il 27 marzo scorso. E lo hanno fatto i ragazzi di enricoberlinguer.it, primo sito italiano dedicato al segretario comunista, con l’evento Ti voglio bene Enrico (11 giugno a Roma) e la ristampa del libro Casa per casa, strada per strada, curato dal fondatore Pierpaolo Farina e presentato in tutta Italia negli ultimi mesi.

Non poteva mancare, tra i tanti, il ricordo de L’Unità, storico quotidiano del Pci fondato da Antonio Gramsci nel 1924. Il giornale, attuale organo di stampa del Partito Democratico, ha voluto infatti festeggiare i propri novant’anni con un inserto di 96 pagine interamente dedicato a Berlinguer in edicola dal 3 giugno scorso. Il vignettista Sergio Staino, partecipando al ricordo del leader comunista insieme a numerose firme di prestigio, ha rievocato con un articolo la genesi del breve fumetto con cui aveva provato a raccontare, in quel 13 giugno 1984, i funerali di Berlinguer.

«Quando il direttore dell’Unità Macaluso, e il caporedattore Carlo Ricchini, mi proposero di disegnare quanto avevo visto, rimasi turbato», ricorda Staino. «Insistevano: “Devi farlo, Sergio”. Ma io ero divorato dai dubbi. Mi chiedevo: come faccio a raccontare questa commozione, questo dolore, questo gigantesco avvenimento che è uno spartiacque nella storia di un Paese? Amo le sfide ma mi sembrava una impresa impossibile».

BoboIl prescelto per il ruolo di protagonista della striscia è ovviamente Bobo, che già dal 1979 racconta le vicende della politica italiana dalle pagine di Linus prima e poi, appunto, dell’Unità. Ma Bobo è un personaggio satirico e dissacrante: come può raccontare adeguatamente i funerali di Berlinguer? «Fino ad allora avevo disegnato caricature, raccontato la politica in forma leggera e divertente, non avevo mai toccato la sofferenza», scrive ancora Staino.

«Fumetti dentro un funerale, il funerale di Berlinguer che tutta Italia aveva pianto. E poi ho provato a disegnare. E più disegnavo, più avevo la consapevolezza che dietro le mie figurine ci fossero persone vere ma rappresentate in una forma irreale che, in qualche modo, toglieva dosi di retorica al lutto. Il lettore lasciava le difese per aprirsi all’emozione». Ecco allora nascere, insieme all’emozione dell’autore, un fumetto straordinario per efficacia e semplicità.

Una striscia che riesce nel compito all’apparenza impossibile di trasporre su carta, in poche vignette, la commozione di un intero popolo. E lo fa sfruttando proprio quelle che sono le peculiarità comunicative del fumetto: semplicità, immediatezza espressiva, capacità di arrivare direttamente al pubblico tipica dell’arte popolare. Il tutto combinato con l’intuizione di «rappresentare Bobo come il militante dell’ala conservatrice, ortodossa del Pci che aveva testardamente contestato le scelte di Berlinguer quando era in vita».

Arrivederci, BerlinguerUn’idea che si rivela vincente perché in grado di rappresentare in poche battute la passione politica, il dibattito sulle idee, il confronto sulle visioni del mondo. E mentre il testo porta il lettore nella profondità delle riflessioni di Bobo, il disegno allarga il campo alle strade di Roma e a piazza San Giovanni gremita di persone. Il risultato è un armonioso contrasto tra l’atteggiamento impacciato di Bobo e la rispettosa tristezza degli altri, tra la solennità del momento e l’imbarazzo mimico e intellettuale del protagonista.

Quello di Staino non è l’unico fumetto dedicato all’addio di piazza San Giovanni: è uscito infatti lo scorso anno il graphic novel Arrivederci, Berlinguer, di Elettra Stamboulis e Gianluca Costantini (BeccoGiallo). A dimostrazione che la sincera commozione che ha accompagnato i funerali di Berlinguer è ancora viva tra chi è stato testimone, più o meno direttamente, dei momenti drammatici della sua scomparsa.

Casa per casa, strada per stradaE in tutto questo che fine hanno fatto le idee, i valori ai quali Enrico Berlinguer ha dedicato anche gli ultimi istanti della sua vita? Il film di Walter Veltroni, con tutti i limiti del messaggio cinematografico, rappresenta un ottimo punto di partenza per capire la visione politica del segretario comunista: una visione straordinariamente moderna e innovativa, costantemente in grado di rinnovare se stessa e per questo fraintesa da molti contemporanei.

Ma è grazie all’intensa attività del sito enricoberlinguer.it – e in particolare con il libro Casa per casa, strada per strada – che si entra davvero in contatto con le idee di Berlinguer, attraverso le parole dei suoi articoli, dei suoi discorsi, delle sue interviste. Una lettura che è a sua volta un punto di partenza: per capire il senso della vera politica e dare un nuovo significato al sogno della sinistra di un mondo più giusto e migliore.

Quando Bobo disse addio a Berlinguer

3 Comments

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  1. Luca Rasponi

    Dedicato a Grazia per l’esempio costante di integrità, coerenza, passione politica.
    E per avermi fatto conoscere il fumetto da cui è nato questo articolo 😉
    Grazie!

    • Anonimo

      tutto merito di Berlinguer per averci dimostrato che “si puo”, che la politica è la vita vissuta con onestà e motivazione e non un taxi che cambia colore a seconda dello smog… mia la fortuna di essere stata militante sotto la sua guida umana e morale

      • Luca Rasponi

        Vero. Per chi come me non ha vissuto l’epoca di Berlinguer, però, è altrettanto importante che qualcun altro sia riuscito a trasmettere concretamente il suo esempio, dimostrando che come “si poteva” allora, “si può” anche oggi. Con tanta fatica, ma si può.

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