Oni – La leggenda del dio del tuono – Una piccola fiaba con gran cuore


Oni: La leggenda del dio del tuono è una serie d’animazione di Netflix che a un primo sguardo unisce stop-motion e computer grafica.

Coproduzione Giappone-Usa, Oni ruota intorno a un villaggio sperduto sulle pendici di un monte, in cui convivono pacificamente spiriti di aspetto e talenti differenti. I ragazzini del villaggio vengono preparati fin da piccoli a fronteggiare una misteriosa minaccia, che si ripresenta regolarmente a ogni apparizione di una sanguigna luna piena: gli Oni, appunto.

La miniserie segue Onari – scalmanata ragazzina che deve convivere con il fatto che il suo talento speciale fatichi ad emergere – e il suo rapporto con un padre strampalato.

Naridon e Onari che suonano i tamburi della tempesta

Naridon e Onari che suonano i tamburi della tempesta (Credits: Netflix/Tonko House)

Suo padre Naridon infatti è un gigante “armato” di uno stravagante gonnellino tigrato e una folta chioma irsuta, da cui estrae saltuariamente gli oggetti più disparati.

Si esprime con un singolo “Gna” (come fosse una specie di Groot) che nella sua semplicità sembra sempre riuscire a trasmettere lo stato d’animo della mansueta creatura. Naridon infatti sembra sempre in pace con la natura che lo circonda. La sua massima aspirazione nella vita sembra quella di giocare, ballare, star dietro alle faccende di casa e accudire la figlioletta. Curiosamente, di tutte le creature del villaggio è l’unico che si esprime a onomatopee e non con un linguaggio intelligibile.

Cosa cambierà con il ritorno al villaggio del fratello Putaro, da tempo lontano? Cosa si nasconde oltre il ponte maledetto da cui arrivano regolarmente i misteriosi e temibili Oni?

La mini-serie Oni: La leggenda del dio del tuono come racconto di crescita

Inutile girarci attorno: Oni non mette in campo chissà che novità sul piano della storia o sui personaggi. Quello che fa, però lo fa molto bene. E le quattro puntate da 40 minuti circa scorrono via rapide e piacevoli.

L’usuale percorso di crescita e scoperta delle proprie capacità e talenti è raccontato con un tono agrodolce in bilico tra commedia e dramma. Un tono decisamente azzeccato, in grado di far appassionare ai protagonisti al loro modo di reagire alla minaccia degli Oni e ai loro rapporti famigliari.

Oni, cuccioli riuniti fuori scuola

Alcuni dei giovani spiriti del villaggio durante un giorno di lezione (Credits: Netflix/Tonko House)

Se dal punto di vista della trama la serie non è propriamente nuova nei temi, l’approccio visivo è tutto un altro discorso! Realizzata con la tecnica della stop-motion e fotografata con colori caldi e una consistenza dei materiali quasi palpabile, scopriamo con un occhio attento che… non è veramente in stop-motion!

La mini-serie Oni: La leggenda del dio del tuono e la ricercatezza tecnica

Da sempre appassionato sia di effetti visivi che della tecnica a passo uno, man mano che procedevo nella visione notavo che qualcosa non mi tornava. Seppur realizzata con un effetto “scattoso” tipico dell’animazione in stop-motion – e, a detta degli autori, che omaggiasse anche gli storici anime nipponici – la realizzazione di Oni è totalmente in computer-graphic.

Mi sono dovuto riguardare alcune scene e iniziare a cercare online i vari dietro le quinte per capire la portata di un lavoro simile, perché a uno primo sguardo la resa “plastica” era pazzesca e mi aveva ingannato!

Frame della mini-serie Netflix, Oni con i protagonisti Naridon e Onari seduti assieme

Naridon e Onari, i protagonisti, durante un momento di relax

Tutti i personaggi sono infatti realizzati con uno stile molto semplice a livello di character design, ma a livello di materiali presentano una concretezza e una consistenza come fossero effettivamente delle maquette vere e proprie. Una fotografia calda e concreta, tutto un comparto di effettistica perfettamente integrato con il look realistico rendono questo Oni un piccolo gioiellino di tecnica.

In mano a studi che sappiano ritagliarsi uno stile proprio e efficace, i risultati sono decisamente riusciti. Una visione obbligata per tutti gli appassionati delle potenzialità dell’animazione digitale!

A chi si rivolge questa serie?

Sicuramente il look sembrerebbe essere pensato per un pubblico di ragazzini, con i suoi pupazzoni con forme semplici e una consistenza come di peluche. Certamente però le tematiche narrate si prestano a essere apprezzate e vissute benissimo anche da un pubblico adulto!

Se il tema di fondo di crescita e il sottotesto ambientalista si sposano benissimo per una narrazione dedicata ai giovanissimi, alcune sfumature e chicche di sviluppo sembrano fatte apposta per chi ha qualche anno in più sulle spalle. Tutto il rapporto tra Naridon e il fratello ritrovato sembrano infatti spunti precisi per chi magari ha vissuto situazioni simili, fatte di relazioni conflittuali con parenti stretti e ombre e segreti sepolti nel proprio passato.

In Oni Putaro spiega a Onari il funzionamento del tamburo

Onari e lo zio Putaro, un altro personaggio fondamentale per lo sviluppo della serie. (Credits: Netflix/Tonko House)

Nuovamente, non si può non notare il ritorno di argomenti e sviluppi classici di un certo tipo di narrativa. Tuttavia, lo stile fiabesco e i personaggi tutti ben delineati, ricchi di sfumature e lati nascosti, elevano decisamente il risultato finale.

Man mano che procediamo nelle puntate, la trama prende forma e i rimandi a quei mondi fantastici creati da autori come Miyazaki diventano più evidenti. Oni però riesce abilmente a reggersi sulle sue gambe e a traghettarci verso un finale magari non troppo sorprendente, ma sicuramente dotato di un gran cuore.

Difficile, se si è arrivati fino alla fine, trattenere una mezza lacrimuccia.

Promosso senza riserve!

+ Non ci sono commenti

Aggiungi