Bros – La prima commedia romantica gay per adulti al cinema


Bros è la prima commedia romantica americana smaccatamente gay.

Non c’è timidezza, nel film di Nicholas Stoller e Billy Eichner: soltanto maschi omosessuali bianchi adulti alle prese con la vita e le relazioni umane. E un bel po’ di sarcasmo.

La trama di Bros

Bobby è un quarantenne gay newyorkese, famoso per un podcast senza peli sulla lingua. Sta cercando di dare un senso alla propria vita realizzando un museo di storia Lgbtq+. La sua vita amorosa, invece, stenta a decollare a causa del suo brutto carattere e della scarsa attitudine agli incontri online.

Billy Eichner, protagonista di Bros, in versione rainbow

Bobby (Billy Eichner) sul carro del pride in una scena di Bros (Credits: Universal pictures)

Quando una sera, in discoteca, rimane folgorato dalla vista dell’atletico Aaron, il loro primo approccio non si conclude affatto come avrebbe immaginato.

Il fatto è che nessun dei due uomini ha intenzione di rimanere coinvolto in una relazione amorosa, o piuttosto entrambi ne hanno una paura matta. Spesso infatti Bobby sembra rassegnarsi a voler stare solo, mentre Aaron si abbandona a incontri paradossali e sesso occasionale piuttosto che impegnarsi in un rapporto monogamo, con tutti i suoi alti e bassi.

Ma poi, complice il caso e l’affiatamento, l’attrazione tra i due va oltre gli infiniti tira e molla e diventa qualcosa di più. Anche se sono entrambi allergici all’espressione “per sempre”!

I pro di Bros

In tema di diritti, in alcune parti degli Stati Uniti sono talmente avanti rispetto all’Italia che, a livello di rappresentazione sullo schermo, guardando un film come Bros sembra di trovarsi di fronte alla fantascienza. Uno dei protagonisti a un certo punto esclama: “Ma ti ricordi gli etero?”, e tutti ridono!

A livello di comicità Bros è molto divertente. Alterna battute sarcastiche e sofisticate, specialmente quando il protagonista Bobby critica il mondo Lgbtq+ e la sua rappresentazione ormai troppo mainstream, a scene tragicomiche alla maniera dei film di Judd Apatow. Che non a caso è tra i produttori.

La locandina di Bros, divertente commedia romantica gay

La locandina di Bros (Credits: Universal pictures)

Provoca grasse risate specialmente quando prende in giro gli stereotipi del mondo gay, le app di incontri e la loro promiscuità, con tanto di paragone fuori luogo ma esilarante tra il film C’è posta per te con Meg Ryan e l’app Grindr.

Ma nonostante tutta la sua comicità trasgressiva, Bros si sposta inevitabilmente sul binario della commedia romantica convenzionale, quella degli opposti che si attraggono. Anche se Bobby e Aaron sono due uomini, sono comunque la classica coppia che parte male assortita e finisce per innamorarsi.

Come ogni commedia romantica americana, Bros centra l’obiettivo di ingraziarsi il pubblico con un facsimile edulcorato e appagante della vita reale. E alla fine una lacrimuccia la strappa, a chi sa identificarsi nei protagonisti.

Ma chi pagherà il biglietto per guardare Bros al cinema?

Il fatto che il film parli a un pubblico molto specifico rappresenta un grosso limite per la sua popolarità.

Mi sono posto il problema entrando al cinema e vedendo che in sala (durante la proiezione del sabato sera) oltre al mio sparuto gruppetto era presente soltanto un altro spettatore.

I protagonisti Bobby e Aaron in una scena conviviale di Bros

Billy Eichner e Luke MacFarlane in un’uscita di coppia (Credits: Universal pictures)

Viene quindi da chiedersi: ma agli etero può interessare un film come Bros? In quanti in Italia, per non parlare del clima politico che si è instaurato, usciranno di casa e pagheranno un costoso biglietto del multisala per vedere un’ora e mezza di gag sul mondo gay newyorkese?

Non mi stupirò affatto se avrà poca fortuna nel nostro Paese e finirà velocemente relegato in qualche servizio streaming. Tanto più che anche in patria ha fatto flop. Non per omofobia, quanto per essere un prodotto di nicchia camuffato da film mainstream.

Fa comunque piacere vedere storie d’amore omosessuale rappresentate con romanticismo e leggerezza pari a quelle con protagonisti Julia Roberts e George Clooney.

In bilico tra sofisticatezza e trivialità

Il problema di fondo di Bros è che non sa scegliere tra i due toni di comicità che propone.

Il personaggio omosessuale è al centro della trama, anziché essere soltanto un comprimario dalla battuta pronta. Però manca qualcosa, un po’ di trama in più, un prestigio. Qualche scena sembra buttata lì, solo per strappare una risata. Spesso volgare.

Il protagonista Billy Eichner, anche autore della sceneggiatura, dà vita a un personaggio petulante e cervellotico, difficile da amare appieno. Qualcosa nella sua parlantina inarrestabile ricorda Woody Allen. È decisamente più facile apprezzare il co-protagonista Luke MacFarlane, muscoloso e molto macho, con un viso che illumina il grande schermo.

Luke MacFarlane è Aaron in Bros

Luke MacFarlane nei panni sorridenti di Aaron nel film Bros (Credits: Universal pictures)

Sembra che la passione per le tematiche sociali del personaggio di Eichner, spesso acido e anche un po’ autolesionista, fatichi a stare al passo con la leggerezza – almeno iniziale – di quello di MacFarlane. Uno che, ad esempio, al primo appuntamento dichiara che il suo film preferito è Una notte da leoni.

Pur parlando di omosessualità, in Bros non è presente l’elemento drammatico: nessuno muore di Aids, non vi è traccia di bullismo, di violenza né di omofobia anche solo verbale. Il famoso trope bury your gays, quello per cui i personaggi queer finiscono per fare una fine tragica, qui non trova posto.

È una commedia per adulti che evita il politically correct. Dopotutto, per la versione da adolescenti carini e pulitini avevamo già avuto Tuo, Simon e il suo spin-off televisivo Love, Victor.

Pretesti e riferimenti

Bros prende in giro il modo in cui le multinazionali si appropriano dell’arcobaleno Lgbtq+, parodiando il canale Hallmark (qui Hallheart) che produce commedie natalizie queer per conquistare nuove fette di pubblico. In fondo, però, sfrutta proprio gli stessi cliché per strappare un paio di risate.

Intanto perché rappresenta soltanto i soli maschi gay cisgender. Tutte le altre categorie – come bisessuali, lesbiche, trans e non-binary – sono presenti sotto forma di macchiette, utili solo a confezionare spunti comici.

L’altro problema di Bros sono i riferimenti culturali troppo mirati, ristretti al solo mondo dello spettacolo a stelle e strisce. E non tutti, fuori dagli Usa, hanno tanta familiarità con la cultura del Saturday night live.

Sono presenti numerosi camei di volti del piccolo schermo, tra cui quello gustosissimo di Debra Messing che prende in giro sé stessa e il ruolo televisivo per cui sarà sempre riconosciuta.

L’attrice era infatti co-protagonista della serie tv pioniera Will & Grace, che all’inizio degli anni Duemila parlava già apertamente e in maniera leggerissima di relazioni romantiche gay. Forse Bros avrebbe potuto beneficiare di uno stile narrativo brillante e raffinato come quello di Will & Grace – ma certo – anche quello è stato già fatto.

Attendiamo quindi il prossimo passo dell’evoluzione, una commedia romantica Lgbtq+ ancora più alla portata di tutti!

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