Boris 4 – Un altro streaming è possibile? (recensione senza spoiler)


Quando è stato annunciato Boris 4, nuova stagione pensata direttamente per lo streaming della serie più cult d’Italia, ho avuto paura.

Paura perché la creatura del compianto Mattia Torre, di Luca Vendruscolo e di Giacomo Ciarrapico (tre stagioni da 14 episodi e un film) è un piccolo capolavoro. A suo modo – come Fantozzi o Aldo, Giovanni e Giacomo – ha cambiato molto il nostro punto di vista su certi fenomeni, e ha inciso tantissimo sul nostro linguaggio.

E rovinare tutto, a quel punto, diventa estremamente facile.

Boris 4 tra streaming, piattaforme e algoritmi

Per uno come me, insomma – che ha chiamato persino il proprio cane come l’inossidabile pesciolino rosso di René Ferretti – la visione si prospettava ricca di angoscia, con il profondo timore di ritrovarsi di fronte a un prodotto stanco, poco al passo con i tempi e molto deludente.

Per celebrare l'arrivo di Boris 4 in streaming, niente di meglio di una foto del mio, di Boris

Volendo celebrare l’arrivo di Boris 4 in streaming, niente di meglio di una foto del mio, di Boris. Per le immagini della serie c’è tempo, dai (Credits: Marco Frongia)

Un po’ come andare al cinema e pagare un biglietto per assistere a un film di poco più di mezzo minuto su alcune persone che escono da una fabbrica: rivoluzionario ed esaltante se lo guardi nel 1895, foriero di richieste di rimborso se è tutto quello che una nuova produzione sa proporre nel 2022.

Per fortuna, però, le cose sono andate molto bene.

Perché Boris 4 funziona

Nonostante l’inferno sia pieno di quarte stagioni (cit.), la visione di Boris 4 in streaming su Disney Plus è assolutamente doverosa.

La formula è stata svecchiata nei punti giusti e mantenuta intatta negli altri, ottenendo un mix che riesce ancora a essere caustico e spassoso nonostante gli 11 anni trascorsi dall’ultimo prodotto a tema.

I meriti vanno ricercati soprattutto nel passato della serie: da un lato, potendo in qualche modo vivere di rendita, Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo hanno avuto buon gioco a sfruttare il fanservice, esaltando lo spettatore fedele e coccolandolo con i vari cameo di alcuni dei personaggi più amati e tanti riferimenti, anche inaspettati.

Ma una costruzione solida come quella raggiunta da Boris negli anni ha anche un altro vantaggio, molto più importante: i personaggi che la popolano sono delle caricature davvero azzeccate, tanto da rendere sempre interessante vedere come si comportano quando qualcosa intorno a loro cambia. René, Arianna, Duccio, Biascica e tutti gli altri passano da un mondo in cui si perseguono pressappochismo e omologazione a un altro, più moderno, in cui gli obiettivi sono la qualità e… l’omologazione.

Ed è stupendo vedere come tutto questo impatti su di loro.

Tra realtà e finzione, dieci anni dopo

Il punto di forza di Boris è sempre stata la capacità di adattarsi al media di turno. Ogni volta, il fulcro di tutto diventava la metanarrativa, andando a comporre una serie sulla realizzazione di una fiction prima, e un film sulla realizzazione di un film poi.

Qui diventa (ovviamente) una serie in streaming sul making of di una serie su una piattaforma in stile Netflix.

E il bello è che Boris 4 trova sempre un ottimo modo di includere tutti gli elementi che certificano quanto tempo sia passato dall’ultima volta che abbiamo visto i protagonisti in azione. Compresi quei fattori che altro non sono che la vita che va a sovrapporsi alla serie.

Probabilmente avrete già capito a cosa mi riferisco, anche senza aver visto il primo episodio.

Perché vedere Boris 4 in streaming è cosa buona e giusta

Sono sollevato di poterlo dire: Boris 4 mi ha soddisfatto davvero tanto.

Arriva Boris 4 in streaming, e Disney plus non è già più lo stesso

Arriva Boris 4 in streaming, e Disney plus non è già più lo stesso (Credits: Star)

Forse è una mezza tacchetta sotto le sue incarnazioni precedenti (forse, eh), ma di sicuro non ha perso smalto. Boris 4 dimostra ancora una volta di essere un punto di vista intelligente e non manicheo sul mondo dell’intrattenimento. Il modo che ha di dipingere La Piattaforma (che prende il posto dell’altrettanto innominabile Rete delle stagioni precedenti) sa essere sferzante, ma senza sminuirne gli innegabili punti di forza – di cui però non manca di evidenziare i lati oscuri, ipocriti e privi di contenuti coraggiosi.

E, ovviamente, regala una marea di citazioni e tormentoni che non faticheranno a trovare posto accanto ai loro predecessori.

Lasciatevelo dire da me, che non sono un articolo: sono Favino. Quindici ore di trucco.

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