Nope – Il rapporto di amore/odio di Jordan Peele con gli effetti visivi


Nope, ultima fatica di Jordan Peele, ha il grandissimo pregio di citare tantissimi generi cinematografici diversi. Soprattutto, di prendere il meglio di essi e convertirlo per i suoi scopi.

Cita i western, gli horror e gli sci-fi del trentennio 70-90, ma soprattutto riesce a fare anche un’interessantissima critica sulla cultura moderna. Quella sub-cultura dello sguardo morboso, del trasformare qualsiasi avvenimento ci circondi in qualcosa che vada documentato per essere condiviso col mondo.

Ne parliamo oggi, con spoiler.

La (non) cultura dello sguardo in Nope

Siamo abituati che qualsiasi cosa ci accada attorno sia facilmente documentabile. Tutto è rivendibile ad una platea sconfinata che non vede l’ora di essere indignata, terrorizzata, incuriosita o affascinata.

In Nope è proprio l'atto di osservare che scatena la reazione dell'entità aliena (Universal)

In Nope è proprio l’atto di osservare che scatena la reazione dell’entità aliena (Credits: Universal)

Questa è la grande colonna portante di tutto il film, ma Peele ci costruisce attorno puro cinema di genere. Non si trattiene in vista di ipotetici sequel e usa tutte le armi a sua disposizione. Capisce benissimo quando assecondare le nostre aspettative, quando sovvertirle o quando giocarci sopra con risultati brillanti.

L’odio per la digitalizzazione in Nope

Se è vero che è un’entità a forma di disco volante quella che appare tra le nuvole sopra la fattoria dei nostri protagonisti, il film non è solo un classico sci-fi. Anzi!

Riesce a concedersi una trama parallela – come in Us! – in cui assistiamo alla strage perpetuata dalla scimmia protagonista in un programma televisivo. Questo frangente suggerisce che ci sia stato qualcosa (sovrannaturale?) che ha fatto impazzire l’animale, ma sostanzialmente il film vuole portarci in una direzione ben precisa. Ovvero verso la consapevolezza di come questa morbosa spettacolarizzazione della realtà sia, a tutti gli effetti, il problema stesso. Un interminabile circolo continuo di drammatiche cause-effetto.

I due protagonisti di Nope sul set di uno spot che dovrebbero girare

I due protagonisti di Nope sul set di uno spot che dovrebbero girare (Credits: Universal)

Secondo Jordan Peele sembra che sia la modernità a causare problemi. Sembra tuonare che solo un ritorno ai fasti della “semplicità” della pellicola possa scongiurare il suicidio contenutistico del cinema digitale. In realtà, oltre questa lettura più superficiale, c’è anche tutta la grottesca ironia di una serie di tragiche conseguenze, scatenate proprio dalla fame dei nostri protagonisti per il loro momento di gloria!

Vogliono diventare famosi filmando un’entità aliena, ma al contempo, con egoismo, ostacolano il diffondersi della notizia per non perdere l’esclusiva! Inevitabile che la cosa degeneri in un massacro indiscriminato.

Assolutamente notevole comunque come proprio questa caratterizzazione sia quella che ce li rende interessanti. Più sono umani i nostri protagonisti (nel senso più fallibile del termine), più avremo a cuore le loro sorti!

L’amore per gli effetti visivi di Jordan Peele

Jordan Peele ha la furbizia di non ricorrere a un film lento e verboso, fatto di spiegoni e filosofia spicciola. Gli riesce invece quella magia di costruire quel leggerissimo confine tra i film “alti” e la cinematografia cosiddetta di “serie B”. Un vero e proprio genere, così foriero di capolavori o piccole perle che annovera masterpiece del calibro di Lo squalo o Alien e scanzonati rollercoaster come Tremors o Dal tramonto all’alba.

Tutti film di idee e di soluzioni visive, pochi dialoghi (ma sopraffini!) e di tantissima maestranza negli effetti visivi per ricreare mondi o creature di fantasia.

Nope ci si butta a capofitto. Si ritaglia tantissime sequenze in grado di equilibrare perfettamente degli ottimi effetti digitali a soluzioni pratiche e trucchi cinematografici.

Momenti epici nello scontro diretto contro l'entità aliena (Universal)

Momenti epici nello scontro diretto contro l’entità aliena (Credits: Universal)

Si fregia di uno spettacolare character design per la creatura in Cgi, così come di trasformare il giorno in notte usando cineprese agli infrarossi, oppure suggerire la presenza dell’entità anche solo con suoni e allegorie innocue. Esempio lampante: un festone colorato che fa il verso ai bidoni galleggianti trascinati dallo squalo del capolavoro di Steven Spielberg.

Ecco quindi che al suo “odio” filologico per la modernizzazione del cinema e della morbosità dello sguardo affianca, invece, un implicito amore concreto: quello per tutto ciò che maestranze incredibilmente preparate riescono a permettergli di mettere in scena.

Vi siete accorti che il cielo è sempre sostituito digitalmente? Ogni cielo che vediamo in scena è stato filmato dal vero e ricreato successivamente nei minimi dettagli in digitale.

Ma il film trabocca di dettagli simili e di chicche da scovare. Buona fortuna nel perdervi a scrutare ogni centimetro dell’inquadratura!

Conclusioni

La commistione perfetta di tantissimi generi, la trama in crescendo, un casting azzeccatissimo e una componente visiva di assoluto livello rendono Nope il punto più interessante della carriera di Peele. Dopo l’esordio di Get Out e l’ottima seconda prova con Us, il regista si conferma una sicurezza e affina il suo stile e la portata delle sue aspirazioni.

Da cardiopalma lo showdown finale, che rimarca questo conflitto generazionale tra cinema moderno e passato usando un arsenale visivo pazzesco! Un mix di raffinata critica della società, brillanti soluzioni di messa in scena – la cinepresa nel film imbracciata come fosse una mitragliatrice a canne rotanti – e pure uno spunto ecologista veramente forte che non potrà non strapparvi un sorriso amaro.

Un film capace di un delicatissimo equilibrio tra cinema da pop-corn e feroce cinismo, uno in grado di parlare moltissime lingue e sempre giocando con elementi e sensazioni umane. Nope ci trascina dentro le vicende dei protagonisti e le loro peripezie, ma mantenendo costantemente ritmo e tensione.

Avercene di autori così poliedrici: Jordan Peele azzecca uno dei migliori horror/sci-fi degli ultimi anni!

Vi lasciamo con un interessantissimo backstage di Nope (in inglese!)

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