Prey – Una nativa americana contro Predator


Prey è il nuovo film della saga di Predator, sbarcato un po’ a sorpresa sulla piattaforma streaming Disney+ nel bel mezzo di una torrida estate. Quindi non stupitevi se non ne avete ancora sentito parlare a dovere.

Vediamo di che si tratta.

La trama di Prey

La giovane Naru vorrebbe diventare una grande cacciatrice, come suo fratello maggiore. Ma è femmina, è nata nel Settecento e fa parte di una tribù tradizionalmente patriarcale come i Comanche.

In compagnia del suo fedele cane Sarii, la protagonista si trova più a proprio agio nella foresta a cacciare lepri piuttosto che al proprio villaggio a fare i lavori da donna. Un giorno però vede uno strano bagliore nel cielo e poco dopo alcuni strani segnali che i suoi coetanei maschi, all’inseguimento di un leone di montagna, non hanno saputo interpretare.

In realtà un altro tipo di predatore è arrivato a cacciare bestie e umani: il famigerato e letale alieno umanoide alto due metri ed equipaggiato con armi tecnologiche, che abbiamo imparato a conoscere come Predator!

L’orrore è assicurato, insieme a un’avventura in stile survival che si rivela originale e avvincente.

Prey – Curiosità e numeri sul quinto film su Predator

Prey è il quinto film sugli alieni cacciatori interplanetari, a 35 anni esatti dall’originale Predator con protagonista Arnold Schwarzenegger. C’è poi stato un seguito urbano, in cui ne ha fatto le spese lo sbirro di Arma Letale Danny Glover, una specie di reboot con Adrien Brody nel 2010 – l’unico non ambientato sulla Terra – e infine una versione più comica e suburbana diretta da Shane Black nel 2018.

Prey è da considerarsi un prequel, essendo ambientato nel 1719, oltre che un film in costume d’epoca – i protagonisti fanno parte della tribù Comanche.

Prey, combattimento tra la protagonista e Predator

La giovane protagonista combatte il letale Predator (Credits: Disney+, 20th Century Studios)

La produttrice Jhane Myers, nelle cui vene scorre sangue indigeno, si è occupata di sviluppare l’insolita ma narrativamente geniale scelta di contrapporre una guerriera nativa americana al sanguinario cacciatore alieno. Ha impiegato un cast quasi interamente composto da discendenti di quei popoli e ricostruito il più fedelmente possibile luoghi, costumi e tradizioni della propria cultura d’origine.

Una piccola curiosità: su Disney+ si può selezionare anche la versione integralmente in lingua Comanche, girata in contemporanea a quella in inglese.

Tematiche, oltre l’azione

Prey è chiaramente un film d’azione a tinte horror (data la predilezione dei Predator per lo sbudellamento) ma si fa ricordare grazie alle tematiche storico-culturali che affronta durante le pause tra un massacro e l’altro.

La caccia è al centro della pellicola, ma il punto di vista è completamente ribaltato rispetto agli altri film della saga. Questo avviene grazie al personaggio principale, Naru, interpretata dalla venticinquenne Amber Midthunder – già vista nella serie tv Legion.

Un particolare del poster di Prey

Gli occhi di Naru (Amber Midthunder) nel poster di Prey (Credits: Disney+, 20th Century Studios)

Lei ha tutti contro: i maschi della tribù suoi coetanei, che la deridono; le altre donne, che la giudicano per la sua diversità di pensiero; la natura impietosa, sotto forma di orsi e leoni di montagna; e infine un mostro alieno con le treccine, alto due metri e spesso invisibile!
Sarebbe lei la “preda” del titolo. Ma la presunta debolezza di Naru è invece la sua forza, perché anche il Predator – figlio della visione machista degli anni Ottanta – tende a sottovalutarla e non la ritiene una minaccia.

A frapporsi tra la vita pacifica dei nativi americani, nelle rigogliose foreste dell’Alberta, e un cacciatore extraterrestre armato fino alle fauci, ci sono i contrabbandieri di pellicce francesi – anch’essi alieni invasori – a ricordarci che l’uomo bianco non rinuncia facilmente al ruolo di villain!

Sono infatti loro i responsabili di una delle scene più sanguinose del film.

Prey – Da preda a cacciatrice

La protagonista, che immaginava il rito di passaggio dei guerrieri Comanche leggermente diverso, si ritrova a difendere la propria esistenza non potendo contare né sui muscoli né sull’addestramento militare, bensì sulla propria intelligenza, istinto e spirito di adattamento. Gli unici veri alleati di Naru sono il fratello Taabe e soprattutto il fedele cane Sarii – per il cui ruolo di indispensabile supporto e mascotte, il regista si è ispirato al film di Mad Max, Interceptor – il guerriero della strada, con Mel Gibson.

Il messaggio femminista in Prey può essere ritenuto culturalmente anacronistico per il periodo in cui il film è ambientato, ma per il pubblico di oggi non risulta forzato.

Il minaccioso Predator in un poster alternativo di Prey

Il minaccioso Predator entra in campo nell’insolita ambientazione della nazione Comanche del 1700 (Credits: Disney+, 20th Century Studios)

La sorpresa, in un film il cui genere è normalmente carico di testosterone e di maschi bianchi statunitensi, è quindi un’eroina femmina e nativa americana. Una combinazione che farebbe venire un infarto a John Wayne, completa di una rappresentazione inaspettata e accurata della civiltà Comanche.

Prey, un film sottovalutato direttamente in streaming

Il regista Dan Trachtenberg è abituato a ottenere risultati sorprendenti con pochi mezzi a disposizione. Come ha già dimostrato col precedente film 10 Cloverfield Lane, che era un’astuta variazione sul tema del terrore in ambiente chiuso. Con Prey, invece, porta l’orrore in campo aperto, nelle buie notti delle foreste nordamericane, illuminate soltanto dalle fiaccole – e dal puntatore laser del Predator.

Non si capisce perché Disney, che possiede i diritti del franchise e della distribuzione globale del film, abbia optato per la sua uscita direttamente in streaming casalingo, in abbonamento, nel bel mezzo della stagione estiva.

Prey, che per le caratteristiche finora analizzate possiamo considerare il miglior seguito di Predator, avrebbe invece meritato di meglio. Non ci sarebbe dispiaciuto affatto guardarlo sullo schermo più grosso possibile, magari di un cinema all’aperto, per assaporarne appieno gli ambienti e – perché no – i brividi rinfrescanti!

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