
Pride Month 2022 – Qualche film e serie tv per parlare del mondo Lgbtq+
Pride Month 2022 – Qualche film e serie tv per parlare del mondo Lgbtq+ è scritto a quattro mani da Matteo Carloni e Sofia Smiderle.
Siamo nel pieno del mese del Pride! Come ogni anno, abbiamo pensato di proporvi qualche prodotto adatto all’occasione. Ecco quali sono le nostre proposte per celebrare la comunità Lgbtq+!
It’s a Sin – Aids e anni Ottanta raccontati da Russell T. Davies
Fra le serie tv e film a tema Lgbtq+ più potenti degli ultimi anni troviamo sicuramente It’s a Sin. La serie inglese creata da Russell T. Davies (Queer As Folk) racconta l’inizio dell’epidemia Aids che negli anni Ottanta ha sconvolto il mondo. Fra i protagonisti troviamo Olly Alexander, frontman della band Years & Years.
It’s a Sin racconta una parentesi complicata che ha coinvolto la comunità Lgbtq+ e non solo. Per certi versi è raccapricciante vedere come alcune dinamiche di discriminazione non siano per niente cambiate, nonostante siano passati più di quarant’anni. Il parallelismo con l’attuale pandemia è geniale, ricreando alcune dinamiche che tutti abbiamo vissuto in questi ultimi anni.

Il cast di It’s a Sin (Credit: Red Production Company)
La serie ha avuto un grande successo in Gran Bretagna, tanto che si è registrata un’impennata di test per l’Hiv. Un segno che bisogna ancora parlare del virus e della malattia, cercando di sensibilizzare anche le nuove generazioni. I momenti drammatici non mancano e mostrano la brutalità della malattia che è stata in grado di spezzare famiglie e amicizie, distruggendo anche la comunità queer.
It’s a Sin riesce a bilanciare con grande maestria momenti divertenti e di pura felicità con momenti molto più intensi e drammatici cadendo sempre in piedi. Inoltre dimostra quanto sia essenziale creare una comunità sicura, una famiglia che non giudica e che accetta le diversità dei vari componenti. Nessuno escluso.
Chiamami col tuo nome – Il film Lgbtq+ più rappresentativo degli ultimi tempi
Il film queer per eccellenza degli ultimi anni è sicuramente Call me by your name, o (se preferite) Chiamami col tuo nome. Adattamento del romanzo omonimo e diretto dal regista italiano Luca Guadagnino, il film ha contribuito a incoronare definitivamente Timothée Chalamet come uno degli attori di Hollywood più promettenti.
Siamo in Italia, ancora una volta negli anni Ottanta, e Elio è in vacanza con la sua famiglia in una splendida tenuta estiva nel nord Italia. L’arrivo di Oliver (interpretato da Armie Hammer) nella tenuta sconvolge profondamente Elio aprendo un vortice di passione e desiderio.
Chiamami col tuo nome racconta in maniera cristallina le emozioni e i pensieri che coinvolgono due persone quando si innamorano. Il corpo è il mezzo essenziale per manifestare questi sentimenti e Guadagnino lo sa bene.
L’influenza del cinema francese della Novelle Vague è evidente e ciò porta il film a un livello superiore, risalutando delicato e sensuale, mai volgare. Il tocco di grazia lo aggiunge Sufjan Stevens, con la sua meravigliosa colonna sonora che eleva ancora di più lo spirito del film.
In definitiva anche se non siete troppo portati a vedere storie queer sul grande o piccolo schermo, Call me by your name è un must watch.
Per una recensione più approfondita, ecco il parere di Alessio Ottonello dopo l’anteprima del film.
Our Flag Means Death – Storia d’amore e pirateria su Hbo Max
Tra tutte le uscite di quest’anno nulla mi ha colpito più di Our Flag Means Death, serie a tema piratesco creata da David Jenkins per Hbo Max. Basato su personaggi realmente esistiti nel mondo della pirateria, la serie segue Stede Bonnet – interpretato da Rhys Darby – un aristocratico che decide di abbandonare la sua famiglia per diventare un pirata.
Nei primi episodi vediamo la sua difficoltà nell’ottenere il rispetto della sua ciurma, la quale è destabilizzata dai suoi modi di fare eccentrici. La storia però cambia completamente rotta quando Stede incontra per la prima volta Barbanera – interpretato da Taika Waititi – e i due sembrano creare una connessione istantanea.

Taika Waititi e Rhys Darby interpretano i protagonisti di Our Flag Means Death (Credit: Hbo Max)
Il pubblico di Our Flag Means Death rimase quindi piacevolmente scioccato quando la serie si rivelò, più che una serie umoristica, una storia d’amore tra Stede Bonnet e Barbanera.
Our Flag Means Death è una delle prime volte che ho potuto guardare una serie e stranamente vedere la realtà del mondo queer che mi circondava rispecchiata al suo interno. Nella società di pirati ideata da David Jenkins, quando un tema queer viene affrontato – come nel caso del “coming out” di Jim, un pirata nonbinary interpretatə da Vico Ortiz – viene fatto con umorismo e consapevolezza, oppure, nel caso delle varie relazioni gay, il tutto viene trattato come la norma nella società dei pirati.
Credo che il successo a cui è arrivata una serie come Our Flag Means Death sia un buon presagio per la futura rappresentazione queer in televisione. Un successo che mostra come un progetto fatto con amore e vera dedizione nel raccontare una storia possa avere un impatto positivo sulla comunità Lgbtq+.
Everything everywhere all at once – Uno dei migliori film dell’anno (non solo Lgbtq+)
Everything everywhere all at once, film prodotto dallo studio A24 con regia di Daniel Kwan e Daniel Scheinert, è impossibile da descrivere. Il film offre un punto di vista unico sul concetto di multiverso seguendo la vita di Evelyn Quan Wang – abilmente interpretata da Michelle Yeoh.
In quest’opera possiamo confrontarci con una visione unica su cosa vuol dire essere umani e sull’importanza delle relazioni che ci circondano nella vita di tutti i giorni.

Il poster promozionale del film (Credit: A24)
Una delle diverse storie affrontate nel film è quella di Joy – la figlia di Evelyn, interpretata da Stephanie Hsu. All’inizio del film la madre non riesce ad accettare pianamente il fatto che Joy abbia una ragazza e questo causa molto velocemente l’isolamento della figlia dal resto della famiglia.
Everything everywhere all at once ci presenta una situazione familiare a molte persone queer – come non essere accettati dai propri genitori – e la mette in un contesto assurdo (nel vero senso della parola) per riuscire affrontarlo pienamente il tema.
Il risultato? Procioni parlanti, persone con hotdog al posto delle dita e… uno dei film migliori dell’anno.
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