Netflix tra livestreaming e pubblicità – Comincia una nuova era?


Netflix apre al livestreaming, ma non fará concorrenza a Twitch. Negli ultimi tempi infatti la piattaforma statunitense si trova nell’occhio del ciclone. Dopo aver minacciato piu volte di impedire la condivisione degli account, aumentare i costi degli abbonamenti e inserire la pubblicitá decide anche di aprire al livestreaming.

Cosa comporteranno queste novitá per noi abbonati? Facciamo chiarezza.

Il primo calo di abbonati di Netflix

Il primo trimestre del 2022 ha segnato il primo calo storico – dopo dieci anni – di abbonati di Netflix. Complice sicuramente il graduale ritorno alla normalità dopo la pandemia, lo scoppio della guerra in Ucraina e lo stop al mercato russo hanno comportato una perdita di 300mila unità oltre e ovviamente un sensibile calo in borsa, pari a un -35%.

Netflix livestreaming - Una nuova era per l'on demand?

(Credits: Pixabay)

Per il 2022 era infatti stimato un aumento degli abbonati di almeno due milioni e mezzo di unità, obiettivo che probabilmente non sarà raggiunto così facilmente – o tanto velocemente. Le cause, oltre a quelle citate sopra, sono anche da attribuirsi a fattori che hanno drogato il mercato negli ultimi tempi: primo fra tutti la pandemia, che ha costretto a casa molte persone che, com’era inevitabile, hanno divorato il catalogo della piattaforma.

L’aumento dei prezzi negli ultimi tempi ha causato anche un’emorragia di utenti in Stati Uniti e Canada. E la contemporanea crescita di altre piattaforme, come Amazon Prime o Disney+, ha rosicchiato un’ulteriore fetta di mercato.

Netflix e il livestreaming

Oltre a ciò, forse Netflix si è accorta che i suoi prodotti ultimamente lasciano molto a desiderare. Alcuni suoi originals hanno e stanno avendo un enorme successo. Ma in generale la sensazione è che ultimamente si sia perso lo smalto che rendeva un must have l’abbonamento alla piattaforma.

(Credits: Pixabay)

Ed è proprio notizia di questi giorni che Netflix stia aprendo al livestreaming, con vere e proprie dirette sulla piattaforma. Ma cosa vuol dire?

Chiariamo innanzitutto che non sarà un’alternativa a Twitch, ma limitata a una serie di spettacoli senza sceneggiatura o di stand-up comedy. Oppure sarà un’apertura a reality e programmi dove il telespettatore può votare da casa. O sarà anche un’occasione per riportare in auge festival di comicità che, anzichè essere mandati in onda registrati, saranno trasmessi da Netflix in livestreaming.

Una mossa sicuramente innovativa, ma ancora nella sua fase embrionale che potrebbe aprire nuovi ed interessanti scenari nel panorama dell’on demand (che dovrà anche cambiare nome… o no?)

Stop alla condivisione degli account e pubblicità

Notizia invece meno recente e che a cadenze regolari viene riportata dai siti di notizie è lo stop alla condivisione degli account. Quanti di voi condividono la password anche se non sono all’interno dello stesso nucleo famigliare? Beh, secondo Netflix almeno 100 milioni di utenti potenziali si nascondono tra gli utenti “a scrocco”. Ma quale soluzione adottare?

Inizialmente sembrava che Nteflix volesse imporre con la forza la condivisione degli account interrompendo la visione dei profili sospetti. Poi, negli ultimi tempi, ha cercato un approccio più morbido, facendo pagare qualcosa come 3 dollari per ogni utente aggiuntivo. Ma cosa succederà a genitori e figli che vivono in case separate? O altre situazioni in cui la condivisione dell’account è semplicemente una necessità?

netflix livestreaming - anche l'aumento dei prezzi e l'introduzione delle pubblicità saranno presto da noi

(Credits: Pixabay)

Abbastanza certo – molto più dell’apertura di Netflix al livestreaming – è la comparsa di un piano che comprende la pubblicità. Questa diventerebbe la soluzione che accontenterebbe tutti quelli che, non potendo più condividere l’account – sono costretti a farne uno nuovo e a spendere di più. Infatti il piano che comprende le pubblicità sarebbe più economico del piano classico standard.

Quando Netflix sbarcò in Italia, ci eravamo immaginati un addio alla pubblicità (pensate a quanto sono odiose quelle di Youtube), ma inevitabilmente sono quelle che alla fine portano soldi.

E ci dovremo rassegnare.

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