Raya e l’ultimo drago – Candidatura agli Oscar 2022 a parte, perché è passato così in sordina?


Raya e l’ultimo drago è uno dei titoli in orbita Disney candidato agli Oscar 2022 come Miglior film d’animazione. Eppure se n’è parlato veramente poco.

Di Encanto, a più di tre mesi dall’uscita, invece, si discute ancora. Merito della presenza di canzoni molto orecchiabili, forse, che rendono questo film ancora appetibile per svariate cover; ma non mancano i ridoppiaggi delle scene più divertenti e le analisi sulla mancanza di un vero villain all’interno della storia. Forse complice anche l’assenza di canzoni, Raya e l’ultimo drago è stato accolto invece quasi subito con un’alzata di spalle.

Meritata o meno? È quello che cercheremo di capire oggi. Senza spoiler.

Raya e l’ultimo drago e il teorema della carbonara

Se in tempi recenti ci siamo azzardati a trovare un parallelo tra cibo e serie tv, i lettori storici di Discorsivo potrebbero ricordare un paragone a sfondo culinario molto più antico: quello usato per mettere a confronto il Daredevil cinematografico e quello targato Netflix.

Sisu, il dragone di Raya e l'ultimo drago

Sisu, il dragone di Raya e l’ultimo drago (Credits: Disney)

Per Raya si può fare più o meno la stessa cosa. Immaginate che vi invitino a pranzo da qualche parte e non vi dicano cosa si mangia, ma solo che il menu comprende uova, pancetta, pecorino e pasta.

Vi sedete a tavola pieni di aspettative, ma anziché trovarvi di fronte un bel piattone di carbonara vi beccate uova sode senza sale, pancetta del discount, una busta di formaggio grattugiato e della pasta in bianco. Scotta.

Gli ingredienti sono gli stessi, ma scommettiamo che rimarreste delusi?

Raya e l’ultimo drago ricalca perfettamente il teorema della carbonara. Gli ingredienti sono dragoni millenari, una terra immaginaria dal sapore di sud-est asiatico, arti marziali, magia ed eserciti sul piede di guerra. E tutto questo c’è.

Però non viene sfruttato a dovere.

Un’occasione persa

Parliamoci chiaro: Raya e l’ultimo drago non è un brutto film. E probabilmente per un certo tipo di target potrebbe anche funzionare molto bene.

A patto che il suddetto target non abbia mai visto Avatar – La leggenda di Aang, Aladdin o qualunque storia in cui si debbano raccogliere i pezzi di un artefatto magico per evocare un qualche tipo potere magico. Come nel primo Dragon Ball, per esempio.

Raya, protagonista del film Disney

Raya, protagonista del film (Credits: Disney)

Di contro, le scene d’azione sono pregevolissime e la realizzazione delle ambientazioni, anche se per nulla originale, lascia a bocca aperta. Il finale poi è abbastanza toccante, anche se forse più per merito dell’espressività dei personaggi, delle splendide animazioni, dei colori brillanti e di una colonna sonora ben studiata. Punto di forza principale: una morale di fondo, molto esplicita, che mai come oggi si rivela attuale.

Peccato che il resto sia veramente poca cosa.

I punti deboli di Raya e l’ultimo drago

Se la storia non brilla per originalità (e la quest dei nostri protagonisti si rivela fin troppo facile da svolgere), il punto più debole in Raya e l’ultimo drago sono sicuramente i personaggi, tutti o quasi pieni di potenziale non sfruttato.

Alla fine della visione, ci si ricorda solo di Sisu, Raya e Namaari, ovvero gli unici che per design e approfondimento psicologico risultano più memorabili.

Namaari, forse il miglior personaggio di Raya e l'ultimo drago

Namaari, forse il miglior personaggio di Raya e l’ultimo drago (Credits: Disney)

Anche se Raya resta ugualmente una protagonista abbastanza anonima e Sisu a volte sembra un calco del Genio della lampada di Aladdin.

Di contro, più volte mi è venuto da pensare che se l’intera trama fosse stata raccontata dal punto di vista di Namaari sarebbe stato tutto molto più interessante. Il suo per quanto mi riguarda è il personaggio migliore di tutti, con motivazioni un filino più complesse degli altri e un tormento maggiore.

Niente di eccezionale, ma abbastanza curata da poter reggere l’intero film, se si fosse deciso di incentrarlo su di lei.

Raya e l’ultimo drago, in sintesi

Nonostante non sia troppo male, Raya e l’ultimo drago è probabilmente il film più insipido mai uscito da casa Disney negli ultimi anni. E aveva tutte le carte in regola per non esserlo.

Fin da subito mette in campo un’ambientazione poco originale ma promettente, fatta di Paesi diversi tra loro che si combattono, una gemma nascosta e un evento magico che 500 anni prima ha cambiato tutto. Veniamo subito sommersi da descrizioni, design e promesse che non andranno però da nessuna parte.

Ed è un peccato. Ci sarebbe un gran bisogno di un film capace di veicolare la morale di Raya e l’ultimo drago.

Soprattutto di questi tempi. E in particolare in questi giorni.

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