
Free guy – I tre livelli di Ryan Reynolds
Se guardando Free guy – adesso disponibile per tutti su Disney Plus – vi è tornato spesso in mente Ready Player One non è certo un caso: i due film condividono moltissimi temi, uno degli sceneggiatori (Zak Penn), parte del target e molte possibilità.
Si tratta perciò dell’ennesima copia che potremmo anche non vedere? Assolutamente no! In realtà Free guy è un ottimo prodotto su tre differenti livelli: il film in sé e il suo messaggio sociale, i richiami alla cultura dei gamer e Ryan Reynolds.
Free guy è un film interessante di per sé
Partiamo da questo presupposto: benché parli una lingua da gamer, Free guy è un film che può essere guardato anche da chi non ha mai giocato con alcuna console.
Un po’ come Lego movie, il protagonista del film. ovvero Guy – un Ryan Raynolds che dimostra sempre di più di calzare perfettamente i ruoli comici e dissacranti – è un personaggio del tutto ordinario che vive la sua vita esattamente nello stesso modo giorno per giorno.
Imbranato ed entusiasta in modo quasi fastidioso, Guy (che oltre a essere un nome significa anche semplicemente “Tizio”) vive a Free City, una città dove chi indossa gli occhiali da sole può fare praticamente qualunque cosa senza che nessuno gli dica nulla.
Nel momento in cui incontra Molotov Girl – una giovane Jodie Comer che vedremo a breve in The last duel di Ridley Scott – inizia ad acquisire un suo libero arbitrio, ruba un paio di occhiali da sole e inizia ad avere consapevolezza di sé e che il suo mondo non è ciò che aveva sempre pensato.

Guy vede per la prima volta il suo mondo con gli occhiali da sole dei “supereroi” (Credits: Disney)
Già, perché Guy è in realtà un Png – un personaggio non giocante – di Free City, ovvero un personaggio che si può trovare all’interno di un videogioco con il solo ruolo di riempire il gioco stesso, interagendo con l’avatar del giocatore o (più spesso) rimanendo solo sullo sfondo a far colore.
Anche i Png contano!
Nel mondo reale invece Molotov Girl è Millie, una programmatrice che sta cercando di trovare la prova che il creatore di Free City Antwan (Taika Waititi, che oltre ad essere un attore è il regista di Thor Ragnarok e Jojo rabbit) ha rubato e utilizzato il codice del suo gioco Life Itself. Anni prima, infatti, Millie ha creato, insieme all’amico Keys (Joe Keery, Stranger things) un videogioco in cui i personaggi riuscivano a modificare il proprio codice andando ad acquisire una loro consapevolezza.
A una trama semplice e sicuramente non innovativa si accompagna il tema della tecnologia e dei videogame moderni, che spesso si basano violenza gratuita. Proprio grazie al fatto che Guy acquisisce skill e sale di livello grazie a buone azioni, anche i giocatori iniziano a mettere in dubbio il fatto di dover usare la violenza per puro divertimento.

Buddy (Lil Rel Howery) e Guy (Ryan Reinolds) durante l’ennesima rapina in banca (Credit: Disney)
Anche i Png contano, e questo potrebbe portare il mondo reale a un nuovo modo di fruire i videogame.
Il target di Free guy – Un film dai richiami gamer alla grande famiglia di mamma Disney
All’inizio abbiamo paragonato Free guy a Ready player one, specificando che i due film condividono parte del target.
Mentre Ready player one – che era diretto da Steven Spielberg – puntava su un target tipicamente millennial, portando riferimenti della cultura pop anni Ottanta in un mondo futuristico, il film diretto da Shawn Levy si rivolge a un pubblico parzialmente diverso.
Innanzitutto molto più giovane, abituato allo stile di videogames di Fortnite, Gta e tutti gli altri. Ovviamente non è che Levy dimentichi del tutto i millennial – ricordiamo che è produttore esecutivo di Stranger things – anche perché anche la nostra generazione continua a fruire di videogame.
Il lessico del film è prettamente da gamer: i giocatori continuano a parlare con Guy chiedendogli di “togliersi la skin“, di “livellare“, di “kickarlo” o “killarlo“, termini che – se non siete gamer – spesso lasceranno confusi voi quanto Guy stesso.

Locandina del film Free Guy (Credits: Disney)
I richiami ai gamer e alla cultura pop attuali sono infiniti e, a differenza di Ready Player one, riescono a coinvolgere alcuni kolossal grazie al fatto che il film è prodotto dalla Disney.
Mentre infatti nel film di Ridley Scott la Disney aveva impedito di utilizzare alcuni riferimenti di sua proprietà, qui nessuno nega a Guy di difendersi grazie allo scudo di Capitan America, o di attaccare il nemico con una spada laser con tanto di colonna sonora al seguito.
Sfondare la quarta parete grazie a Ryan Reynolds
Siamo onesti: prima di Deadpool non erano in molti a sapere chi fosse Ryan Reinolds. Alcuni se lo ricordavano da Wolverine – Le origini o Green Lantern (anche se i più cercano comunque di scordarselo), altri dalla commedia romantica con Sandra Bullock Ricatto d’amore. Qualcuno potrebbe addirittura ricollegarlo all’ottimo Buried – Sepolto del 2010, primo – e forse unico film – in cui l’attore ha dimostrato di avere delle serie doti recitative che gli hanno permesso di reggere un intero film solo sulle proprie spalle.
Ma con l’arrivo di Deadpool Ryan Reynolds è riuscito a cucirsi addosso un personaggio che forse gli si cuce addosso quanto Tony Stark a Robert Downey Jr.
E, proprio come l’antieroe Marvel, Ryan Reynolds ha iniziato a sfondare di continuo la quarta parete – anche grazie all’acquisizione di Deadpool da parte di Disney – diventando egli stesso il vero prodotto del film.

Uno dei video divertenti di Deadpool in cui chiede scusa a Bechkam per quanto detto durante Deadpool (Credits: Disney)
Non è un caso, infatti, che uno dei primi investimenti di Reynolds dopo aver interpretato Deadpool sia stata la creazione di una casa pubblicitaria la Maximum Effort, che ha rivoluzionato il concetto di marketing cinematografico. A partire dal claim della società: “Realizzare film, serie tv, contenuti e cocktail per il divertimento personale della star di Hollywood Ryan Reynolds. Di tanto in tanto li rendiamo anche pubblici“.
Ryan Reynolds è riuscito con il tempo a creare un proprio personaggio (o forse è semplicemente uscito allo scoperto?) e a sfruttarlo per promuovere i propri prodotti.
Da 6 Underground a un certo scudo…
Vi ricordate il film 6 Underground di Michael Bay? Certo, se l’avete dimenticato forse c’è una ragione, però forse vi ricorderete uno dei video di promozione dove Ryan Raynolds ha usato la sua solita ironia per spingere i fan a guardarlo.
Sfruttando alcune delle sue amicizie tra le star hollywoodiane (primo tra tutti Hugh Jackman) ha creato pubblicità esilaranti e che colpiscono immediatamente.
Ma non solo utilizzando gli attori. La lungimiranza di Ryan Reynolds è stata quella di utilizzare anche i suoi personaggi al di fuori dei film. Ma a differenza di quanto fatto con Thor e Chris Hemsworth – che con una serie di video esilaranti sulla vita del dio norreno sulla Terra ha pubblicizzato i film Marvel – Reynolds ha capito di poter bucare la quarta parete e di creare un universo tutto suo.
Un esempio? Sempre grazie a quello che dicevamo prima – ovvero che Deadpool ora fa parte della Disney insieme alla Marvel – una delle pubblicità di lancio per Free guy è un video reaction in cui Deadpool e Korg di Thor Ragnarok commentano il trailer di Free Guy. Ah, e ricordiamo che Korg è interpretato sempre da Taika Waititi.
Non ci stupisce affatto, pertanto, vedere Chris Evans – l’attore che interpreta Steve “Captain America” Rogers – sputare il caffé sotto shock nel vedere nel suo smartphone la scena in cui Guy tira fuori lo scudo di Cap. Come se attori e alter ego cinematografici vivessero, in un certo senso, nello stesso mondo.
Free guy avrebbe avuto lo stesso successo senza Ryan Reynolds?
Forse sì. Come abbiamo detto più volte Free guy è un prodotto divertente e ben fatto al di là di tutto. Ma bisogna riconoscere che Ryan Reynolds è riuscito a creare aspettativa intorno al film, a portare ventata di aria fresca e a renderlo suo al cento per cento.
Se avete ancora qualche dubbio, andate a vederlo!
+ Non ci sono commenti
Aggiungi