Wonder Woman 1984 – Ve lo raccontiamo noi (insieme al perché è un sequel sprecato)


Prima dell’avvento di James Gunn e della sua nuova Suicide Squad, in parte oggetto di reboot, c’è un film dell’Universo Dc (un gigantesco blockbuster) che è stato crudelmente dato in pasto alla pandemia e al limitato servizio streaming Warner-HBO. Quel film è Wonder Woman 1984.

Per chi non ha tempo di vederlo, l’ha già visto o non teme spoiler, ecco cosa succede. Fino a un certo punto.

Cronaca di un disastro chiamato Wonder Woman 1984

Non ho amato nemmeno l’originale Wonder Woman uscito nel 2017, a essere sinceri: lo reputo una scopiazzatura mal riuscita di Captain America, senza alcun umorismo e con una coppia di protagonisti mal assortita.

Ma almeno la figura della sua eroina interpretata da Gal Gadot spiccava, ne usciva comunque fuori un personaggio dalla personalità forte. Qualcosa che Warner bros avrebbe potuto sfruttare per portare acqua al proprio mulino di supereroi stropicciati.

Quello che mi farebbe Wonder woman se leggesse il mio articolo!

Piano con le critiche, che poi Diana si arrabbia! (Credits: Warner bros.)

Invece, già nel controverso Justice league (un Avengers ciclostilato male al quale un nuovo director’s cut vorrebbe attribuire un’improbabile legittimazione a film d’autore) la figura dell’eroina amazzone era ridimensionata nei confronti dei colleghi maschi. Diana si ritagliava infatti alcune scene proprie, ma pur sempre di contorno.

Con il sequel Wonder Woman 1984 sembra proprio che la regista Patty Jenkins abbia dato per acquisito il successo della sua prima pellicola e semplicemente abbia rovinato tutto, volendo strafare.

La lunga sequenza iniziale – ambientata sull’isola delle Amazzoni durante l’infanzia di Diana con una sorta di olimpiade potenziata – è spettacolare, molto ben fatta.

Peccato però che poi partano i titoli di testa.

Il dipanarsi della trama di Wonder Woman 1984

Ritroviamo Diana Prince – a.k.a. Wonder Woman – nel bel mezzo dei ruggenti anni Ottanta, come se non fosse invecchiata di un giorno rispetto al 1918 in cui finiva il primo film.

Adesso lavora come esperta di archeologia al museo Smithsonian di Washington D.C. e nel tempo libero sgomina la criminalità a suon di calci sandalati e il dorato lazo della verità. I guai cominciano quando la sua nuova collega Barbara Minerva – con il suo tangibile senso d’inferiorità – si impossessa di una pietra che esaudisce i desideri (sic).

Ma non ci farà molto, a parte cederla immediatamente al tycoon del petrolio Maxwell Lord, in cambio di un paio di complimenti.

Wonder woman 1984: Dea incontra attrice comica fuori parte

Il classico incontro in cui alla tizia imbranata cadono i fogli che teneva in mano (Credits: Warner bros.)

In realtà l’uomo è solo un fallito che trascura il figlio e che tenta di rovesciare la sua cattiva sorte desiderando di diventare lui stesso l’amuleto che avvera i desideri di chiunque.

Nel frattempo Diana ha tanto desiderato di riavere al suo fianco l’amato pilota Steve Trevor, e lo ritrova in un modo che tenterò di spiegare nel dettaglio tra qualche paragrafo.

Ma ora basta parlare della trama

A questo punto continuare a parlare di cosa succede in Wonder Woman 1984 mi sembra fatica sprecata. Gli sviluppi di questo film sono talmente assurdi che bisogna vedere per credere.

Wonder Woman 1984 è un susseguirsi di scene così senza senso che è inspiegabile come abbiano fatto a passare dalla sceneggiatura alla costosa realtà di Hollywood senza che nessuno abbia posto dei limiti di decenza logica. Mi chiedo quale sia lo stato di salute dei produttori, giù alla vecchia Warner bros.

Un esempio lampante di brutta narrazione – sebbene esilarante – è la sequenza in cui Diana e Trevor devono volare da Washington al Cairo, e lo fanno rubando un caccia del 1984. Un velivolo che lui sa magicamente pilotare, nonostante sia perito nel 1918, e che può fare quella tratta in un’unica tirata intercontinentale senza dover fare rifornimento. E per di più lei rende l’aereo invisibile, che sparisce istantaneamente anche dai radar.

Pausa per smettere di ridere.

In definitiva, due ore e mezza di disastri e assurdità sono davvero troppi da sopportare e il messaggio finale sul potere della verità è davvero troppo blando e generico. E, soprattutto, non ha nulla a che vedere con ciò che abbiamo visto sullo schermo.

I personaggi principali

La studiosa Barbara Minerva interpretata da Kristen Wiig è l’ennesimo esempio di donna intelligente incompresa, goffa e invisibile agli altri.

Quella che però basta che si tolga gli occhiali, si acconci i capelli o – come in questo caso – impari a camminare sui tacchi, che capisce di essere una strafiga e nessuno la ferma più. Anzi: si monta la testa fino a diventare la cattiva di turno. Insomma, niente che non abbia già fatto egregiamente trent’anni fa Michelle Pfeiffer quando rubava  la scena in Batman – Il ritorno con la sua strepitosa Catwoman.

La Cheetah di Wonder woman 1984 sembra invece uscita dalla versione cinematografica di Cats.

Wonder woman 1984 può essere considerato uno spin-off di Cats? Miao!

Cheetah non vincerà contro Wonder woman, ma può sempre puntare al sequel di Cats… attenta Taylor Swift!

Pedro Pascal lascia momentaneamente il casco di The Mandalorian per il look da imbonitore senza scrupoli degli anni Ottanta – una specie di Donald Trump da fumetto, quindi come quello reale. Il suo è un falso milionario che però si impossessa di un oggetto magico per realizzare qualsiasi sua sfrenata pretesa. Il tutto senza il voto della Rust belt.

A mio parere è un peccato che due attori come Wiig e Pascal siano sprecati in ruoli mal scritti come quelli che interpretano qui. C’è da dire però che in questo film, semplicemente, non c’è nulla di ben scritto.

Perché Steve Trevor è ancora vivo (circa) in Wonder Woman 1984

A livello di cast e personaggi però, la cosa assolutamente più insensata è il come ritorna Steve Trevor, il grande amore di Wonder Woman scomparso alla fine della Prima guerra mondiale.

Diana è una dea senza età, ma è anche sola da circa sessantacinque anni, e desidera riavere Steve. Ma quando ci riesce grazie al potere della Pietra, non è che lui torna in vita, piuttosto è la sua essenza si impossessa di un tizio a caso che smette improvvisamente di esistere.

Diana però vede in lui lo Steve interpretato da Chris Pine, e così tutti noi seduti a vedere questa farsa di film.

E ci dobbiamo anche sorbire l’inevitabile sequenza in cui lui scopre tutte le meraviglie della modernità come gli abiti buffi, il marsupio, la breakdance e la metropolitana. Quest’ultima però è un’invenzione della fine del XIX secolo, ed è difficile che lo Steve originale, scomparso nel 1918, non ne fosse al corrente. Forse gli sceneggiatori di Wonder Woman 1984 non hanno avuto il tempo di cercarlo su Google.

Il problema più grande di questo film, in un'immagine

Quando gli occhi vedono ciò che il cuore vuol vedere, son pasticci: il ritorno di Steve Trevor (Credits: Warner bros.)

Quando i due amanti sono abbracciati tra le lenzuola, è difficile non pensare al fatto che si è fatta un tizio che non conosce, privo di sensi e rimodellato sulle fattezze di Chris Pine. Quanto a Diana stessa, la carismatica e statuaria protagonista sparisce nella recitazione di bassa qualità che offre durante le scene più drammatiche – o, meglio, stucchevoli.

Il deus ex machina in Wonder woman 1984

La pietra in grado di esaudire qualsiasi desiderio salta fuori dal nulla: era un oggetto di contrabbando all’interno di un centro commerciale (sic).

Ma la cosa ancora più assurda è ciò che ne fa il villain Maxwell Lord quando ne entra in possesso: ne prende il posto, gettando un effetto ulteriormente bizzarro e involontariamente comico sul suo personaggio e sull’intera vicenda. Perché chiunque vuole un desiderio esaudito deve toccarlo, e lui stesso va porta a porta da emiri e presidenti per alimentare la loro (e la sua) brama di potere.

In un’escalation di scene di massa che il personale di studio deve aver spiegato alle comparse più o meno così: “Agitati e urla scompostamente per strada come se sapessi che un olocausto nucleare incombe da un momento all’altro, ma anche che nel frattempo un tizio alla tv fa apparire ciò che dici ad alta voce”.

Il period drama

Anni Ottanta talmente stereotipati, colorati e luccicanti da risultare fastidiosi per gli occhi, nonché assolutamente fasulli.

Non bastano accesissimi colori pastello, vestiti sgargianti con spalline e doppiopetti, nonché centri commerciali americani pieni di videogiochi da sala per rendere credibile la rappresentazione di un’era.

Solo per le tue retine: l'abbagliante poster di Wonder woman 1984

Solo per le tue retine: l’abbagliante poster di Wonder Woman 1984 (Credits: Warner bros.)

Forse la produzione di Wonder Woman 1984 ha scelto quel periodo per la sua riconosciuta superficialità, l’avidità del “tutto e subito” della dottrina reaganiana.

Ma, diciamocelo: questo filmetto pretestuoso avrebbe potuto essere ambientato anche ai giorni nostri e non sarebbe cambiato nulla.

Gli effetti speciali di Wonder Woman 1984

Nemmeno nel primo Wonder Woman gli effetti speciali in computer grafica sfuggivano a quell’effetto “sembra realizzato in fretta” che affligge la post-produzione di molti film. Ciononostante, il duello tra l’eroina e la donna ghepardo/animalier raggiunge i fasti della grafica della Playstation 2 di una ventina di anni fa.

La lotta finale tra Diana “cavaliere d’oro” e un’improvvisata Cheetah è stata girata come climax dell’intera vicenda. Anche perché le scene d’azione che mettono in risalto le abilità della nostra eroina, a ‘sto giro, si contano sulla punta delle dita di una mano.

Dimenticavo però la sequenza in cui Wonder Woman si rende improvvisamente conto di saper volare o quando si lancia in una corsa in slow-motion tanto artefatta che nemmeno nei telefilm degli anni Ottanta. Ma probabilmente dovremmo considerarlo un omaggio allo stile di allora.

Un sequel bizzarro a partire dai calzari!

Nell’immagine: Wonder woman alle prese con le critiche a questo sequel (Credits: Warner bros)

A proposito della capacità di volare: se impara a farlo nell’84, allora come mai Wonder Woman non vola né in Batman V Superman, né in Justice league che sono ambientati in seguito?

In conclusione

Vi ho dato cinque macroragioni per le quali Wonder Woman 1984 è un brutto film, un sequel buttato lì che nulla aggiunge a un primo capitolo già parecchio pasticciato.

Sappiamo già che lo strazio non finirà qui: la regista Patty Jenkins ha ricevuto il compito di dirigere una terza pellicola con protagonista la principessa amazzone, stavolta in un’avventura ambientata ai giorni nostri.

Dobbiamo sperare che al terzo tentativo realizzi un film più concreto, oppure ci divertiamo talmente a prendere in giro i film dell’universo Dc che tifiamo ancora per il senso del ridicolo?

Sarebbe uno sbeffeggio col pilota automatico, se Jenkins non stesse attualmente girando un film della galassia di Star Wars intitolato Rogue squadron!

Cara Patty, non deluderci (di nuovo)!

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