
Costruire una buona inquadratura – Come indirizzare lo sguardo dello spettatore
Nello scorso articolo abbiamo parlato di come si costruisce una buona inquadratura grazie ad alcune regole geometriche. L’uso della prospettiva centrale, la regola dei terzi, la disposizione al centro. Spesso queste metodologie sono anche la cifra stilistica di alcuni registi.
Ma esistono anche altri accorgimenti che contribuiscono a “far entrare” lo sguardo dello spettatore dentro all’immagine. Piccoli trucchi che guidano l’occhio verso il punto che il regista ci vuole fare vedere.
Vediamoli.
La diagonale nell’inquadratura – Dinamismo e inquietudine
Se nell’articolo precedente le regole di composizione erano perlopiù statiche e basate su linee orizzontali e verticali, in questo analizzeremo il ruolo che giocano le diagonali all’interno di una inquadratura.

L’affondamento del Titanic è un classico esempio di diagonale nel fotogramma (Credits: 20th Century Fox – elaborazione grafica dell’autore)
Pensate a una foto del mare con l’orizzonte ruotato di qualche grado. Cosa vi comunica?
Sicuramente, rispetto a a un orizzonte perfettamente in bolla, l’immagine è più dinamica. Ma anche disturbante. Questo perché il nostro cervello interpreta le linee tendenti verso il basso come un qualcosa che precipita a causa della gravità. Ecco allora che le diagonali nei fotogrammi comunicano movimento, velocità, dinamismo.
Ma, come accennato, alcune volte le diagonali vengono utilizzate per creare inquietudine.
Analizziamo questo fotogramma tratto dalla scena finale di Minority Report.

La scena finale di Minority report mostra tutta la tensione generata da un fascio di luce in diagonale (Credits: 20th Century Fox)
Dalla finestra a sinistra esce un fascio di luce che crea la diagonale principale del fotogramma. Poi entra in gioco l’ombra dell’antagonista, che minacciosamente si dirige verso il suo avversario. In questo modo siamo quasi forzati a seguire questa diagonale fino all’angolo in basso a destra, dove il protagonista è quasi esclusivamente in ombra.
Pistole, sguardi e coltelli – Il vettore nel fotogramma
Ogni immagine ha un suo punto d’ingresso. Come nella pittura, in cui l’artista ci indica esplicitamente o implicitamente da dove cominciare a guardare (e fino a dove arrivare) anche i registi si comportano allo stesso modo.
Ma come si creano questi “punti di ingresso” nell’inquadratura?
Se nei dipinti questo ruolo è spesso ricoperto dalle mani – e dalle dita che indicano qualcosa – o nelle nature morte da alcuni oggetti, come dei coltelli sapientemente posizionati, nel cinema questo posto è preso ad esempio dalle armi.
Ogni volta che viene puntata una pistola si crea un vettore che ci fa entrare nel fotogramma.

Harley Quinn nel film Birds of prey sta per sparare e il suo fucile diventa il punto di ingresso nel fotogramma (Credits: Warner Bros)
Meno esplicito, ma sempre con lo stesso effetto, è l’utilizzo dello sguardo.
Questi possono essere come frecce scoccate nello spazio di un fotogramma e servono a creare, similmente a una diagonale, la dinamica dell’inquadratura dirigendo l’occhio dello spettatore verso un punto ben preciso. Il fotogramma sarà così ben caratterizzato senza rimanere vuoto o senza una direzione precisa.
Il repoussoir – Un modo per spingere lo sguardo
L’architettura di un teatro è fatta in modo da far convergere gli sguardi degli spettatori verso la scena. Le quinte, il fondale, il palcoscenico stesso che è leggermente inclinato, hanno la funzione di creare un centro “gravitazionale”.
Guardiamo insieme questo fotogramma, la scena finale di Via col vento.

Rossella O’Hara nella scena finale di Via col vento (Credits: Mgm)
Rossella osserva i suoi possedimenti, la silhouette è inquadrata dalla sagoma dell’albero a sinistra, la casa sullo sfondo chiude la composizione.
Proviamo adesso a togliere l’albero in primo piano.

Elaborazione grafica dell’autore
L’inquadratura perde immediatamente di profondità. Lo sguardo vaga all’interno dell´immagine senza un preciso punto d’appoggio. La casa di Rossella sullo sfondo si perde completamente.
Quello che abbiamo appena visto si chiama repoussoir, che in francese significa propriamente “respingimento”. Questo stratagemma prese piede nella pittura barocca, dove si usavano elementi, anche di grandi dimensioni, posti in primo piano per dare più profondità al quadro.
Ma non crediate che non sia usato ancora oggi nel cinema moderno.

Il repoussoir in una delle scene di House of Gucci (Credits: Mgm – elaborazione grafica dell’autore)
Il repoussoir è presente anche nel trailer dell’ultima fatica di Ridley Scott, House of Gucci. In questo caso sono le persone sedute in primo piano al bar sulla sinistra, non sono messe a fuoco, a dare profondità al fotogramma. Pur essendo così in primo piano quasi non li si nota perché spingono l´occhio verso il portone a destra dal quale esce Lady Gaga – nel ruolo di Patrizia Reggiani.
Dopo questi due articoli sono sicuro che guarderete con un occhio diverso il prossimo film o la prossima serie tv, avendo dalla vostra un’infarinatura di queste tecniche cinematografiche – e pittoriche.
Sperando di esservi stati utili, non resta che augurarvi una buona visione!
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