Come costruire una buona inquadratura – Lo stile registico attraverso l’occhio della telecamera


Imparare come costruire un’inquadratura vuol dire soprattutto selezionare. Ogni regista sceglie con cura ogni elemento che andrà a comporre una buona inquadratura. Tramite questo processo si uò comunicare un messaggio, dare un tono e uno stile al film, si può emozionare e si può spaventare.

È stato con l’avvento degli strumenti ottici che nasce l’inquadratura come la intendiamo oggi. Un modo completamente diverso di rappresentare la realtà rispetto alla pittura o al disegno. Se nel secondo caso si costruisce un’immagine della realtà e si può decidere quali gli elementi vadano disegnati e quali no, con una camera si inquadra un pezzo di realtà. Si è più attenti all’effetto d’insieme, bisogna decidere cosa lasciare dentro e cosa tagliare fuori. Diventa un lavoro di selezione e composizione.

In questo articolo analizzeremo quali sono le costruzioni geometriche ricorrenti nelle inquadrature e scopriremo insieme anche i messaggi che vi si celano dietro. Vedremo chi predilige immagini costruite sul centro, chi usa la regola dei terzi, chi una le diagonali per dirigere lo sguardo dello spettatore verso un punto ben preciso e chi le usa tutte insieme in base alle esigenze. E spesso di come la cifra stilistica del regista sia proprio un tipo di inquadratura.

Al centro – Come costruire un’inquadratura

Wes Anderson è uno dei registi che cura così meticolosamente l’estetica dell’immagine da aver creato un vero e proprio stile e lo ha reso uno dei più amati del nostro tempo.

Anderson predilige soprattutto le inquadrature dove gli elementi più importanti sono al centro delle stesse.

Inquadratura - The French Dispatch, di Wes Anderson

Una delle inquadrature del nuovo film di Wes Anderson, The french dispatch. Vedete come Bill Murray sia esattamente al centro dell’inquadratura (Credits: Fox – Elaborazione grafica dell’autore)

Una scelta abbastanza inusuale perché è difficile “riempire” il resto dell’inquadratura quando l’elemento principale è al centro della stessa. Può capitare che lo sguardo divaghi verso il bordo dell’immagine, che deve essere altrettanto ben curato. In effetti a oggi la stragrande maggioranza delle inquadrature del cinema sono per lo più asimmetriche – ma lo vedremo più avanti.

Una inquadratura basata sul centro pone protagonisti, elementi importanti (o che devono risaltare) all’incrocio tra le due diagonali. Scegliere di porre un elemento al centro è un’azione ben precisa.

Inquadratura - The grand Budapest hotel

Un altro esempio da The grand Budapest hotel di Wes Anderson (Credits: Fox – Elaborazione grafica dell’autore)

Comunica un senso di calma, di solidità, di stasi, come vediamo dall’esempio qui sopra tratto da The grand Budapest hotel. Il messaggio di questo tipo di composizione è compiutezza e solennità, nonché la necessità di sottrarsi a un apparente disordine.

 

La prospettiva centrale: una scelta insolita

I greci lo sapevano bene: l’occhio umano tende a percepire le geometrie perfette come non regolari. Nella costruzione del Partenone sono state apportate delle correzioni come il basamento leggermente ricurvo verso l’alto o il leggero rigonfiamento delle colonne per evitare illusioni ottiche.

Anche nella grafica si parla spesso di correzioni ottiche: la distanza tra le lettere, ad esempio viene spesso corretta. Il kerning, in italiano crenatura, riduce lo spazio tra coppie specifiche di lettere quando sembrerebbe sensato che siano tutti equidistanti tra loro. Ma ogni carattere tipografico ha un “peso” ben diverso e necessita, vicino ad altri specifici caratteri, di una distanza corretta.

The shining

Una delle scene iconiche di Shining. Qui la prospettiva centrale è usata in maniera estraniante (Credits: Warner Bros. – Elaborazione grafica dell’autore)

Quando Stanley Kubrick gira Shining decide di adottare inquadrature basate su di una perfetta prospettiva centrale.

Nei momenti in cui Danny percorre il corridoio dell’hotel con il suo triciclo, la camera è posta all’altezza dei suoi occhi e sempre in prospettiva centrale. L’occhio dello spettatore viene così forzato a guardare verso il punto di fuga, svelando poco a poco il labirinto e il suo macabro segreto di sangue.

Ma perché proprio questa specifica scelta?

Il segreto è ingannare l’occhio umano

L’occhio umano non è fatto per vedere la realtà tramite una prospettiva perfettamente centrale (possibile invece guardando con un occhio solo).

La teorizzazione del disegno in prospettiva – ad opera di Leon Battista Alberti circa a metà del Quattrocento – ha dato risposta al bisogno di dover rappresentare la realtà su di un supporto bidimensionale. Ma si è dovuto astrarre dal naturale modo di vedere dell’uomo.

L’eccesso di simmetria di questo metodo porta quindi spesso a un effetto irreale, artefatto, costruito. Ma anche ipnotico.

inquadratura - Full Metal Jacket

In Full Metal Jacket la prospettiva centrale è una critica alla guerra in Vietnam (Credits: Warner Bros. – Elaborazione grafica dell’autore)

Se in Shining questa inquadratura serve per poter mischiare il reale con un mondo trascendente, in Full Metal Jacket è invece un modo di criticare la guerra.

Stanley Kubrick la vede come una cosa fuori da ogni logica, degenerata. Ma, purtroppo, molto reale.

 

La regola dei terzi: come costruire un’inquadratura classica

La regola dei terzi venne codificata per la prima volta in un manuale scritto da Thomas Smith nel 1797: Remarks on rural scenery. Qui viene affrontato il dilemma di dove vada posto l’orizzonte.

Smith affermava che in un buon quadro l’orizzonte è bene che sia sempre a un terzo, oppure a due terzi.

inquadratura del cinema - Dark

Dalla serie Dark, un tipico esempio di regola dei terzi. La fermata del bus, anche se decentrata, è la protagonista dell’inquadratura (Credits: Netflix – Elaborazione grafica dell’autore)

Il successo di questa regola è dovuto anche al nuovo tipo pubblico che nel Settecento si interessa di disegno e acquarello: un pubblico di amatori.

La regola è così rassicurante e permette generalmente una buona composizione, tant’è vero che si trova ancor oggi in ogni manuale di fotografia che spieghi come costruire un’inquadratura.

 

L’inquadratura nel cinema: il ruolo del Cinemascope

Nel cinema la questione di come costruire un’inquadratura si è posta anche con i nuovi formati per le pellicole nati tra gli anni Cinquanta e Settanta. Con la comparsa del Cinemascope infatti si ha un formato orizzontale molto esteso e si comincia a pensare come inquadrare correttamente i personaggi.

Se nei formati precedenti – più piccoli – erano preferite le inquadrature centrali, con i nuovi si scoprì che decentrare rendeva la composizione più equilibrata. Le scenografie cominciano ad avere una parte predominante nelle inquadrature e c’è spazio anche per un interlocutore che si alterna lo spazio destro o sinistro del fotogramma, creando un “discorso” anche visivo con il protagonista, come nell’esempio qui sotto tratto da The Crown.

The Crown

Uno degli incontri settimanali tra la regina e l’ex primo ministro Margareth Tatcher in una scena di The Crown. Con la regola dei terzi il dialogo tra i due personaggi è anche visivo. (Credits: Netflix. – Elaborazione grafica dell’autore) 

Volendo, potete esercitarvi nel riconoscere i vari tipi di inquadrature utilizzati nel cinema e in televisione. Noterete quanto spesso tornano queste costruzioni in ogni inquadratura!

Nel prossimo articolo, scopriremo insieme altre tre interessanti stratagemmi usati dai registi per farvi entrare nell’inquadratura.

Buona visione!

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