Luca, l’ultimo film Pixar – Com’è, e perché è una splendida allegoria Lgbtq+


Finalmente possiamo parlare di Luca, film Pixar molto, molto atteso e ambientato interamente in Liguria. Recensione per chi ha fretta: ci è piaciuto? Sì, molto. È un capolavoro? No, non proprio. Davvero c’è una tematica Lgbtq+ di fondo, a guardare bene? Eccome.

Per chi ha meno fretta, e che soprattutto ha già visto il film, venite con me.

Ci saranno spoiler.

Con Luca, Pixar ed Enrico Casarosa ci portano in Liguria

Uscito venerdì scorso su Disney Plus, Luca è un film Pixar dall’animo molto italiano. Non solo perché è ambientato evidentemente in un punto immaginario delle Cinque terre, ma anche perché a dirigerlo c’è il genovese Enrico Casarosa.

Giulia, Luca e Alberto in una scena di Luca della Pixar

Giulia, Luca e Alberto in una scena di Luca della Pixar, che secondo noi tratta temi Lgbtq+ a modo suo. Vediamo perché (Credits: Pixar)

Il nome non vi sarà del tutto nuovo: una decina di anni fa conquistò una nomination agli Oscar grazie a La luna, il cortometraggio Pixar che precedeva The Brave – Ribelle. E che in neanche dieci minuti lo surclassava in quanto a bellezza.

Anche qui abbiamo il mare, gli astri, pescatori baffuti e bambini dagli occhi enormi, ma le similitudini si fermano a questo.

Il Luca della Pixar tratta temi molto diversi, tra cui quell’allegoria Lgbtq+ menzionata all’inizio dell’articolo.

La trama di Luca, ultimo film Pixar

La creatura degli abissi Luca Paguro è un pastorello che conduce ogni giorno il suo gregge di pesciolini al pascolo. Ma non gli basta: come la sua quasi collega Ariel di La sirenetta, sogna di esplorare il mondo fuori dalle onde. Ma ne ha anche tanta paura, perché la sua famiglia non vuole che esca dalle profondità del mare.

Un giorno – complice Alberto Scorfano, un suo simile che invece vive principalmente sulla terraferma – si decide a uscire dall’acqua, assumendo sembianze umane e provando a vivere come un bambino della superficie.

Dovrà vedersela con la sua famiglia, che prova a riportarlo al sicuro, e la società degli umani, che non si è mai chiesta se i mostri marini siano davvero pericolosi ma è sempre pronta a ucciderli a vista.

Enrico Casarosa, la Pixar e Hayao Miyazaki

Luca fa veramente venire voglia di Liguria, non c’è niente da fare. Si sente profumo di salsedine, di pioggia sulle stradine fatte di ciottoli e ciuffi d’erba, e di un bel piatto di trenette al pesto.

Non è un capolavoro, purtroppo. È un film molto, molto carino, ma Pixar ci ha abituato a prodotti parecchio più profondi. Per Luca si può fare un discorso simile a quanto fatto per Soul, che però resta un passetto avanti rispetto all’opera di Enrico Casarosa.

Tuttavia, questo Luca della Pixar ha un carattere pazzesco, e i suoi personaggi sono tutti memorabili e carismatici. È un filmetto, insomma, ma davvero irrestistibile.

Luca e Alberto insieme alla loro Vespa in Luca della Pixar, che secondo noi tratta anche temi Lgbtq+

Luca e Alberto insieme alla loro Vespa autoprodotta (Credits: Pixar)

C’è un qualcosa, durante tutta la visione del film, che richiama in qualche modo i film dello Studio Ghibli. Sarà che Portorosso, il paesino immaginario in cui è ambientato Luca, non è solo la fusione dei nomi di Portofino e Monterosso al mare, ma ricorda anche tantissimo, come suono, un altro film straniero ambientato in Italia: Porco Rosso, di Hayao Miyazaki.

Lo stesso design dei protagonisti, non appena li vediamo nei bozzetti che fanno capolino dai titoli di coda, somiglia tanto a personaggi creati dal maestro giapponese, per tratti ed energia.

Ma cosa c’entra Luca con i temi Lgbtq+?

Non sembri una forzatura: nelle tematiche di fondo di Luca si possono celare tante interpretazioni. Spesso può capitare di nascondere qualcosa su di noi a qualcuno per paura di non essere accettati, ed è sicuramente questo uno dei temi portanti del film, unito all’altra faccia della medaglia: quanto il pregiudizio e l’intolleranza possono rendere la vita ingiustamente difficile a una minoranza.

Eppure sono certo che il tema Lgbtq+ sia quello che calza meglio con l’ovvia allegoria che il film Pixar propone.

I protagonisti sono tutti troppo giovani per avere degli impulsi sessuali – li avranno certamente di lì a poco, ma non arriviamo a vedere questo momento. Per cui diventano perfetti per parlare in linea generale di qualunque tipo di sessualità, ma in particolare di quella che esula da un contesto etero.

Le vicende che attraversano Luca e Alberto a Portorosso sono una perfetta allegoria di quello che vive chiunque, in un contesto di intolleranza, sia omosessuale, bisessuale o transgender.

Vediamo perché.

I motivi per cui Luca della Pixar parla di sessualità

Per spiegare perché Luca della Pixar parla di temi Lgbtq+, partiamo dall’inizio: c’è una scena in cui il nostro protagonista tenta di mettere la testa fuori dall’acqua, perché quello è ciò che gli suggerisce la sua natura. Ha uno spirito diverso dalla società in cui è cresciuto, ma al tempo stesso ha paura di accettare questa sua pulsione.

Luca in versione mostro marino, allegoria di tematiche Lgtbq+

Luca in versione mostro marino, che per noi è un modo che la Pixar ha usato per trattare la tematica Lgbtq+ (Credits: Pixar)

Ci riesce solo perché conosce qualcuno come lui: Alberto. Alberto non ne sa tanto più di Luca su come sia la vita che cercano entrambi, ma Luca questo non lo sa. E tanto basta per provare impacciatamente a vivere in quel modo, capendo che tutto sommato si può fare.

Il problema sorge quando scoprono che il mondo fuori, quelli come loro, li discrimina, li intrappola, li uccide. E allora diventa una ricerca della “normalità” apparente agli occhi di tutti, accompagnata da un terrore costante che qualcuno scopra la loro vera identità. Che nel film è quella “mostruosa”, certo, ma non succede così anche a chi non è libero di vivere compiutamente la propria sessualità?

Chi li accetta oggi, chi vuole loro bene, non li accetterà più e li disprezzerà. Basta un niente perché, da Luca e Alberto che sono, diventino mostri agli occhi di tutti. Anche della giovanissima Giulia, che chissà, magari non ha una mente così aperta quanto credono i due ragazzi.

La loro vita diventa dunque affrontare una quotidianità – l’amicizia, le rivalità, le convenzioni sociali, le scoperte – cercando di nascondere chi sono davvero. Finché non diventeranno pronti a uscire allo scoperto, affrontando le conseguenze di questa scelta ma contribuendo a far sì che anche qualcun altro, che da tempo si nascondeva, possa sentirsi rassicurato dal fare altrettanto.

Imperdibile ma non un capolavoro? Si può!

Luca della Pixar è veramente un film da non perdere. Se vi aspettate un capolavoro, però, rimarrete delusi. È un film semplicissimo, molto ben bilanciato tra i suoi aspetti rivolti ai più giovani e le strizzate d’occhio per i più grandi, e piacevolmente prevedibile.

Giulia, Luca e Alberto in una scena di Luca della Pixar

Giulia, Luca e Alberto, protagonisti dell’ultimo film Pixar (Credits: Pixar)

Persino il cattivo è molto leggero. Ettore Visconti – doppiato anche in originale dal comico Saverio Raimondo – è soltanto un bullo antipaticissimo e sleale, ed è già chiarissimo come andrà a finire la sua vicenda.

Ma non è un problema.

Luca della Pixar vuole soltanto mostrare colori e fondali spettacolari, una storia piccola ma davvero deliziosa, personaggi memorabili e un mood generale che ti chiede solo di lasciarti andare e di innamorarti di lui.

E, neanche troppo velatamente, di chi ti pare.

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