Il breather episode – Cosa sono gli episodi filler, ovvero il riempitivo nelle serie tv


Per chiarire la faccenda subito: il filler nel lessico tv non ha niente a che fare con labbra, occhi o viso. Eppure, anche qui, il filler episode ha la capacità di gonfiare, di occupare spazio.

L’episodio filler è un riempitivo, insomma. Altrimenti detto Breather episode (come dire, “l’episodio per prendere narrativamente un po’ di respiro”) è una delle modalità con cui si può sviluppare una puntata “riempitiva” di una serie televisiva.

Anche se non sono perfettamente sinonimi, ma ne parleremo.

Dove abbiamo già sentito parlare di episodi filler?

Del breather e/o filler episode, in realtà, abbiamo già accennato nel corso di questi articoli dedicati al lessico tv.

Se ci seguite, potreste ricordare che quando abbiamo parlato di Bottle episode e Monster of the Week abbiamo delineato il fatto che sono sostanzialmente episodi filler, che servono per l’appunto a prolungare la narrazione episodica di una serie tv.

Parlando di Wham episode abbiamo detto poi che questo può nascere all’interno di quello che lo spettatore pensa sia un Breather episode: un episodio ad ampio respiro, in cui l’arco narrativo della serie non progredisce e ci si prende una pausa dal dramma.

Ora, però, andando nello specifico, cosa s’intende per filler e breather episode? Vediamolo.

Cos’è il Filler episode?

Il termine filler episode nasce sostanzialmente all’interno del contesto degli anime. Le serie d’animazione giapponesi sono nei fatti la trasposizione televisiva dei manga, e nascono quindi dalle pagine dei fumetti in serie.

Un anime ha una media stagionale di 26 episodi l’anno. Inutile dire che per arrivare alla cifra produttiva di 26 puntate in dodici mesi, il più delle volte il materiale cartaceo su cui ci si basa non può bastare. Ecco che allora si iniziano a creare per riempire lo spazio televisivo dei filler: episodi la cui trama è inedita rispetto al manga originario.

Gotta catch em all Pokemon: una serie piena di episodi filler

Pokémon con la sua catch phrase “Gotta catch ‘em all”( devo prenderli tutti) è un esempio di anime che per esigenze narrative ha aggiunto numerosi filler episode per poter effettivamente “prenderli tutti” (Credits: The Pokémon company)

In questo contesto il Filler episode è quello che viene ritenuto un episodio di un anime che non rientra nella versione narrativa canonica del manga: non è canon.

Generalmente gli anime sono pieni di filler. Sailor Moon è quasi totalmente composta da episodi originali rispetto al manga. Non sempre però è così: per esempio, Dragon Ball ha una percentuale bassissima di episodi filler.

Goku onda energetica Kamehameha

Goku e la sua celeberrima e infinita onda energetica Kamehameha (Credits: Toei Animation)

Questa potrebbe essere anche la spiegazione, anzi probabilmente ne è la ragione prima, per cui per scagliare un’onda energetica Goku può impiegare la bellezza di cinque episodi. Oppure perché i famosi “cinque minuti prima che Namek esploda” annunciati da Freezer possano cominciare nell’episodio 97 e concludersi nel 106esimo.

Questione di prendersi tutto lo spazio e il tempo che servono per incontrare i termini di produzione: far durare la stagione almeno quei 26 episodi.

L’episodio riempitivo

Il filler episode quando si viene a contestualizzare all’interno di una serie tv altera il suo status d’origine. Qui non è più quella puntata che presenta materiale originale rispetto al suo testo di riferimento, come avviene nella trasposizione da manga ad anime.

L’episodio riempitivo di una serie tende a non far progredire l’arco narrativo ma ad allungare la durata della narrazione. È un intermezzo che può svilupparsi con diverse modalità, ma non serve in alcun modo ai fini della trama.

breather e filler episode

(Credits: Elisa Tomasi)

Fringe è un esempio interessante di utilizzo del Filler episode proprio perché in controtendenza a questa concezione che si ha dell’episodio riempitivo. La serie gioca sull’apparente assenza di concatenamento tra un filler e l’altro, che qui si sviluppano come casi della settimana.

Ecco che con il progredire delle stagioni ci si accorge che (puntata dopo puntata) piccoli indizi disseminati nei riempitivi vanno a costruire la mitologia della serie. Alcuni concetti spiegati all’interno di episodi autoconclusivi vengono a formare la base d’azione su cui si muove questa serie di pseudofantascienza.

Un’evoluzione del filler: il Breather episode

L’episodio filler, abbiamo detto, può avere diverse declinazioni: dal Bottle episode al Monster of the Week passando per il caso della settimana. Una delle più utilizzate negli ultimi tempi è il Breather episode, questo è dovuto al fatto che è un episodio riempitivo particolare.

La sua caratteristica principale, più che essere legata all’allungamento dei tempi narrativi, è costituita dall’essere una pausa momentanea dal dramma. L’avvento del Breather è dovuto principalmente a un cambio delle esigenze produttive delle serie tv, che grazie alle piattaforme streaming e i contenuti on demand hanno accorciato la stagionalità televisiva.

L’esigenza è ora quella di avere all’interno di una stagione (tendenzialmente composta al massimo da tredici episodi) un episodio ad ampio respiro, che smorzi la tensione per poi procedere freneticamente alle puntate conclusive.

Stranger Things s2 ep7: il breather è The lost sister, sicuramente uno dei peggiori di tutta la serie

Breather di Stranger Things: The lost sister, sicuramente uno dei peggiori di tutta la serie (Credits: Netflix)

Il breather episode è proprio questo: un intermezzo per riprendere fiato prima di essere travolti dalle vicende dell’arco narrativo.

Tendenzialmente questo tipo di episodio era molto comune in passato a seguito del mid season finale – la puntata che solitamente andava in onda prima della pausa invernale, quando le serie avevano una stagionalità che iniziava in autunno e finiva a primavera inoltrata.

Il breather episode, oggi

Questa tipologia di filler può risultare una lama a doppio taglio per la serialità come la conosciamo oggi. Si corre infatti il rischio che – se sviluppato male – il breather possa risultare un momento di completo estraniamento dalla narrazione, che chi guarda fatica a conciliare con il resto della trama.

Un esempio di ciò è The lost sister, il settimo episodio della seconda stagione di Stranger Things, che risulta ostico alla visione poiché completamente fuori contesto.

Qui abbiamo Undici che si ritrova a Chicago in compagnia della sorella appena ritrovata, le cui azioni risultano completamente out of character – ovvero non appartengono al suo personaggio, sono al di fuori di quella che è stata descritta fino ad allora come la sua personalità e il suo carattere.

Black Mirror USS Callister, breather episode di Black Mirror

Uss Callister è l’episodio parodia di Star Trek di Black Mirror – anche qui a volte c’è bisogno di un breather! (Credits: Netflix)

Allo stesso tempo il Breather può essere un ottimo elemento per ricaricare le batterie a spettatori e personaggi in vista del dramma che seguirà, come accade in alcuni episodi di Black Mirror che hanno una certa vena comica.

Uss Callister e Black Museum, sto parlando di voi!

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