Il Very special episode, ovvero un episodio molto speciale nelle serie tv


Tonight, on a very special episode of Discorsivo

(Questa sera in un episodio molto speciale di Discorsivo…)

Ogni Very special episode che si rispetti inizia così, con la dicitura sopra riportata.

Questa settimana parliamo proprio di questo: episodi “molto” speciali. Nel lessico televisivo: Very special episode.

Il nocciolo morale di quel “very special” episode

Questa tipologia di episodio televisivo è molto “speciale” e vogliamo essere così ridondanti nel spiegare cos’è un episodio molto speciale, perché per sua stessa natura il Very special episode è ridondante.

– E qui si sta cercando di rispecchiarne il suo funzionamento, dato che ci troviamo in un very special episode di Discorsivo

South Park: il consulente scolastico Mr. Mackey ha un messaggio importante per la classe: La droga fa male! (Credits: Comedy Central)

South Park: il consulente scolastico Mr. Mackey ha un messaggio importante per la classe: La droga fa male! (Credits: Comedy Central)

Inoltre l’episodio molto speciale è didascalico e il più delle volte ti sbatte in faccia la sua morale, senza che possano esserci fraintendimenti su quello che ti vuole dire e spiegare. Il Very special episode è una favola, la cui morale dev’essere riportata nella maniera più lineare e semplice possibile. Tutti devono capire quanto sia “speciale” (leggi: serio), quello di cui si sta parlando.

Per dirla con le parole di un vecchio saggio di South Park, che qui esemplifica la struttura di un Very special episode:

“Now, as I was saying, drugs are bad. You shouldn’t do drugs. If you do them, you’re bad, because drugs are bad, m’kay. It’s a bad thing to do drugs, so don’t be bad, by doing drugs, m’kay, that’d be bad. Drugs are bad, m’kay.” (Ora, come dicevo, la droga è brutta. Non dovreste drogarvi. Se vi drogate, siete brutti perché la droga è brutta,m’pito?. È una brutta cosa drogarsi, quindi non siate brutti, drogandovi, m’pito?, sarebbe brutto. La droga è brutta,m’pito?!)

A conclusione di questo discorso di Mr. Mackey nell’episodio Ike’s wee wee di South Park, segue unm’pitogenerale della classe. Idealmente è anche “m’pito” del pubblico a casa, che sta guardando questa cosa molto speciale.

Questa di South Park è una perfetta parodia di un Very special episode. Per saper fare dell’ironia e del sarcasmo su questo format televisivo bisogna avere piena coscienza di come si strutturi un episodio molto speciale.

Quando nasce un amore: lo spot televisivo

Come per il Bottle episode e il Monster of the Week, l’episodio molto speciale nasce da una necessità, nel suo caso molto televisiva: lo spazio pubblicitario.

Il complicato intreccio amoroso tra televisione e pubblicità è un grande classico. Lo scenario è quello della tv commerciale, nello specifico quella d’impronta statunitense. Il sistema televisivo a stelle e strisce, fin dagli albori, si è sviluppato come un mercato economico d’impronta liberale.

L’unica grande clausola della concessione statale alla privatizzazione dell’etere è sempre stata che una percentuale minima di trasmissione televisiva fosse a usufrutto del servizio pubblico. Semplificando di parecchio questa questione con un esempio: durante il telegiornale non c’è pubblicità; c’è prima, c’è dopo, ma mai nel mentre del servizio pubblico all’informazione.

L’arrivo sul piccolo schermo della War on drugs

Oltre al telegiornale, l’informazione (soprattutto quando è comunicazione istituzionale) si muove in campagne sociali promozionali. Queste possono essere parzialmente o totalmente finanziate dal denaro pubblico: le cosiddette pubblicità progresso.

Non è un’invenzione televisiva quella di comunicare con i propri cittadini e le proprie cittadine attraverso lo schermo, piccolo o grande che sia. Le campagne di sensibilizzazione su un determinato tema d’interesse pubblico esistono da quando è stata coniata il termine mass media.

Nancy Reagan e la campagna Just say no

Nancy Reagan e il suo messaggio: Just say no! (Dominio pubblico)

Negli anni Ottanta arriva in televisione la guerra alla droga. La War on drugs non è un’idea nuova: è un termine coniato dal presidente Usa Richard Nixon negli anni Settanta. La nuova presidenza di Ronald Reagan si appropria del termine e lo espande a una campagna mediatica, capitanata dalla First Lady Nancy Reagan. Al motto di “Just say NO!” (Basta dire no) si aggiungono spot pubblicitari di sensibilizzazione sul tema.

“Non si esce vivi dagli anni Ottanta” (cit.)

Gli anni Ottanta non sono però i Settanta. Questo passaggio di decade nell’universo televisivo statunitense significa che si passa da un momento di crisi del mercato a uno di vitalità.

Lo spazio pubblicitario che prima non si riusciva a vendere ora è saturo: bisogna creare nuovi spazi per gli sponsor. Le pubblicità progresso devono essere trasformate in altri prodotti televisivi per far posto alla compravendita delle inserzioni pubblicitarie.

Questo è uno dei punti d’origine del Very special episode.

A very special episode un episodio molto speciale

(Credits: Elisa Tomasi)

L’episodio molto speciale incarna dunque questa sensibilità educativa/informativa della pubblicità progresso. Con l’eccezione che non è una storia che inizia, si svolge e finisce nell’arco di un minuto e mezzo, come uno spot televisivo.

Al contrario: il Very special episode deve inserirsi all’interno di una macronarrazione come una serie tv. Qui la faccenda si complica.

Il Very special episode: un’esperienza straniante

Immaginatevi sul vostro divano nei primi anni Ottanta a guardare la vostra sitcom preferita (sì, una di quelle che hanno ancora le risate registrate di sottofondo). A un certo punto le risate cessano e uno dei vostri personaggi preferiti inizia a parlarvi di un tema che gli sta molto a cuore.

La quarta parete crolla e vi trovate faccia a faccia con una realtà problematica del vostro quotidiano, che viene sviscerata e risolta in 30 minuti (durata media di un episodio di una sitcom). Nell’episodio successivo non si fa alcun cenno a quello che è accaduto nel Very special episode della serie, vi è una quasi totale assenza di continuità.

Così venivano strutturati i primi episodi molto speciali: come delle sospensioni della realtà finzionale della sitcom, delle parentesi dalla routine della commedia situazionale. Per il pubblico statunitense non era una novità la visione di sitcom che affrontavano temi di rilevanza sociale; negli anni Settanta l’intera produzione di Norman Lear (Emmy alla carriera quest’anno) era strutturata in tal modo: da Maude a i Jefferson.

Tom Hanks, zio alcolizzato, guest star di un Very special episode di Family ties/Casa Keaton(1980-1989) (Credits: Nbc)

Tom Hanks, zio alcolizzato, guest star di un Very special episode di Family ties/Casa Keaton (1980-1989) (Credits: Nbc)

Il fatto era che il Very special episode era una novità, qualcosa di spiazzante nella sua modalità di fruizione; era percepito come fuori contesto dal tessuto narrativo della serie.

Arrivano gli zii alcolisti

La struttura narrativa dell’episodio molto speciale si palesava con l’arrivo nella quotidianità della situazione familiare della sitcom di un elemento di disturbo. Solitamente entrava in scena un personaggio problematico che portava con sé una serie di istanze conflittuali con il quieto vivere dei personaggi della serie. La “comparsata” durava il tempo di un episodio, in cui il cast principale veniva a conoscenza di una realtà fino ad allora sconosciuta o ritenuta lontana dalle loro esperienze.

Negli anni Ottanta abbiano una carrellata di personaggi secondari, o comparse, o guest star, o apparizioni da un episodio e via, che irrompono sullo schermo per 30 minuti e poi non se ne sa più niente.

First reaction: Shock dal Principe di Bel Air

First reaction: Shock! da Il Principe di Bel Air (Credits: vayagif.com)

Zii che vengono da lontano, scoprono di avere un problema con l’alcol, decidono infine di curarsi e scompaiono; amiche di amiche che rimangono incinte e non sanno se abortire, vivono questo dilemma per un intero episodio e poi finiscono nel dimenticatoio.

Un cugino di un conoscente ha fatto un incidente perché ubriaco alla guida, se ne parla per una buon mezz’oretta e poi scompare nel nulla. Il migliore amico del fratello della protagonista (fino ad allora uno sconosciuto) si scopre che, per passare gli esami di fine anno, si è fatto di anfetamine. A fine dell’episodio non si sa che fine abbia fatto.

Nessuna conseguenza

Il problema del Very special episode era l’aderenza narrativa con la serie, i temi trattati erano importante oggetto di discussione, ma non avendo reali conseguenze sui suoi personaggi principali, risultavano trattati superficialmente.

Il senso del ridicolo che a volte si percepiva alla visione di questi episodi era strettamente correlato al fatto che fossero delle parentesi narrative, da cui i personaggi principali restavano fuori.

“Le cose brutte brutte” accadevano agli altri, il cast principale ne viveva solo marginalmente le conseguenze, che già venivano dimenticate l’episodio successivo.

Negli anni Novanta inizia un cambiamento dovuto prevalentemente all’ibridazione dei generi televisivi. Si cominciamo a vedere sul piccolo schermo sitcom che interagiscono con istanze di altri format tv.

Il caso de Il Principe di Bel Air

Un esempio di ibrido è Il principe di Bel Air. Sicuramente l’intento narrativo della sitcom è comico, ma entrano elementi di dramma familiare: si affronta l’esperienza di una famiglia afroamericana che vive in una società alto borghese.

Fresh Prince of Bel Air/ Il Principe di Bel Air (1990-1996)

Fresh Prince of Bel Air/ Il Principe di Bel Air (1990-1996) (Credits: giphy.com)

Will è il cugino arrivato dalle strade di Philadelphia, che in una delle sue prime battute dice:

“You know, I don’t think you’ll have to worry about anybody mistaking you for a brother” (Sai, non credo dovrai mai preoccuparti che qualcuno ti scambi per un fratello).

Questo in risposta al suo cugino californiano che aveva dichiarato che avrebbero potuto scambiarli per fratelli. Questa non è solo commedia situazionale, ma critica sociale e satira politica.

Il Very special episode resiste ancora in questi anni, ma entra nel tessuto narrativo delle serie. In Il Principe di Bel Air abbiamo l’episodio a tema “migliorare la propria performance scolastica facendo uso di sostanze dopanti”. Qui però è Carlton, uno dei personaggi principali della serie, a finire in ospedale per overdose. Nell’episodio Bullets over Bel Air è Will stesso che si becca una pallottola.

Questo era il Very special episode sulla questione del controllo delle armi, problematica molto sentita negli Stati Uniti.

Gli anni Zero

La fine dello scorso millennio e l’inizio di quello nuovo segnano un bivio per il Very special episode. Alcune serie rimangono nostalgicamente ancorate al suo format originario.

il brutale didascalismo di Settimo Cielo e i suoi episodi moto speciali (Credits: Wb)

Il brutale didascalismo di Settimo Cielo e i suoi episodi moto speciali (Credits: Wb)

Sto parlando di te, Settimo Cielo, che nell’episodio a tema “fumo”, hai fatto incontrare a ogni singolo elemento della famiglia qualcuno con una sigaretta o uno spinello in mano.

Altre serie tv invece cercano di rimodellare il concetto educativo del Very special episode all’interno delle proprie narrazioni.

Dawson soffre in maniera mostruosa

Dawson soffre in maniera mostruosa (Credits: tenor.com)

Un esempio è la struttura episodica di Dawson’s Creek.

Il teen drama accosta alle vicende del gruppo di amici di Dawson alcune tematiche di rilevanza socioculturale, che sviscera attraverso le esperienze adolescenziali delle vite dei suoi personaggi centrali.

Gli anni 2.0

Con il passare del tempo il Very special episode è andato sempre più a scomparire, più che altro è stato assorbito come un’istanza creativa.

Il concetto alla base dell’episodio molto speciale – quello di voler parlare di una problematicità della nostra realtà – è divenuto un incentivo al racconto. Per esempio una comedy come BlackAF può essere letta come un racconto episodico di un grande Very special episode, incentrato sulle conseguenze dello schiavismo sulla comunità afroamericana.

Questi sono i titoli degli episodi della prima stagione di BlackAF: Because of slavery; Because of slavery too; Still… because of slavery; Yup, you guessed it. Again, this is because of slavery; Yo, between you and me… this is because of slavery; Hard to believe, but still because of slavery; I know this is going to sound crazy… but this, too, is because of slavery; I know you may not get this, but the reason we deserve a vacation is… because of slavery

(Per via della schiavitù; Anche questo per via della schiavitù; Ancora a causa della schiavitù; Sì, esatto. Proprio a causa della schiavitù; Detto tra noi… è a causa della schiavitù; Incredibile ma vero, è a causa della schiavitù; Sembrerà assurdo, ma anche questo è a causa della schiavitù; Può sembrare strano, ma il motivo per cui ci meritiamo una vacanza è… a causa della schiavitù).

Wandavision: On a very special episode

Wandavision episodio 5 On a very special episode

Wandavision episodio 5: On a very special episode (Credits: Disney)

La comparsa più recente di un dichiarato Very special episode è avvenuta poco tempo fa su Wandavision. La serie Marvel, recentemente terminata, ha titolato il suo quinto episodio On a very special episode. È significativo che sia stato proprio questo prodotto tv a rielaborare la sua idea di episodio molto speciale.

Wandavision si è distinta come quella serie, che ha giocato con le epoche e con i generi televisivi per costruire un arco narrativo estremamente stratificato in questa sua prima (e unica) stagione. È passata dal rivisitare il bianco e nero delle sitcom anni Cinquanta e Sessanta, ai colori sgargianti degli anni Ottanta, per finire con il grunge dei Novanta e la metanarrazione degli anni Dieci.

Il lavoro svolto sull’immaginario televisivo di Wandavision è stato superbo e ha evidenziato estrema consapevolezza del meccanismo del racconto televisivo. Tant’è che il suo Very special episode, è stato rielaborato in maniera tale che questo fosse il punto di svolta dell’arco narrativo dell’intera stagione. Un episodio veramente molto speciale.

L’episodio molto speciale di Wandavision

L’episodio molto speciale di Wandavision (Credits: Disney)

Wandavision ha giocato con il concetto del suo Very special episode, includendo all’interno della trama episodica un tema di fondo centrale: il lutto. Il dolore della perdita è il punto focale della narrazione dell’episodio, che poi diviene ancor più speciale al momento dei suoi titoli di coda. Sul finale abbiamo lo scontro-incontro di Wanda con le sue perdite (Visione e Pietro), che ora deve affrontare.

On a very special episode è quindi per la serie il Very special episode che affronta esplicitamente la questione del lutto, e a sua volta un punto cardine dell’intero arco narrativo della stagione.

La lezione del Very special episode

Wandavision è incentrata sull’affrontare il dolore della perdita. Il meccanismo narrativo con il quale si è voluto mettere in evidenza questo tema di fondo della serie, è stato l’utilizzo magistrale del Very special episode.

Si è scelto questo archetipo strutturale della serialità televisiva per poter andare direttamente a dire allo spettatore: è di questo che sto parlando. Wandavision è riuscita a rendere il suo Very special episode un episodio speciale a tutti gli effetti: sia sul piano tematico sia su quello della svolta narrativa. Si è riusciti a fare ciò utilizzando la caratteristica primaria di questa tipologia di episodi: quella di puntare il dito e dire “Questo è il problema che sto affrontando in questo mio racconto”. Così facendo On a very special episode è diveunuto la chiave di volta di Wandavision.

Il Very special episode, così rielaborato, acquisisce ulteriore significato e diventa un ottimo strumento narrativo: serve a sottolineare l’intento della serie, senza ridicolizzarla e soprattutto facendola progredire nella sua narrazione.

Wandavision e il suo episodio molto speciale ci insegnano che il Very special episode non è un fine a sé, ma è il mezzo per giungere a quel fine.

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