Del Bottle episode – Che cosa vuol dire quando si parla di “episodio in bottiglia”


Oggi parliamo del lessico delle serie tv, nello specifico del cosiddetto Bottle episode. Dicesi Bottle episode, episodio in bottiglia, quell’episodio di una serie tv che nella sua ideazione e realizzazione ha l’intento di una riduzione del budget di produzione e dunque un contenimento dei costi di tutta la linea produttiva della serie.

La televisione delle origini necessitava di forte innovazione, ma a costi limitati. Da qui, la nascita dell’episodio in bottiglia,  originariamente spinta dalla necessità di far fronte alle limitazioni produttive del mezzo, sia quelle economiche che quelle tecnologiche.

Vediamo di che si tratta.

Genesi fantascientifica del Bottle episode

Non è un caso che la leggenda vuole il termine Bottle episode coniato, con molta probabilità, all’interno della produzione di Star Trek. Siamo nel pieno degli anni Sessanta, la tv è la nuova scatola magica che tutti vogliono e all’interno di quel piccolo schermo si cercano nuove meraviglie.

La nuova frontiera del sogno americano viene spostata dal Far West al Far Space e il cavallo del cowboy solitario diviene l’Enterprise, la nave spaziale guidata da un equipaggio intergalattico. Nonostante sul ponte di bordo siamo secoli nel futuro dal discorso del presidente Kennedy Scegliamo di andare sulla Luna, la produzione di Star Trek rimane ben ancorata al pianeta Terra degli anni Sessanta.

Una scena delle prime stagioni di Star Trek

Una scena delle prime stagioni di Star Trek (Credits: Nbc)

Dunque poco incline come luogo per prestarsi ad ambientazioni aliene, ma soprattutto privo di risorse per realizzare appieno il ricco immaginario fantascientifico dietro le narrazioni dell’equipaggio intergalattico.

Etimologia dall’origine incerta e aliena

Qui la leggenda fantascientifica della nascita del Bottle episode si dirama in due versioni.

Prima ipotesi: via il superfluo

La prima ipotesi deriva dalla vulgata secondo cui in fase pre-produttiva e di produzione gli episodi di Star Trek venivano catalogati in planet shows (episodi su pianeta) e ship shows (episodi sulla nave). Nell’utilizzo di questo gergo all’interno della macchina produttiva della serie, alcuni iniziarono a chiamare con sempre più frequenza gli episodi sulla nave spaziale Bottle episodes. Questa ulteriore mutazione della terminologia si spiegava con il voler indicare più puntualmente quel tipo di episodio a basso costo.

L’episodio in bottiglia si caratterizzava proprio perché nella sua realizzazione prevedeva la scomparsa del superfluo – leggi “costi aggiuntivi”: comparse, scenografie, costumi…. Tutto il focus era sul nucleo di personaggi principali “imbottigliati” in un unico spazio chiuso: il ponte di comando. Il Bottle episode definiva così i suoi tratti principali: ambientazione limitata e spazio circoscritto, pochi e centrali personaggi.

bottle episode o episodio in bottiglia

(Credits: Elisa Tomasi)

Seconda ipotesi: il genio della bottiglia

La seconda versione della genesi del nome la si deve invece a una sceneggiatura scritta in un volo da New York a Los Angeles. Siamo sempre nell’ambito fantascientifico degli stessi anni Sessanta ma la serie è Outer Limits, più incentrata sul mistero alieno e paranormale che sull’avventura nello spazio.

Leslie Stevenson, produttore e sceneggiatore di quest’ultima, decide di impiegare il suo volo nella stesura di un episodio che sarà a costo limitatissimo (girato in meno di quattro giorni). Nasce così uno dei pochi episodi a respiro comico della serie: Controlled Experiment, che in sé ha già tutti i tratti e le modalità di quello che sarà definito canonicamente episodio in bottiglia.

Di più: i colleghi di Stevenson iniziano a dire che il suo operato è stato al pari di un genio che tira fuori dalla lampada un episodio – in inglese il genio della lampada è il genio in bottiglia.

Detto fatto ecco: il Bottle episode.

Da restrizione ad archetipo narrativo

Il Bottle episode negli anni è divenuto un caposaldo della narrazione televisiva, continuando a evolversi. Basti pensare al percorso fatto dall’episodio in bottiglia all’interno di una serie longeva come Doctor Who.

Il periodo caratterizzato dal Secondo Dottore (Patrick Troughton, 1966-1969) può tranquillamente definirsi una stagionalità fatta di episodi in bottiglia. Il Secondo Dottore infatti è quello che più di tutti ha corso per innumerevoli corridoi sempre uguali, minacciato dal “mostro della settimana.

Questo era il periodo della fabbrica dei mostri di Doctor Who, ma soprattutto dello girare quasi tutto in studio, con pochi movimenti di macchina e bassi costi di produzione – memorabile la caduta del cartonato della schiera di Dalek nel bel mezzo delle riprese.

I dalek di Doctor Who

I dalek di Doctor Who (Credits: Bbc/Bettercallsally)

Col passare del tempo quello che è stato per la serie una corsa al risparmio, è divenuto un archetipo narrativo: nel rilancio di Doctor Who degli inizi del 2000 si sono fatti dei Bottle episode ambientati interamente nel Tardis. Quest’ultimi non sono meramente dei filler, dei riempitivi, fatti per risparmiare per la produzione di episodi più completi ed esaustivi. Anzi: sono una forma narrativa per esplorare la psicologia profonda che muove i personaggi sulla scena.

Un esempio per tutti: il Bottle episode in cui l’Undicesimo Dottore, Amy e Rory vengono perseguitati dalla presenza del Dreamlord, che altro non è che l’incarnazione del lato oscuro e recondito del Dottore stesso.

L’evoluzione del Bottle episode ad oggi

L’episodio in bottiglia, nato come detto dalla necessità della produzione seriale televisiva, è divenuto col tempo una struttura narrativa che permette di scavare in profondità nella psiche dei personaggi. Questa tipologia di episodi, in cui fondamentalmente l’azione narrativa è statica, può piacere come no.

Scena del Bottle episode di Community

Scena del Bottle episode di Community (Credits: Nbc)

Esemplare in questo è la posizione di Abed in Community, che nel Bottle episode della serie Cooperative Calligraphy dichiara:I hate bottle episodes. They’re wall to wall facial expressions and emotional nuance. I might as well sit in a corner with a bucket on my head” (“Odio gli episodi in bottiglia. Sono pieni zeppi di espressioni facciali e implicazioni emotive. Tanto vale sedersi in un angolo con un secchio calato in testa”).

L’episodio è tutto incentrato sul ritrovamento di una penna nell’aula studio ed è esilarante nel fare una decostruzione metanarrativa del perfetto episodio in bottiglia.

Free Churro, l’acclamatissimo episodio di BoJack Horseman

Il Bottle episode è quindi divenuto, volente o nolente, un topos della serialità televisiva. Una delle sue ultime apparizioni però ha riportato nella sua fenomenologia la componente della necessità produttiva delle origini, che sembrava essere scomparsa.

Infatti negli ultimi anni l’episodio in bottiglia è comparso più che altro come mezzo per accedere a un ulteriore livello della narrazione, come accaduto nel bellissimo episodio di BoJack Horseman: Free Churro. La serie è d’animazione, quindi non ha sicuramente bisogno di limitare e chiudere i suoi personaggi in spazi circoscritti per diminuire le spese.

Scena del bottle episode di Bojack Horseman

Scena del Bottle episode di BoJack Horseman (Credits: Netflix)

La volontà invece qui era quella di entrare nella testa di BoJack ed esplorare il rapporto conflittuale con la madre, proprio mentre il personaggio ne fa un elogio funebre. Con più di un esito sorprendente.

Euphoria: come il Coronavirus ha generato un memorabile Bottle episode

Quello che invece è accaduto nell’episodio speciale di Natale di Euphoria è stata invece una vera e propria rivisitazione delle ragioni originarie del Bottle episode. Causa Covid la produzione della serie ha adeguato alle normative sanitarie la messa in scena dell’episodio. Il distanziamento sociale è diventato un vero e proprio strumento narrativo, che ci ha donato un’intensa ora di televisione.

Scena del Bottle episode di Euphoria

Scena del Bottle episode di Euphoria (Credits: Hbo)

La scena è quella di un diner semi deserto, se non per la cameriera e i due protagonisti dell’episodio: Rue e il suo sponsor Ali.

È la vigilia di Natale e i due passano il tempo seduti ai capi opposti del tavolo. Stanno lì, a parlare di tossicodipendenza, di amore, di famiglia, di Dio. Indisturbati, passano la stessa quantità di tempo di noi che li stiamo a guardare a contemplare il senso della vita, ponendosi e ponendoci domande esistenziali, di cui non si trova risposta.

Un magnifico e riuscitissimo Bottle episode. Una parentesi contemplativa che solo la miglior tv sa dare.

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