Cineanniversari – Donnie Darko compie 20 anni


Il 19 gennaio 2001  veniva presentato al Sundance festival il film Donnie Darko, opera prima del regista e sceneggiatore Richard Kelly. Purtroppo per lui però, la sua pellicola conteneva il riferimento a un incidente aereo e il mood inquieto del suo film venne spazzato via dall’ondata di paura generata dagli attacchi terroristici dell’11 settembre. Il film, infatti, uscì appena un mese e mezzo dopo l’attentato al World Trade Center di New York.

L’autunno seguente Donnie Darko incassò pochissimo al box office: costato solo 4 milioni e mezzo, racimolò appena mezzo milione in sei mesi di programmazione – di qui 100mila dollari nel primo weekend. In Italia non venne nemmeno mai distribuito, fino al suo ripescaggio tre anni dopo al festival di Cannes nella versione director’s cut.

Divenne allora una sorta di film cult che tutti dovevano aver visto.

Il poster di Donnie Darko

La locandina del film Donnie Darko (Credits: Flower films)

La trama di Donnie Darko

Ottobre 1988: un motore d’aereo cade sulla stanza di un adolescente americano. Lui fortunatamente non è lì, ma si risveglia in collina senza sapere come ci è arrivato.

Lui è Donnie Darko, un ragazzo problematico affetto da lievi disturbi comportamentali e ultimamente è anche sonnambulo. Accolto dal sollievo della sua famiglia, Donnie può riprendere la sua vita normale, fatta di prime cotte e problemi a scuola. Ma nel dormiveglia gli compare un inquietante coniglio gigante di nome Frank. che gli dice che il mondo finirà in 28 giorni e lo istruisce a fare alcune cose.

I gesti di distruzione che il ragazzo compie nel proprio sonnambulismo – senza essere scoperto – turbano l’equilibrio della cittadina di provincia in cui vive, attivando una serie di eventi a catena che porteranno a un fatale Halloween.

Stephen Hawking, il viaggio nel tempo e il soprannaturale

La trama può essere sintetizzata così, in poche parole, in realtà però il film è ricco di sfumature emotive – il malessere di Donnie e degli altri adolescenti, la preoccupazione dei genitori, il disagio degli insegnanti – talmente dense da essere importanti quanto l’azione stessa.

Donnie e Frank il coniglio

Donnie e Frank il coniglio, una relazione complicata (Credits: Flower films)

C’è poi l’elemento soprannaturale, i riferimenti ai viaggi nel tempo e al flusso temporale: è sfumato e accennato qua e là ma poi prende il sopravvento verso la fine della pellicola. Ci sono bellissimi rimandi al libro Dal big bang ai buchi neri (breve storia del tempo) di Stephen Hawking, sul quale è modellato il manuale scritto dalla vicina di casa pazza che ossessiona Donnie.

(Provare a) analizzare Donnie Darko

Tentare di analizzare Donnie Darko è un’impresa ardua, è un po’ come calarsi nei panni della psicologa che nel film prova a dare un senso al subconscio del ragazzo attraverso l’ipnosi. In pratica si tratta della versione in acido di un film sugli adolescenti anni Ottanta come quelli di John Hughes (Una pazza giornata di vacanza, ecc.), ma senza la spensieratezza di quell’epoca.

C’è un’inquietudine di sottofondo, una schizofrenia non soltanto del protagonista, che non appartiene affatto a quel decennio ma lascia già quasi intravedere l’ombra di quegli aerei di linea scagliati contro le Torri gemelle.

La chiave del successo di questo film, a mio avviso, sta nel fatto di non capire bene cosa stia succedendo, ma avvertire comunque il senso di urgenza che ribolle sotto la facciata della normalità. Complice anche quell’iconico conto alla rovescia: 28:06:42:12.

Il flusso temporale individuale

Un estratto dal fantomatico libro “La filosofia dei viaggi nel tempo” di Roberta Sparrow (Credits: Flower films)

Viaggi nel tempo e universi alternativi

Nel 2004 c’era già un proliferare di siti internet e forum online che volevano dare un senso a Donnie Darko: furbamente però il regista Richard Kelly non ha mai avvallato alcuna teoria, lasciando così una patina di mistero che ha fatto bene al film.

Si presta infatti a numerose illazioni e infiniti approfondimenti, che possono alimentare la fascinazione verso questa pellicola misteriosa oppure rovinarne il divertimento. La mente di un adolescente spesso può essere complicata come le teorie quantiche, come dice il protagonista a una sua ottusa insegnante in una delle scene più spassose: “Non si può dividere tutto nelle due categorie di paura e amore”.

In Donnie Darko si parte dal sonnambulismo per finire a parlare di portali temporali e universi alternativi. Ci si può tranquillamente affidare a quello che la nostra mente elabora senza voler per forza trovare un significato razionale.

Rispetto alla versione cinematografica, proiettata nei cinema americani, il director’s cut di qualche anno dopo comprende già qualche spiegazione in più. Soprattutto a proposito del misterioso libro “La filosofia dei viaggi nel tempo” della vecchietta pazza affettuosamente soprannominata “Nonna morte”, che tanto influenza la mente di Donnie e scatena la scintilla che lo porta alla comprensione.

Lo sguardo di Jake

Un intenso e giovanissimo Jake Gyllenhaal, che grazie a questo ruolo ha spiccato il volo (Credits: Flower films)

Lo sguardo di Jake Gyllenhaal

La cosa che ho trovato pazzesca, riguardando questo film, è lo sguardo del protagonista Jake Gyllenhaal – allora appena ventenne – che sa comunicare emozioni a metà strada tra il disagio adolescenziale e il fare i conti col peso del destino. Questa specie di Bart Simpson teenager che dice “Me lo ha detto il coniglio gigante di farlo” non sarebbe stato credibile se a interpretarlo ci fosse stato chiunque altro e non Gyllenhaal.

Il giovane attore, che all’epoca era conosciuto soltanto per una parte nel bel film October Sky, con questo ruolo entra nell’immaginario collettivo e consacra la propria futura e favolosa carriera cinematografica.

Da Brokeback Mountain a Jarhead, da Brothers a Source Code, Prisoners, Enemy, Nightcrawler e Southpaw – solo per citarne alcuni – il neoquarantenne Jake Gyllenhaal non ha mai scelto un ruolo sbagliato, riuscendo sempre a reinventarsi e trasmettere, attraverso quei grandi occhi blu, quello che i suoi personaggi hanno dentro.

Il cast di Donnie Darko

In Donnie Darko troviamo alcuni attori pazzeschi. Il più famoso è il compianto Patrick Swayze, il cui predicatore da quattro soldi è detestabile quanto basta. I suoi video educativi, così dannatamente anni Ottanta, strappano una risata.

Ma ci sono anche Drew Barrymore e Noah Wyle, all’epoca famoso come medico in E.R., nei panni di due professori progressisti e quindi profondamente a disagio nel bigottismo della scuola di provincia. Barrymore, tra le altre cose, ha anche prodotto il film: la Flower Films, infatti, è stata fondata proprio da lei.

Curiosamente, il regista ha ingaggiato la vera sorella di Gyllenhaal, Maggie, per interpretare la sorella di Donnie nel film e ciò ha sicuramente incrementato la credibilità degli scontri verbali tra i due personaggi, anche se nessuno ancora oggi ci ha spiegato che cos’è un “ciucciascopate”! (in versione originale invece, il significato è chiarissimo)

Un regista sfortunato

Nei primi anni Duemila, grazie a Donnie Darko, Richard Kelly era considerato uno dei giovani registi più promettenti. Purtroppo la sua carriera non è durata a lungo.

Il suo secondo film, l’ambizioso e pasticciato Southland Tales, è stato un flop su tutta la linea e nessuno lo ricorda; ha poi in parte recuperato con l’inquietante The box del 2009 – tratto da un racconto di Richard Matheson – in cui se la coppia Cameron Diaz e James Marsden premeva un pulsante rosso guadagnava un milione di dollari. Ma da qualche parte uno sconosciuto moriva.

Da allora però non vi è più una singola entrata nella filmografia di Kelly, ed è un peccato.

Donnie Darko: la scena del cinema con il coniglio Frank

La scena del cinema con il coniglio Frank (Credits: Flower films)

C’è ancora bisogno di un autore come lui, col gusto del mistero non risolto al limite del bizzarro – una specie di epigono di David Lynch. Un regista capace invogliare il pubblico a seguirlo fin dentro la tana del Bianconiglio.

Richard Kelly è anche uno di quei registi che sa popolare il proprio film con le giuste canzoni – tra tutte, la versione ipnotica di Mad World di Gary Jules – e una colonna sonora mitica.

In conclusione

A livello superficiale, una prima visione di Donnie Darko può non trasmetterti nulla. Ma è uno di quei film che ti rimane in testa e ti scava dentro: la tua mente vuole assolutamente attribuirgli un significato e si arrovella per giorni.

Visto quindici anni dopo il suo successo, ho potuto cogliere sfumature diverse rispetto alla comprensione del me stesso ventenne: su tutte, la presa di coscienza di Donnie e la sua capacità di mettere coloro che ama davanti a se stesso.

Vale quindi la pena, in occasione del suo ventesimo anniversario, riscoprire il mondo di Donnie Darko e seguirne il flusso temporale attraverso i suoi misteri.

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