
Il caos dopo di te – La nuova serie tv su Netflix con Aron Piper
L’attesa per Il caos dopo di te (in spagnolo El desorden que dejas) era strettamente legata alla fama mondiale acquisita dal giovane attore spagnolo di origine tedesche Aron Piper, uno dei copratogonisti della fortunata serie tv teen-drama Élite e assoluto protagonista anche di quest’altra.
A dispetto della tematica di fondo, che a uno sguardo frettoloso appare la solita trita e ritrita trama basata sulle vicende di alcuni giovani liceali, alle prese con i dubbi e le incertezze dell’adolescenza, Il caos dopo di te è risultata una piacevole sorpresa, sviluppandosi in un giallo intricato e all’avanguardia.
La Galizia, protagonista degli esterni di Il caos dopo di te
Una menzione speciale va alla scenografia, riprodotta in una Galizia lugubre, completamente diversa e lontana dall’immagine conosciuta di una Spagna impegnata nelle lunghe fiestas e nei drink estivi sulla spiaggia.
La Galizia è infatti una delle regioni più povere e remote della Spagna, affacciata tutta sull’oceano e sferzata da violenti piogge e temporali durante l’anno.

(Credits: Netflix)
In un emozionante spunto narrativo, uno dei ragazzi protagonisti, Roi, confida di essere stanco della povertà e dell’umidità della sua terra: non a caso, infatti, il regista della serie evidenza di continuo allo spettatore la sensazione di ritrovarsi in una location inospitale, fatta di stenti e di gravi disuguaglianze.
La caratteristica di questa regione è proprio quella di avere subìto, nell’ultimo ventennio, una profonda crisi economica e d’identità, fondamentalmente rappresentata dalla spaccatura fra la cultura tradizionale e quella giovanile, in fuga verso luoghi più accoglienti. Chi è rimasto cerca di tenersi stretto la poca ricchezza accumulata, mentre le classi più povere perdono il lavoro e faticano a crescere dei figli.
Gli interni: la scuola di Il caos dopo di te
Da contraltare all’impalcatura scenografica esterna, la narrazione si svolge spesso in sottostrutture sceniche come la scuola, un po’ sorprendentemente conservata in una vecchia e bellissima abbazia e/o palazzo nobiliare.
È in questa scuola che Raquel, giovane supplente originaria di La Coruña – da tempo fidanzata con un giovane uomo originario del luogo, disoccupato e in preda alla nostalgia di casa – viene chiamata a sostituire una giovane professoressa, appena ritrovata morta suicida su una spiaggia.
Il delitto, esattamente come in Élite, è lo strumento che innesta continui flashback narrativi, la punta dell’iceberg di un racconto giallo, dalle tinte dark, che si colora di particolari man mano che la trama si infittisce di sospetti e di reminiscenze.
Aron Piper nel ruolo di… se stesso?
Aron Piper, il celebre attore di cui si parlava nell’introduzione, amante di Instagram, dichiaratosi pubblicamente bisessuale e con una passione per il rap, di cui è anche interprete, è in questa serie il “bullo”, il giovane rampollo, privato dell’amore materno, che tenta di riprodurre in modelli di donne più adulte.
La curiosità sessuale del ragazzo, che qui è rappresentata da manie voyeuristiche, è uno degli aspetti più evidenti e rivelatori del suo tormento interiore.

(Credits: Netflix)
Il buon Aron viene così portato a recitare nella sua zona di confort, assumendo le vesti di un personaggio molto simile all’immagine di sé che vuole fare apparire attraverso i social. La star della serie, a dire il vero, nel tentativo di essere troppo simile a se stesso, nelle prime puntate della serie un po’ tradisce le aspettative recitative, che appaiono francamente sotto tono rispetto al ruolo nella serie che lo ha reso celebre.
Curiosamente, più diventa interessante e sfaccettato il personaggio nella narrazione, più cresce l’interpretazione dell’attore che, verso la fine, offre qualche spunto di talento autentico.
Raquel, Viruca e gli altri personaggi della serie
Tutti gli elementi maschili restano parzialmente sullo sfondo rispetto alle figure femminili, quasi come se il regista avesse espresso su di loro un giudizio di disvalore.
Sono le donne a caratterizzare la trama, con una recitazione emozionale e sfaccettata, conferendo pathos alle scene più intense. In particolare Viruca – la professoressa carismatica, affascinante e ambigua – è il riflesso di una donna autonoma e intelligente, a suo modo libera e manipolatrice, convinta femminista e amata dagli studenti.

(Credits: Netflix)
Raquel, invece, combatte con il ricordo di un gravissimo lutto, e con la difficoltà di emanciparsi dalle persone più care, che finisce talvolta per tradire, per disperazione. La sostituzione della professoressa amata dagli studenti e scomparsa tragicamente è l’occasione per Raquel di uscire dall’ombra, di emanciparsi, appunto.
Entrambe sono donne rigorose e forti, che attirano le attenzioni di uomini un po’ scialbi, che hanno perso il ruolo antico di educatori e di protettori, in preda ai vizi e alla noia della vita di provincia.
Netflix ci porta a scoprire un’ambientazione inedita
Vi sembrerà che il legame con la terra, come in Élite, a tratti possa apparire irrilevante. In realtà qui è l’elemento distintivo e più apprezzabile, perché ha il merito di “illuminare” una terra praticamente sconosciuta ai più e raramente ripresa dalle telecamere: era accaduto in quel film straziante e meraviglioso che è Mare dentro, con un fantastico Javier Bardem; non ho ricordi però di altri film o serie tv ambientate in Galizia.
Non so se sia un effetto voluto dall’ideatore della serie. È vero certo anche in questa serie tv si colgono aspirazioni universali, dirette a compiacere un pubblico mainstream e internazionale. Il pregio, però, è quello di averlo fatto con una storia più intima e coerente con la location galiziana.
Analogamente può dirsi per le cosiddette telenovelate, quegli intramezzi narrativi edulcorati che spesso ci viene da criticare in ogni serie tv di provenienza iberica. In Il caos dopo di te ne vedrete molti, ma torneranno utili per ricordarvi cosa state effettivamente guardando e dove la trama è ambientata. Non tutte le telenovelate vengono per nuocere, dunque!
La Spagna laica di Il caos dopo di te
L’ultima nota va alla totale assenza della religione e del clero dalla scena – se non al momento del funerale di Viruca – cosa che, pensando alla Galizia e al suo capoluogo, è evocativo di una società spagnola profondamente cambiata.
La pressoché totale assenza d’interferenze della Chiesa cattolica fa comprendere peraltro quanto siamo diversi in Italia, pur se così vicini nelle tradizioni, nella geografia e nell’idioma. Un fattore di similitudine rimane in un certo senso, “la rabbia”, quella sepolta, e la violenza, che sotterranea fuoriesce in superficie, dinanzi a una società certamente mutata – che oggi si fa paladina di diritti universali e modello di evoluzione in Europa – che ancora risente delle influenze storiche di periodi oscurantisti.
Nel caso della Spagna, occorre sempre ricordare che il franchismo (una forma di fascismo tra le più censuranti e moralistiche) è cessato solo nel 1975, in occasione della morte di Francisco Franco, a sette anni di distanza dalla grande rivoluzione culturale del 1968 e ben trent’anni dopo la caduta di Benito Mussolini in Italia.

(Credits: Netflix)
Oggi, come accade nella serie, i giovani spagnoli vivono una condizione di maggiore distacco dai valori tradizionali e di grande laicità. Gli studenti e gli altri giovani protagonisti , difatti, quasi mai s’interrogano di religione e di provvidenza. Il rapporto con i defunti è l’unica parte, se vogliamo, trascendentale, ma anche in questo caso, non religiosa: si tratta di un rapporto diretto con i protagonisti viventi, riproposto in sogni e sovrapposizioni – come è il caso dello specchio in cui Raquel, in casa della defunta Viruca, si osserva.
Una serie che ricorderemo
In generale Il caos dopo di te – traduzione, peraltro, parzialmente errata perché impersonale, mentre il titolo in originale contempla la seconda persona, proprio a evocare un dialogo con la professoressa passata a miglior vita – è una bella trasposizione dei nostri tempi, diretta al pubblico giovanile, ma con il merito di rappresentare una storia più adulta di quanto lasci presagire il contesto scolastico di riferimento.
Quasi tutti i temi della contemporaneità vivono e sono rappresentati in questo thriller: l’emancipazione femminile, la sessualità, la corruzione della classe politica, la difficoltà di tornare alle origini e distaccarsi dalla realtà metropolitana, il rapporto e la paura della morte, il revenge porn e il filo diretto tra uomo e tecnologia. Una nota di merito per la sigla animata dei titoli di testa, accompagnata dalla canzone di Xoel Lopez La espina de la flor en tu costado, forse unico elemento e riferimento religioso più o meno indiretto in Il caos dopo di te.
Buona visione a tutti su quello che è divenuto, causa pandemia, a nostro malincuore, uno dei pochi luoghi di intrattenimento alternativo al lavoro.
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