
Rebecca, 1940 vs 2020 – Il confronto tra le versioni di Hitchcock e Netflix
Il romanzo Rebecca, scritto da Daphne Du Maurier nel 1938, è stato trasposto in numerosi adattamenti radiofonici (addirittura da Orson Welles), cinematografici e anche televisivi.
La versione più famosa è quella per il grande schermo diretta da Alfred Hitchcock nel 1940, la prima pellicola americana del futuro regista di La finestra sul cortile e tanti altri capolavori del brivido. È anche la sua prima opera a conquistare la nomination all’Oscar come miglior regia.

Rebecca: il confronto tra le due versioni (Credits: Mgm/Netflix)
L’ultimo fedele adattamento in ordine di tempo è quello attualmente distribuito in streaming da Netflix, con protagonisti Lily James (già vista in Cinderella e Baby driver) e Armie Hammer (Chiamami col tuo nome, Operazione Uncle, e purtroppo anche The lone ranger).
Il confronto tra queste due versioni di Rebecca, a 80 anni di distanza l’una dall’altra, è il coraggioso compito che ci prefiggiamo in questo articolo. Vediamo com’è andata.
La trama di Rebecca
Una giovane e ingenua dama di compagnia si innamora di un ricco e affascinante vedovo durante un soggiorno in hotel a Montecarlo.
Un attimo prima di doversi separare, lui le chiede di sposarlo e andare a vivere nella sua tenuta inglese: la ragazza, quando oltrepassa i cancelli del maniero di Manderley e viene introdotta dal marito alla numerosa servitù, si sente di vivere una fiaba.
Ma l’ostilità della governante, la signora Danvers, e la solitudine provata in mezzo a un mondo che non è il suo, fanno vacillare le certezze della novella sposa.
Il nome di Rebecca, la prima moglie del suo amato morta tragicamente un anno prima, è ancora sulla bocca di tutti e la sua presenza, che aleggia ovunque nella grande casa, sembra schiacciarla.

(Credits: Mgm/Netflix)
Il silenzio glaciale del marito sulla scomparsa di Rebecca, e il mistero che la nuova moglie vuole risolvere per sentirsi amata e al proprio posto, porterà i protagonisti a un’inaspettata girandola di colpi di scena.
Punti in comune nel confronto tra le due versioni di Rebecca
Il nome Rebecca diventa un’ossessione per la nuova signora de Winter: la sua iniziale è ricamata su fazzoletti, asciugamani, carta intestata e un po’ ovunque nella tenuta di Manderley.
Semplice nei modi e nell’aspetto e senza una personalità definita, la nuova moglie si ritrova costantemente sempre fuori luogo con la ricchezza e la nobiltà che la circondano e inizia a soffrire di solitudine.

Il poster di Rebecca (1940) e quello del 2020 di Ben Wheatley (Credits: Mgm/Netflix)
Quell’uomo affascinante, così appassionato nel corteggiarla in Costa Azzurra, una volta tornato a casa si è trasformato, rinchiudendosi in un silenzio dolente.
In definitiva, la protagonista si sente sola in mezzo a tutti, con un enorme complesso d’inferiorità nei confronti del ricordo di una donna morta. La sua paura di non essere amata è il tema centrale di questa storia. Le cose non dette tra moglie e marito fanno ruotare la vicenda in maniera eccellente e creano mistero in entrambe le versioni.
Anche se ammettiamo fin da subito che Hitchcock, quando si trattava di sciogliere di colpo la tensione, era il maestro del colpo di scena e rimane imbattuto.
Le differenze delle due versioni di Rebecca a confronto
Oggi fa sorridere scorgere in un’inquadratura gli sfondi fotografici inseriti dietro i set o le immagini della strada retroproiettate durante le scene in auto, ma dopotutto il film del 1940 è stato girato in studio a Hollywood. Il bluray e l’alta definizione sarebbero arrivati circa settant’anni dopo.
Le location della versione 2020 invece sono così ricercate e ben filmate da togliere il fiato: si parte dalla vera Montecarlo e dintorni, per poi combinare ambienti e dimore storiche riprese in Dorset, Devon e a Londra. Il tocco finale lo danno le onde indomabili delle inconfondibili scogliere della Cornovaglia. A livello di produzione, il film di Netflix punta molto del proprio potenziale sulla raffinatezza di costumi e dettagli.
Gli aspetti socioculturali nel Rebecca del 1940 e in quello del 2020
Sebbene entrambe le versioni di Rebecca lascino inalterata l’ambientazione anni Trenta della trama, l’adattamento del 2020 rende più esplicita la relazione amorosa tra i due protagonisti a Montecarlo, mentre quello del 1940 si premura di sottolineare più volte la differenza d’età tra i due.
Forse perché una volta si lasciava che i dettagli della vita di coppia rimanessero impliciti e oggi siamo meno impressionabili circa le diverse età di due innamorati. Sembra che per far presa sul pubblico contemporaneo tutto debba essere espresso più marcatamente, dalla differenza di grado sociale tra il marito nobile e la sposa popolana alla curiosità insistente di quest’ultima per la morte della prima moglie.
Rebecca del 1940 mantiene di più il contegno dei modi e il mistero che circonda i protagonisti, mentre nel 2020 vogliamo sapere tutto istantaneamente anche a costo di venire sviati.

Le coppie di protagonisti delle due versioni, ogni epoca ha il proprio fascino (Credits: Mgm/Netflix)
Oggi, anche grazie al revival portato dalla serie britannica Downton Abbey siamo abituati al confronto tra il piano dei padroni e quello della servitù all’interno di enormi tenute inglesi; Hitchcock invece mantiene anche questo più rarefatto e soffuso, più formalmente educato ma con un velo di intrigo.
I cast delle due Rebecca: il confronto tra le due versioni
I paragoni più complicati sono quelli tra i protagonisti delle diverse versioni. Il modo di recitare è cambiato molto negli anni, così come la percezione del pubblico nei confronti di determinati personaggi o situazioni. Questo vale soprattutto per la signora De Winter, ma un discorso simile si può fare anche per come è stato scritto e interpretato suo marito.
Il confronto fra Joan Fontaine e Lily James
La protagonista nel ’40, Joan Fontaine, ha una recitazione manierista ma riesce a comunicare meglio il suo essere indifesa anche se poi sviluppa il coraggio che sarà poi proprio di ogni protagonista femminile dei film di Hitchcock. C’è però da notare che in questa versione, nei momenti decisivi della trama la protagonista rimane fuori scena o sempre un passo indietro rispetto agli uomini, alla ricerca dell’abbraccio protettivo dell’amato marito.
Erano altri tempi e i ruoli di uomini e donne erano percepiti molto diversamente; non crediamo sia colpa di Hitchcock, il quale ha poi sempre contribuito a creare personaggi femminili forti.
Tutt’altra storia per la protagonista 2020 Lily James che, come una eroina di oggi prende in mano il proprio destino, interviene in prima persona e senza l’aiuto di nessuno scopre la verità. Per questo è un po’ meno credibile nei panni dell’innocente sprovveduta del prologo.
Laurence Olivier vs Armie Hammer
Il protagonista maschile di oggi, Armie Hammer, è come suo solito un concentrato di fascino statuario e caloroso, più a suo agio nell’ammaliare la futura moglie a Montecarlo piuttosto che rinchiudersi nel teso dolore del secondo atto.
Qui infatti la sua interpretazione è un più legnosa, proprio dove l’interprete originale Laurence Olivier risultava magistrale nella sua recitazione drammatica: non per niente Olivier è considerato uno dei più grandi attori di sempre, e il suo fascino virile e oscuro risulta ancora pienamente efficace ottant’anni dopo.
L’antagonista nella versione del 1940 e in quella del 2020
La governante antagonista Danvers è squisitamente spregevole in entrambe le versioni, ma la freddezza che solo la nostra contemporanea Kristin Scott Thomas le sa dare le concede un brivido in più.

La signora Danvers è una governante dallo stile glaciale e intimidatorio, in ogni versione. (Credits: MGM/Netflix)
Lo scontro tra le due donne è più acceso nel nuovo film; si parla più volte di licenziamento, mentre l’inganno del costume per il ballo è più sottile forse perché la protagonista è rappresentata come meno ingenua rispetto al personaggio originale.
La regia
Anche per quanto riguarda la regia il confronto tra le due versioni di Rebecca si fa interessante. Per quanto il giovane Hitchcock avvolga l’intera vicenda in un’aura misteriosa, con giochi di luce tra chiaro e scuro in un glorioso bianco e nero, la versione 2020 di Rebecca è più esplicitamente dark (vi sono scene di sonnambulismo e incubi vividi). Ovviamente c’è un cameo del famoso regista anche nel film del 1940: è visibile per qualche secondo all’interno di una cabina del telefono, inquadrato dietro a un personaggio.
La nuova versione in streaming è, come a volte capita, un riuscito aggiornamento arricchito di fascino e elementi produttivi che incantano. Dietro la macchina da presa stavolta c’è il britannico Ben Wheatley, che ha lavorato prevalentemente per la tv e per il grande schermo ha realizzato per ora soltanto l’apprezzato High-rise con Tom Hiddleston.
Nelle intenzioni dell’autrice, Rebecca era da considerarsi un romanzo gotico alla Cime Tempestose, quasi una fiaba macchiata da toni horror; tenendo presente questo, a nostro parere non vi è una trasposizione cinematografica che prevalga, ma semplicemente possono considerarsi complementari e destinate a platee diverse.
Chi vuole scoprire uno dei primi capolavori di Alfred Hitchcock, pieno di pathos e simbolismo, sceglierà il film classico.
Chi invece vuole apprezzare una bella storia in una confezione patinata e aggiornata lo può fare col nuovo Rebecca targato Netflix.
Entrambe le pellicole sono avvincenti, ma alcuni aspetti sono più riusciti nella vecchia versione mentre altri sono più curati in quella nuova.
Fate come noi e guardatele entrambe, non è detto che anche allora saprete scegliere la vostra preferita!
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