Product placement – Top 5 dei peggiori utilizzi di un brand al cinema


Oggi come ieri, i product placement sono vitali nel mondo del cinema, in particolare per quello a stelle e strisce. Con produzioni dai budget sempre più esagerati, avere qualcuno che fornisca materiale di scena o che paghi per avere un proprio logo da qualche parte può fare davvero la differenza.

Se in più regista e sceneggiatori riescono a contestualizzare bene il marchio, magari lavorando in sinergia con il brand in questione, i risultati possono essere davvero memorabili.

Oggi, però, non vi parlerò di nessuno di questi casi.

Product placement, croce e delizia del cinema

Chiunque abbia sognato di indossare le scarpe di Marty in Ritorno al futuro parte II non voleva semplicemente delle calzature autoallaccianti: voleva quelle specifiche Nike. È un tipico esempio di product placement fatto bene, come fatti bene sono quelli riguardanti il pallone della Wilson in Cast Away o gli uffici di Poste italiane in Benvenuti al Sud: sono parte integrante della trama. Averli contestualizzati bene rende il livello di forzatura percepita molto basso.

Le cose iniziano a farsi un po’ diverse quando parliamo di Apple, che vieta alle produzioni di far utilizzare il proprio marchio ai cattivi di un film. Si entra direttamente nel ridicolo invece se citiamo Hyundai nella serie The walking dead. Ci avete mai fatto caso che – in un mondo in cui ogni cosa è coperta di un misto di sangue, fanghiglia e interiora – le auto dei nostri eroi sono sempre scintillanti?

Top 5 Product placement più brutti mai visti al cinema

In questo articolo, potevo forse parlarvi dei product placement fatti bene? Naturalmente no. Quelli che vedremo oggi sono i cinque esempi di product placement peggio realizzati nella storia del cinema recente. A mio avviso, si intende.

E, nonostante mangiare e bere siano tra i gesti più naturali che ci siano (“un’azione autoriferita”, per i fan di Boris) scoprirete con sorpresa che sono proprio cibi e bevande a dominare questa Top 5 dei peggiori product placement.

Partiamo con uno sconsigliatissimo titolo italiano.

5. Operazione vacanze, 2012 (Grana padano)

Lo sfondo è quello di un villaggio vacanze, con Enzo Salvi che urla: “Riempitevi la mano con il Grana padanooo!”. “Che dà energia e non ingrassa!”, gli fa eco un effervescente Jerry Calà. E subito l’inquadratura si sposta, zoomando sul prodotto. No, non è uno spot. O meglio: sì, ma è parte integrante di Operazione vacanze, diretto da Claudio Fragasso. Esatto: quello di Troll 2, assoluta perla del trash internazionale.

Jerry Calà - Operazione vacanze - Il terribile product placement del Grana padano

(Credits: Iervolino entertainment)

Tra l’altro, un etto di questo “cibo sano che non ingrassa” vale 400 calorie e contiene 29 grammi di grassi. Chiedete al vostro nutrizionista cosa ne pensa. La marchetta al Grana padano è talmente assurda da far impallidire i rimandi a una precisa marca di accendifuco di Il sottile fascino del peccato (se non sapete che film sia, meglio per voi). Ma questo Operazione vacanze in sé, com’è? Pare che Jerry Calà l’abbia definito il più brutto che abbia mai girato, e l’unico che non rifarebbe. E stiamo parlando di un attore che ha nel curriculum un film in cui un pollo di dodici metri vorrebbe fare sesso con lui.

4. Daredevil, 2003 (Heineken)

Prima di spendere 45 milioni di dollari perché James Bond rinunciasse al Martini per bere una delle proprie birre in Skyfall – e prima di tornare a collaborare con il personaggio per il recente spot legato a No time to die – Heineken aveva organizzato questo delicatissimo product placement nel Daredevil con Ben Affleck.

Joe Pantoliano (Ben Urich) beve una Heineken. Ottimo product placement,se non fosse che a una festa dell'alta società sembra difficile poterne trovare una

(Credits: Fox)

Joe Pantoliano (che interpreta il giornalista Ben Urich) partecipa a un party tra ricconi, in cui però si beve birra industriale che nel supermercato più caro della mia zona costa poco meno di un euro e 50 a bottiglia. La scena non arriva sul podio perché dura una frazione di secondo, ma immaginare che i miliardari a New York organizzino le feste come un gruppo di universitari di Padova lo rende, in ogni caso, degno di una posizione di tutto rispetto.

3. Io, Robot, 2004 (Converse)

In Io, Robot il product placement inizia a farsi selvaggio. Tant’è che è nato un ballottaggio interno al film: è più sfacciato e meno contestualizzato lo spottone della Audi – che il protagonista guida in una delle scene di inseguimento più plasticose di sempre – o quello della Converse? Dopo un’attenta analisi, l’hanno spuntata le scarpe. Del, il personaggio di Will Smith, all’inizio del film si fa spedire un modello di Converse All Star di trent’anni prima (“Le migliori!”), e decide di portarle per tutta l’indagine.

Il product placement delle All star Converse in Io, robot, con Will Smith

(Credits: Fox)

Casualmente, ogni tanto si imbatte in qualcuno che nota le scarpe, sgrana gli occhi di fronte alla bellezza di una calzatura così… boh, calzaturosa? per poi lasciare che il film prosegua come se nulla fosse. Medaglia di bronzo per il placement hollywoodiano che più si avvicina al carosello del whisky Vat 69 in Febbre da cavallo.

2. World War Z, 2013 (Pepsi)

Chi ci segue da qualche anno forse si ricorderà della stroncatura di World War Z. Il film è piaciuto grossomodo a tutti. A me, proprio no. Colpa dell’ultima parte, che rovina irrimediabilmente un titolo fino a quel momento non eccezionale, pieno di difetti ma davvero piacevole. Il momento esatto in cui ho deciso di smettere di chiudere un occhio sulle magagne del film ha un suono preciso: la sgasatina tipica di una bibita in lattina appena aperta.

Il product placement Pepsi in World War Z

(Credits: Paramount pictures)

In questo caso, la Pepsi che Brad Pitt decide di bersi in tutta tranquillità circondato dagli zombie. Una scena che arriva all’improvviso, senza un minimo di preparazione e in un film che manca completamente di quel piglio ironico che l’avrebbe resa tollerabile. Quello che abbiamo imparato da World War Z è che si può sopravvivere tranquillamente a un aereo che precipita dopo essere stato dilaniato da una granata, se indossi le cinture di sicurezza. È ai cali di zuccheri che bisogna fare attenzione.

1. Transformers 4 – L’era dell’estinzione, 2014 (Yili)

Presente anche nel terzo film della saga, in Transformers 4 il brick di Shuhua milk prodotto dalla Yili è contestualizzato nella maniera meno naturale possibile. La scena è questa: Joshua Joyce, sorta di Steve Jobs interpretato da uno Stanley Tucci con il mutuo incombente, deve portare agli Autobot il classico oggetto che non deve cadere nella mani sbagliate: un ordigno pesante qualche decina di chili. Per fare questo, deve raggiungere un tetto di Hong Kong, sperando di non incappare nei nemici. Giunto in cima, ha due scelte: nascondersi e attendere gli alleati al sicuro, oppure aprire un frigo convenientemente posizionato sul tetto e scolarsi un bel Shuhua milk a favore di camera?

Che domande.

Transformers 4 - Il product placement del latte Yili con Stanley Tucci

(Credits: Paramount pictures)

E voi che ne pensate? Vi vengono in mente product placement cinematografici peggiori? Oppure raccontarci i vostri preferiti? Fatecelo sapere!

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