Happy! – Dal fumetto di Morrison e Robertson alla serie Netflix tra sangue e unicorni


Cosa succede quando la mente immaginifica di Grant Morrison incontra la matita senza fronzoli di Darick Robertson? La risposta è Happy!, miniserie di 4 numeri pubblicata da Image comics tra 2012 e 2013, in cui realtà e fantasia s’incontrano nel modo più bizzarro e imprevedibile che si possa immaginare.

Lo stesso Grant Morrison, insieme allo sceneggiatore e regista Brian Taylor, ha poi trasformato il fumetto in una serie di due stagioni prodotta da Syfy e Netflix tra 2017 e 2019. Andiamo a scoprire insieme similitudini e differenze tra le due opere, ma attenzione agli spoiler!

Il primo incontro tra Nick e Happy

Nick Sax è un ex poliziotto, caduto in disgrazia al punto di diventare un assassino prezzolato al soldo del miglior offerente. Questo fino alla notte in cui, in fin di vita per un infarto durante uno dei suoi “lavori”, agli occhi di Nick appare un piccolo unicorno blu che dice di chiamarsi Happy.

La strana creatura immaginaria – che ovviamente il pragmatico ex poliziotto ritiene frutto della sua mente devastata da droghe, alcol e farmaci – sostiene di essere l’amico immaginario di una bambina che ha bisogno dell’aiuto di Nick perché è stata rapita da un uomo malvagio.

A sinistra la cover di Happy! 1 (Credits: Image Comics), a destra la locandina della serie (Credits: Syfy/Netflix)

A sinistra la cover di Happy! 1 (Credits: Image comics), a destra la locandina della serie (Credits: Syfy/Netflix)

La storia prosegue sostanzialmente parallela tra fumetto e serie fino a quando, per convincere Sax all’azione, Happy rivela che la bambina in questione è proprio la figlia di Nick, della quale lui ignorava l’esistenza essendo separato dalla moglie da oltre dieci anni.

Il finale del fumetto (e della prima stagione della serie Netflix)

In fuga da chi lo vuole morto mentre il tempo scorre inesorabile, nella serie Nick si lancia alla disperata ricerca del luogo dov’è tenuta prigioniera Hailey, riuscendo a trovarlo solo dopo numerose peripezie, mentre nel fumetto al sua impresa è molto semplificata dal fatto che Happy sa dove si trova la bambina.

Nel finale del comic book – che coincide con quello della prima stagione televisiva – Nick affronta e sconfigge il Babbo Natale malvagio che aveva rapito i bambini grazie all’aiuto degli amici immaginari convocati da Happy, prima di cadere a terra (apparentemente) senza vita.

Happy! – Dal fumetto alla serie tv

La presenza di Grant Morrison alla guida della serie ha garantito una trasposizione sostanzialmente fedele dell’opera a fumetti, che è stata ampliata in diverse direzioni essendo praticamente un condensato di quello che accade nella serie tv.

Happy! (Credits: Syfy/Netflix)

Happy! (Credits: Syfy/Netflix)

Differenze di trama

Ovviamente, alla fine della prima stagione Nick non muore, mentre nel fumetto si direbbe proprio di sì. Stesso destino per il boss mafioso Blue, artefice della rovina di Sax e mandante del rapimento dei bambini, ucciso dalla detective McCarthy (ex collega/amante di Nick) che invece nella serie lo fa arrestare.

Queste due differenze sono funzionali al proseguimento della storia nella serie tv. Invece della misteriosa password per accedere a denaro o informazioni segrete come credeva, l’eredità di famiglia ricevuta da Blue si rivela essere lo spirito di Orcus, antico dio romano della morte, di cui diventa portatore.

Un’entità che nel corso della seconda stagiorne assume importanza crescente, svelando il proprio ruolo nel travolgente successo di Sonny Shine, star televisiva di show per bambini che ha costruito la propria fortuna trovando il modo di ricattare chiunque trovasse sulla propria strada.

Differenze di stile

L'unicorno Happy nella versione Netflix

(Credits: Syfy/Netflix)

La seconda stagione della serie, esplorando nuovi terreni rispetto al fumetto, segna anche un progressivo cambio di stile: dopo il Natale – con atmosfere che ricordano il film Babbo bastardo – si passa alla Pasqua, in una sorta di American Gods delle festività che sconfina abbondantemente nell’assurdo più sfrenato.

Già dalla prima stagione, diversamente dal fumetto, l’abbondantissima violenza della serie risulta digeribile e divertente perché grottesca, ridicola, che non si prende sul serio a differenza di quanto accade in serie come Preacher o The Boys.

Man mano che si va avanti, però, allo spettatore è richiesta una crescente dose di sospensione dell’incredulità, come al protagonista: più Nick crede a Happy, infatti, più riesce a fare cose impossibili. Ma come dargli torto? Dopo tutto si deve scontrare con gli Wishee di Sonny Shine, che sono praticamente una versione malvagia dei Teletubbies

I personaggi di Happy!

Come dicevamo, se la storia pubblicata da Image comics dura appena quattro numeri, la versione Netflix si snoda su due stagioni da 18 episodi totali. Avendo più spazio a disposizione, tutti i personaggi sono più approfonditi nella serie rispetto al fumetto.

Nick Sax

Il primo a beneficiarne è Nick, che rimane lo stesso sbandato, burbero e violento, ma in versione televisiva è quanto meno stemperato da un po’ di sarcasmo e autoironia, anche grazie alla bella prova di Christopher Meloni (provate voi a recitare parlando tutto il tempo con un unicorno blu in Cgi…).

L'unicorno blu Happy

(Credits: Image comics)

Le situazioni in cui Nick si viene a trovare, del resto, aiutano: è sempre ferito, sporco, mal vestito, frequentemente nudo o semi nudo, senza considerare che per lui è più facile affrontare uno scontro a fuoco che un dialogo con la sua ex moglie o l’insegnante di sua figlia.

Nel fumetto, però, almeno prima che Blue lo incastri mostrando alla moglie le sue foto con l’amante, Nick non sembra lasciarsi andare a episodi di violenze e abusi che invece commette nella serie, dove è ritratto sostanzialmente come una furia inarrestabile che ha faticato tutta la vita a controllare i suoi istinti.

Gli altri personaggi

Hailey e Amanda, che nel fumetto sono semplici comparse, nella serie hanno vita propria e contribuiscono non poco alla riuscita dell’opera. Il background di Nick e degli altri personaggi, del resto, nel comic book è raccontato in un unico breve flashback che occupa lo spazio di poche vignette.

Anche Meredith McCarthy – che in originale sia chiama Maireadh – è più approfondita rispetto alla sua controparte cartacea, anche se meno decisa nel suo confronto con Blue, che la tiene sotto scacco minacciando di uccidere la madre malata.

Quanto ai cattivoni, la famiglia mafiosa di cui fa parte Blue nel fumetto si chiama Fratelli, modificato in Scaramucci probabilmente perché l’originale sarebbe suonato abbastanza ridicolo a un pubblico italiano, mentre Smoothie acquista una inquietante tridimensionalità anche grazie all’interpretazione di Patrick Fischler, il Duncan Todd della terza stagione di Twin Peaks.

Happy! – Conclusioni

In definitiva, il fumetto è un’opera avvincente, ben scritta e disegnata, ma che forse avrebbe richiesto un po’ più spazio per esprimere al meglio il proprio potenziale. Da questo punto di vista, la serie rende giustizia a diversi personaggi e alla trama, grazie al suo respiro più ampio.

Pur accolta inizialmente dal favore del pubblico, la serie è stata cancellata dopo la seconda stagione, lasciando l’opera non conclusa e sospesa su un finale tristemente incompiuto. Da notare inoltre che non tutte le nuove trame sono ugualmente riuscite, e che in alcuni momenti c’è il forte sentore di episodi e sviluppi introdotti con il solo scopo di “allungare il brodo”.

Visto che siamo in tema natalizio, pur decisamente fuori stagione, se volete fare un regalo a voi stessi leggete il fumetto oppure guardate la prima stagione. La seconda, volendo, può restare dov’era: nel regno della fantasia insieme a Happy e agli altri amici immaginari.

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