
Preacher – Ennis & Dillon vs Amazon Prime: fumetto e serie tv a confronto
Dopo l’Inferno di Devilman e il Purgatorio di Daredevil, è arrivato il momento di varcare i cancelli del Paradiso insieme a Preacher. Il nostro viaggio in tre atti si conclude infatti con il confronto tra la serie Amazon Prime e il fumetto di Garth Ennis e Steve Dillon.
Per noi, tuttavia, il Regno dei Cieli potrebbe rimanere un miraggio, perché la serie creata da Evan Goldberg, Seth Rogen e Sam Catlin non esce benissimo dal confronto con il fumetto. Quindi preparatevi a una certa dose di perplessità, oltre alla presenza ormai consueta di spoiler.

Preacher (Credits: Luca Rasponi)
La trama di Preacher
È noto che gli show tendano a prendere le storie, smontarle e ricomporle per adeguarle alle esigenze di sceneggiatuta e produzione. Da questo punto di vista, Preacher non fa eccezione: numerose sottotrame presenti nel fumetto sono anticipate, posticipate o modificate.
Qualche esempio? Odin Quincannon e la sua fabbrica (prima stagione) non si trovano a Annville bensì a Salvation, dove Jesse arriverà molto tempo dopo; inoltre la cittadina non è rasa al suolo dall’incidente mostrato nella serie, ma dall’arrivo di Genesis.
Eugene Root tenta il suicidio che lo trasforma in Facciadiculo per imitare il suo idolo, Kurt Cobain. L’incontro con les enfants du sang della terza stagione nel fumetto avviene nel lontano passato di Cassidy, mentre l’assedio di Masada (quarta stagione) è collocato molto prima nel fumetto.
In questo processo si perde molto della storia originale, e non per ragioni di sintesi: 43 episodi di un’ora sarebbero bastati per una trasposizione fedele dei 66 albi a fumetti. Si tratta invece di scelte autoriali, come dimostra la grande quantità di sviluppi aggiunti nella serie.
Ad esempio: Eugene non finisce all’Inferno, quindi addio alla sottotrama di Hitler & co. Nel fumetto Tulip e Jesse non si lasciano, né lei sposa un altro uomo, con tanti saluti a buona parte degli sviluppi di New Orleans – anche perché nella storia originale Cassidy non ha alcun figlio.
Questa libertà nella gestione del materiale originale non ha solo la conseguenza, tutto sommato trascurabile, di spiazzare chi ha letto il fumetto. Il problema è che allontana la storia – e di molto – dal senso che le avevano dato Ennis e Dillon, come dimostrano in particolare i personaggi.

(Credits: Amc/Amazon Prime)
I protagonisti di Preacher
Nella serie tv, sostanzialmente, Jesse è uno scavezzacollo un po’ hipster, che sa cavarsela in ogni situazione grazie all’intuito e al talento per le risse. Nel fumetto invece è un vero duro texano, con pregi e difetti che comporta un simile archetipo.
Tanto per capirci, non scende né scenderebbe mai a patti con il Graal o Herr Starr, non fa né farebbe team up con Jodie e T.C. – gli uomini che hanno ucciso suo padre – figuriamoci un patto con Madame L’Angelle.
Ma probabilmente è Tulip il personaggio che esce più “tradito” dalla serie, dove è caratterizzata piuttosto banalmente come una bad girl. Nel fumetto, invece, è una donna tutta d’un pezzo, capace di tenere testa al “macho texano” non solo con una pistola in pugno, ma anche facendogli capire l’arretratezza di certe sue posizioni sessiste, persino a farlo ricredere.
Per fare un esempio, la Tulip del fumetto non resterebbe chiusa in casa ad aspettare che Jesse vada in cerca di Dio da solo, come accade nella seconda stagione. Se non fosse d’accordo farebbe di tutto per dissuaderlo, mentre in caso contrario sarebbe al suo fianco fino alla fine del mondo.
Nel fumetto l’amore tra Jesse e Tulip è degno di un dramma shakespeariano: romantico fino alle lacrime, messo a repentaglio da episodi tragici e momenti di sofferenza profonda, ma mai dalle piccole/grandi difficoltà della vita quotidiana (litigi, questioni familiari, tradimenti).
Paradossalmente, rispetto alle loro controparti nella serie, nel fumetto Jesse e Tulip fanno una vita più normale: non sono criminali incalliti, si limitano a rubare qualche auto per sopravvivere. Ma è il loro amore a renderli speciali: la passione, la fedeltà e la fiducia che li legano oltre ogni ostacolo.
Gli altri personaggi
Anche Cassidy – nonostante l’irresistibile interpretazione di Joseph Gilgun – subisce un processo di mutamento non indifferente. Nella serie di fatto è un simpatico burlone, mentre nel fumetto si rivela un vero bastardo, che saprà redimersi solo nel finale non prima di uno scontro fatale con Jesse.
A essere diversi non soltanto i protagonisti, ma anche i comprimari. Il padre di Jesse non è un predicatore, ma un reduce dal Vietnam. La madre, diversamente dalla serie, non muore a Angelville ma viene ritrovata molti anni dopo da Jesse, che credeva fosse stata uccisa.
Madame L’Angelle, la nonna di Jesse, non è una strega vudù, ma una fanatica cristiana affiliata al Graal – e qui probabilmente gli autori della serie si sono voluti risparmiare la scomunica. È lei che costringe Jesse a diventare pastore, non è lui a fare questa scelta per seguire le orme del padre.
Nel fumetto non c’è alcun Sidney: l’angelo della morte altri non è se non il Santo degli Assassini, che dopo aver assunto questo ruolo uccide addirittura Satana in persona (!). Il pistolero non perde mai le sue armi, ma – diversamente rispetto alla serie – il potere di Genesis funziona anche su di lui.
A questo proposito, Ennis inventa diversi stratagemmi per far sì che Jesse non vinca troppo facilmente ogni confronto grazie al suo potere, ma nulla di così smaccato come il traffico di anime introdotto nella serie, che non ha alcun corrispettivo nel fumetto.
Lo stile di Preacher
Probabilmente è proprio questa superficialità il principale difetto della serie. Il fumetto è un concentrato di pathos a tratti esorbitante, con momenti di una profondità lacerante, che il buon Ennis giustappone a violenze e volgarità di ogni genere per far sì che colpiscano ancora più duro grazie al contrasto.
Anche nella serie – seppur stemperata rispetto agli eccessi del fumetto – assistiamo comunque a scene dal grande potenziale emotivo, come la morte di alcuni tra i personaggi principali… eppure tutto scivola via così, con una battuta brillante o comunque senza riuscire a fare breccia nel cuore dello spettatore.
Ad esempio, quando Tulip muore, uno dei momenti più drammatici del fumetto – un cliffhanger mozzafiato nell’ultima pagina di un albo – si risolve in una scena piuttosto tiepida, perché Jesse ha già in mano la soluzione per riportarla indietro.

A sinistra la cover di Preacher 1 (Credits: Vertigo/DC Comics), a destra la locandina della serie Preacher (Credits: Amc/Amazon Prime)
È un po’ come paragonare un capolavoro di Sergio Leone o Quentin Tarantino a un buon film d’azione. La serie è ben fatta come la maggior parte dei prodotti di oggi, ma non ha un’anima. O meglio ce l’ha, ma è talmente annacquata rispetto a quella del fumetto che non può fare a meno di deludere chi lo ha letto.
Alla fine forse è tutto qui: le serie ha riscosso un discreto successo, è piaciuta anche molto a chi non ha letto l’opera originale e ha ricevuto gli inevitabili elogi degli autori del fumetto. Ma, come The Boys, ha il difetto imperdonabile di trasformare l’introspezione in autocompiacimento, la profondità in arguzia, la violenza da strumento narrativo a elemento estetico.
Se davvero volete prendere a morsi le nuvole del Paradiso, quindi, vi toccherà recuperare Preacher a fumetti. Ovviamente il mio è solo un consiglio, ma fate attenzione: un giorno alla vostra porta potrebbe arrivare Jesse Custer a ordinarvi di farlo con il potere di Genesis.
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