Daredevil dal fumetto alla serie Netflix


foto di Luca Rasponi

(Credits: Luca Rasponi)

Il diavolo di Hell’s Kitchen. L’uomo senza paura. Diavolo custode. Daredevil ha molti nomi e altrettante vite, ma per lungo tempo la sua gloriosa carriera a fumetti non ha avuto corrispettivi all’altezza sul piccolo o grande schermo. Fino al 2015, quando Netflix ha portato Daredevil dal fumetto alla serie tv Marvel’s Daredevil.

Già, perché lo show in tre stagioni creato da Drew Goddard è riuscito finalmente a offrire ai fan di lungo corso – e non solo a loro – una trasposizione degna di un personaggio profondo e complesso, attingendo a piene mani dal lavoro di un autore che lo ha plasmato come nessun altro: Frank Miller.

Andiamo quindi a scoprire le fonti della serie Netflix, similitudini e differenze con il fumetto, nella seconda tappa del nostro viaggio dantesco dall’Inferno al Paradiso. Dopo gli abissi di Devilman, è il momento di conoscere il Purgatorio personale di un avvocato newyorkese di nome Matt Murdock.

Daredevil dal fumetto alla serie – La prima stagione

I primi 13 episodi di Marvel’s Daredevil si ricollegano naturalmente al primo numero della testata a fumetti (aprile 1964), scritto da Stan Lee e disegnato da Bill Everett, che creò il costume giallo delle origini sostituito appena 6 numeri dopo da quello attuale, ideato da Wally Wood.

Com’era in uso all’epoca, tuttavia, alle origini dei personaggi erano dedicate appena poche pagine. Sarà compito della coppia composta da Frank Miller e John Romita Jr. ampliare e approfondire queste origini nella miniserie di cinque numeri The man without fear (1993/94), sulla scia di quanto già fatto dallo stesso Miller per Batman qualche anno prima con Year one.

Daredevil dal fumetto alla serie: The man without fear #1 (Credits: Marvel)

Daredevil dal fumetto alla serie: The man without fear #1 (Credits: Marvel)

The man without fear

In questo volume – splendido e terribile come ogni grande storia con protagonista il tormentato supereroe cieco – si ritrovano quasi tutti i personaggi e gli elementi narrativi della prima stagione della serie Netflix.

L’incidente con i materiali radiottivi che priva Matt della vista e gli conferisce i poteri, l’omicidio del padre Battlin’ Jack Murdock, l’addestramento con Stick, gli anni del college insieme a Foggy, il traffico di esseri umani di Kingpin e il giornalista Ben Urich, che nel fumetto scrive per il Daily Bugle invece che per il Bulletin e per sua fortuna non viene ucciso dal gangster.

A completare il quadro delle fonti della prima stagione ci sono anche i primi albi della run di Miller sulla serie regolare di Daredevil (numeri 168-191, 1981/83), che lo lanciò all’attenzione del grande pubblico. Qui si ritrovano – oltre a vari sviluppi di trama “ricombinati” nella serie – anche il criminale di bassa lega Turk Barret e Josie’s, il locale dove si incontrano Matt, Foggy e Karen.

Daredevil dal fumetto alla serie – La seconda stagione

La storica run di Miller sulla serie regolare di Daredevil – poi affiancato ai disegni da Klaus Janson – diventa nella seconda stagione la fonte principale della serie Netflix: è qui, infatti, che si raccontano gli incontri/scontri con il Punitore, Elektra e la Mano.

La battaglia con Frank Castle, tuttavia, attinge anche allo story arc di Garth Ennis Una banda di idioti, dove l’irriverente sceneggiatore nordirlandese si diverte a mettere in scena il dilemma morale insuperabile per Matt Murdock a cui la serie rende omaggio con la sequenza dell’omicidio di Grotto – altro personaggio milleriano – ad opera del Punitore.

Daredevil dal fumetto alla serie: Daredevil by Miller & Janson (Credits: Marvel)

Daredevil dal fumetto alla serie: Daredevil by Miller & Janson (Credits: Marvel)

Elektra Natchios, manco a dirlo, è un altro personaggio creato da Frank Miller, forse il più riuscito nella sua gestione dell’Uomo senza paura. Anche la letale ninja di origini greche, che nell’amore per Matt ha forse l’unica possibilità di redenzione dalla scia di morte porta con sé, è ricreata nella serie in modo decisamente fedele al fumetto.

Elektra, i Casti e la Mano

Alcune differenze comunque ci sono: nel fumetto Elektra non è stata adottata come nella serie ma è davvero figlia dei Natchios, e Stick non la addestra da bambina ma solo dopo la morte di suo padre. Questo fa di lei non una guerriera nata, ma una persona che smarrisce la strada dopo la perdita dell’amato genitore.

È proprio questa la causa dell’addio a Matt ai tempi del college: nel fumetto, infatti, Elektra non rapisce Roscoe The Fixer Sweeney, il mandante dell’omicidio di Jack Murdock, di cui Matt si è già “vendicato” nella sua prima uscita come Daredevil.

La guerra tra i Casti e la Mano – che si conclude nella serie The Defenders – è piuttosto simile, con Nobu nel ruolo dell’implacabile Kirigi del fumetto e una differenza importante: Elektra è uccisa da Bullseye e non dall’esercito di ninja, che non la riportano indietro dalla morte. A farlo sono i Casti, regalandole una seconda vita all’insaputa di Matt, che disperato continuerà a cercarla invano.

Daredevil dal fumetto alla serie – La terza stagione

La terza stagione di Marvel’s Daredevil ha la sua principale fonte nella seconda, eccellente run di Frank Miller sulla serie regolare: in particolare è lo story arc Rinascita (numeri 227-233, 1986), disegnato da David Mazzucchelli, a fornire la maggior parte del materiale allo show di Netflix.

I buoni

In questa storia, una disperata Karen Page ridotta alla tossicodipendeza in Messico, dopo un fallimentare tentativo di carriera a Hollywood, vende il segreto di Matt a uno spacciatore, che lo riporterà nientemeno che a Kingpin.

Daredevil dal fumetto alla serie: Born again (Credits: Marvel)

Daredevil dal fumetto alla serie: Born again (Credits: Marvel)

Da qui nasce il piano con cui il gangster riesce a mettere Murdock alle corde, distruggendo la sua vita personale e la reputazione di Daredevil. Grazie a una battaglia disperata e al ricongiungimento con l’amata Karen, Matt riesce infine a spuntarla anche grazie all’aiuto inaspettato del peso massimo Capitan America (niente di meno!).

Lo sviluppo della serie Netflix è differente: anche se diversamente dal fumetto si è macchiata dell’omicidio di James Wesley, Karen non tradisce davvero il segreto di Matt, anche se sente di averlo fatto quando va ad affrontare Kingpin. Inoltre, non abbandona mai del tutto i suoi amici nemmeno durante la breve parentesi al Bulletin.

Il suo personaggio, in generale, è dotato di un solido background – in cui la dipendenza è spostata indietro, agli anni dell’adolescenza – ed è molto più approfondito rispetto al fumetto, dove compare fin dai primi numeri con il ruolo della segretaria indifesa di Nelson & Murdock, innamorata di Matt che la ricambia ma sceglie di non dichiararsi per proteggerla dai rischi della sua seconda vita.

In una stagione davvero corale, anche Foggy è maggiormente valorizzato e approfondito rispetto al fumetto, dove poco o nulla si sa della sua famiglia e della sua vita privata. Un personaggio che esce ridimensionato dalla serie è invece Melvin Potter, criminale precedentemente noto come Gladiatore che anche nel fumetto fabbrica su ordine di Kingping il costume per il falso Daredevil.

I cattivi

Eccoci dunque arrivati ai villain: l’instabile Benjamin Poindexter è forse il personaggio meno fedele alla sua controparte cartacea. La vera identità dello spietato Bullseye non si scopre mai nel fumetto – dove lui stesso dice che Ben Poindexter è solo “uno dei suoi tanti nomi” – e la sua alleanza con Kingpin è consapevole, non frutto di una manipolazione.

Nei fumetti, inoltre, non è il gangster a rendere l’assassino semi-paralizzato, ma lo stesso Daredevil, che lo lascia cadere da una grande altezza furioso per l’assassinio di Elektra, per la quale si sente in colpa avendo lui stesso salvato Bullseye da morte certa pochi numeri prima.

Da notare inoltre che nel fumetto non è il celebre villain, ma un criminale qualunque precettato da Kingpin, a interpretare la parte del falso Daredevil. Oltre a Born again, in ogni caso, il duello finale con Wilson Fisk attinge ancora una volta dalla parte iniziale della prima run di Miller sulla serie regolare.

Qui è Vanessa personaggio molto più nobile rispetto alla serie, dove di fatto si rende complice dei crimini di Kingpin – che spinge Fisk a collaborare con le autorità per riscattarsi, ma le cose prendono una direzione imprevista e Vanessa rimane uccisa (o così crede Wilson). Tuttavia, anche nel fumetto lo scontro si conclude con un “accordo di non belligeranza” tra Kingpin e Daredevil, pur con diverse condizioni.

A sinistra la cover di The man without fear (Credits: Marvel), a destra la locandina della serie Marvel's DareDevil (Credits: Netflix)

A sinistra la cover di The man without fear (Credits: Marvel), a destra la locandina della serie Marvel’s DareDevil (Credits: Netflix)

Daredevil dal fumetto alla serie – Conclusioni

L’intepretazione magistrale di Wilson Fisk da parte di Vincent d’Onofrio è solo la punta dell’iceberg di un casting azzeccato in ogni scelta, che unito a una sceneggiatura impeccabile, a tratti funambolica nella terza stagione, ha decretato la grande e meritata fortuna di questa serie.

Una fortuna dovuta in buona parte anche alla fedeltà al fumetto, non nel senso pedissequo del termine ma nella sostanza: un po’ come Christopher Nolan per Batman, anche Drew Goddard ha saputo andare all’essenza dei personaggi e delle storie narrate, operando fisologiche scelte di sintesi senza per questo recidere i legami con la matrice originaria del racconto.

Lo show Netflix ha rielaborato con grande rispetto il lavoro di Frank Miller su Daredevil, in particolare The man without fear, la run sulla serie regolare e Born again.

Il miglior modo per rendere finalmente giustizia – è proprio il caso di dirlo – al Diavolo di Hell’s Kitchen.

+ Non ci sono commenti

Aggiungi