Aspettando gli Oscar – Tre manifesti a Ebbing, Missouri


Tre Manifesti a Ebbing, Missouri è un film drammatico del 2017, diretto da Martin McDonagh, con Frances McDormand (This must be the place), Woody Harrelson (True Detective, Hunger Games) e Sam Rockwell (Guida galattica per autostoppisti).

Dopo essersi aggiudicato 5 su 9 premi al BAFTA e 4 su 6 Golden Globes, vedremo quante statuette pelate sulle 7 nomination si porterà a casa la prossima settimana con gli Academy Awards. Il film è candidato come Miglior Film, Migliore Attrice protagonista, Migliore Attore non protagonista (sia per Sam Rockwell che per Woody Harrelson), Migliore Colonna Sonora originale (ad opera di Carter Burwell), Miglior Sceneggiatura e Film Editing.

La violenza sulle donne, la corruzione della polizia, il sensazionalismo dei media: check, check, check. I temi sociali li abbiamo.

La sofferenza di una madre, il dolore della malattia, i tentativi di redenzione: check, check, check. L’introspezione pure.

Mildred (Frances McDormand) è una madre tormentata dalla perdita di sua figlia Angela, stuprata e trucidata un anno prima ma ancora senza un arresto che – spera – possa darle la pace che cerca. Dopo sette mesi di silenzio da parte del corpo di polizia della sua piccola città del Missouri, Ebbing, decide di riaccendere il faro dell’opinione pubblica sul caso di sua figlia stuzzicando la sete di sensazionalismo tipica dei media: sulla strada che collega la sua casa con il centro della città, i tre cartelloni pubblicitari in disuso diventano la sua arma. Sui tre manifesti fa affiggere tre frasi a sfondo rosso: “Stuprata mentre stava morendo”, “E ancora nessun arresto”, “Come mai, sceriffo Willoughby?”. L’opinione pubblica si riaccende sull’argomento, ma si divide tra sostenitori e detrattori di questo gesto.

My daughter Angela was murdered 7 months ago, it seems to me the police department is too busy torturing black folk to solve actual crimes. ~Mildred Hayes

Questo film mi è apparso come un solido polièdro traslucido. I fatti descritti, i riferimenti sociali e culturali, i richiami a situazioni che sentiamo distrattamente al telegiornale sono qui evidenziati al neon dalla caratterizzazione a tutto tondo dei personaggi, dalla loro vita e dalla loro psiche che ci è permesso vedere tramite un vetro leggermente opaco e da un paio di lettere con voce off-screen. I personaggi del film si mostrano, si scoprono, mordono e poi crescono, sperano e soffrono. Come l’ambiente intorno a loro sembrano aridi ma sono capaci di grandi slanci di generosità e speranza.

La regia, come i personaggi, è serrata e intensa e i dialoghi brillanti. Ho riso e subito dopo trattenuto il respiro, ho ricacciato le lacrime in alcuni momenti e in altri mi sono congelata dall’ansia. Ecco perché la migliore descrizione per me è “polièdro traslucido“.

Ci vediamo agli Oscar, stay tuned!

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