Recensione – L’ora più buia


L’ora più buia. Un film di Joe Wright con Gary Oldman,  Lily James e Kristin Scott Thomas.L' ora più buia , il poster del film

Ci sono ruoli iconici che è difficile scrollarsi di dosso. Alcuni sono cuciti sull’attore perché magari nati insieme ad egli, altri in cui l’attore scompare dietro al personaggio, senza farsi sovrastare da esso ma al tempo stesso sciogliendosi come cera e modellandosi per adattarsi il più possibile al personaggio che interpreta.

E’ quello che succede a Gary Oldman, che, come cera sciolta, si veste dei panni di uno dei personaggi più carismatici della storia britannica: Winston Churchill.

 

La trama de L’ora più buia.

Siamo nel maggio del 1940. La Francia è allo stremo, il Belgio, l’Olanda e mezza Europa sono già cadute sotto il controllo di Hitler. Il Regno Unito è in crisi, nella sua ora più buia, con il primo ministro senza più la fiducia del parlamento, un re, Giorgio VI (sì, quello de Il Discorso del re) non nato per quel ruolo, ma sicuramente migliore di quanto il fratello sarebbe mai potuto essere, e nessun nome condiviso per prendere il comando della politica britannica. Nessuno, se non il peggiore dei candidati possibili, perché troppo ingestibile, troppo pieno di sé, troppo imprevedibile e dalla lingua troppo acuta: Winston Churchill.

Churchill in una scena de l'ora più buiaUn politico che non piace alla propria fazione, non piace al re, non piace molto nemmeno all’opposizione (e forse proprio per questo è l’unico che accetterebbero) ma, soprattutto, ed è la cosa fondamentale, non piace per nulla a Hitler. Perché è impossibile ragionare con Winston Churchill. E’ impossibile imbrigliarlo ed è impossibile contenerlo.

Lui, che si fa trovare nudo da Roosevelt e, senza un briciolo di imbarazzo, taglia corto sostenendo che non c’è nulla che lui senta il bisogno di nascondere al suo più fedele alleato (no, non è una scena del film, è accaduto davvero). Lui, che con la sua parlata strascicante, l’eccesso di alcol e il sigaro perennemente in bocca che rendevano la sua pronuncia quasi incomprensibile riusciva, tuttavia, a mettere insieme le parole e ad accendere gli animi dei suoi ascoltatori come nessuno mai.

In questo contesto storico, dunque, Churchill diventa primo ministro e si trova subito a dover fronteggiare una situazione disperata. 300.000 soldati inglesi, quasi tutto il loro esercito, sono bloccati a sulla costa francese di Dunkirk, circondati dai soldati tedeschi e decimati dai loro aerei. Ma se tutti gli altri avrebbero cercato di stabilire una tregua con Hitler in cambio della vita dei loro soldati, Churchill non ci sta e, sacrificando 4.000 soldati a Calais, cerca di distrarre i tedeschi abbastanza da portare in salvo via mare i ragazzi di Dunkirk.

Non ci dilungheremo oltre nei commenti storici, perché se da un lato il senno di poi potrebbe darci una mano a decidere se abbia fatto o meno la cosa giusta (o se sia stato fortunato nel riuscire a salvarli effettivamente), dall’altro in questo contesto la scelta risulta lo stesso impossibile. Egoismo o lungimiranza? Sacrificio estremo o cocciutaggine? Cosa guidava il primo ministro mentre affrontava l’ora più buia della sua carriera politica e quella di tutta la sua nazione?

 

La regia de L’Ora più buia.

Il film di Joe Wright ha il pregio di non voler dare un giudizio. Di non voler mettere il politico su un piedistallo ma, piuttosto, di mostrarci l’uomo, con le sue luci e le sue ombre (che nella figura di Churchill sono entrambe numerose).

il discorso più famoso si churchill ne l'ora più buiaCon uno stile classico e per lo più teatrale, fatto di stanze chiuse e lunghi dialoghi, Wright accompagna lo spettatore ad addentrarsi sempre più a fondo nella mente di Churchill, ad annegare nei suoi dubbi e nelle sue manie, a perdersi in quelli che il primo ministro chiamava “cani neri” fino ad arrivare, alla fine, a veder “tornare in scena i colori”.

Un’interpretazione da Oscar quella di Gary Oldman, che sarà difficile, se non impossibile, superare in futuro (nonostante John Lithgow sia stato esemplare nella serie tv The Crown).

Difficile che arrivi la statuetta come miglior film a cui è candidato per gli Oscar 2018 (se proprio vogliamo restare su uno stile simile è più probabile che venga conquistata da The Post tra i tanti candidati), ma non ci stupirebbe se vincesse quella come miglior attore protagonista che già si è portato a casa il Golden Globe e i SAG (anche se Timothée Chalamet è stato davvero eccezionale in Chiamami col tuo nome). Tra le altre candidature miglior fotografia, scenografia, trucchi e costume.

 

Un paio di curiosità se avete amato L’Ora più buia.

Un paio di curiosità. Per chi volesse approfondire gli avvenimenti di cui tratta il film, è uscito nel 2017 (ed è candidato anch’esso agli Oscar 2018 come miglior film) Dunkirk di Christopher Nolan, che racconta cosa è successo al di là della Manica. Due film totalmente diversi per stile, obiettivi e regia, che però risultano essere, per lo spettatore, quasi due facce della stessa medaglia.

E non è finita qui. Se abbiamo già citato Il Discorso del Re (che è ambientato l’anno precedente a questi fatti), dopo aver visto L’ora più buia e Dunkirk, volendo approfondire la storia Inglese dell’ultima metà del secolo scorso, è possibile proseguire con Una notte con la Regina (o magari prima aggiungere anche The Imitation Game), e concludere con la serie tv The Crown, che accompagna la storia della famiglia reale dalla morte di Re Giorgio a tutta la vita da regina di Elisabetta II (anche se per il momento, in attesa della terza stagione, arriviamo solo alla fine degli anni cinquanta).

 

Ecco il trailer de L’ora più Buia.

 

 

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