Brevi pensieri di un fan di It


IT di Stephen King.

Raramente, a mio avviso, un libro riesce a suscitare così tante emozioni e brividi in chi lo legge.

Già, perché per il sottoscritto, pensare a It significa ricordare l’infanzia e, soprattutto, i fremiti di paura condivisi con gli amici quando, di sera, ci fermavano a raccontare a che punto eravamo arrivati con la lettura del romanzo.

Perché It è, oserei dire, un moderno e poderoso bildungsroman: attraverso It, inteso come mostro, ognuno di noi torna a ricordare le paure che aveva da piccolo.

Perché “diventare adulti”, per King, significa sopire le proprie paure infantili: il timore che un mostro possa saltare fuori dal buio della nostra camera per ghermirci, man mano che cresciamo, viene accantonato dalla “forza” della logica, dell’esperienza e delle (minime) probabilità che ciò possa realmente accadere.

Attenzione: sopire, ma mai del tutto dimenticare!

King ha tratto l’idea di creare It, il mostro multiforme proveniente da un mondo alieno, dal mondo di Howard Phillips Lovecraft ed, in particolare, dal racconto de “il modello di Pickman”; Richard Pickman è un pittore noto per ritrarre soggetti fantastici con un realismo inspiegabile e terrificante, ma, ben presto, il narratore del racconto scopre che, nelle tubature della casa dell’artista, si annida lo stesso demone divoratore di cadaveri dipinto nei quadri. Proprio come It.

Ecco perché, prima di vedere il film in uscita il 19 ottobre, è necessario leggere e ricordare lo strepitoso articolo di Erika Biggio: perché It regala al lettore tanta, tantissima tensione ed autentica paura, ma al tempo stesso pone l’accento su temi spesso tabù tra i bambini, come la sessualità, la diversità ed il bullismo.

It, di conseguenza, è, legittimamente, l’acme di Stephen King: It è un mostro primus inter pares, legandosi a doppio filo con storie come “L’acchiappasogni”, “Shining” e tante altre, quasi tutte ambientate sempre in quella simpatica cittadina di nome Derry, nel Maine…

Perché, come afferma King nelle dediche di copertina, “Ragazzi, il romanzesco è la verità dentro la bugia, e la verità di questo romanzo è semplice: la magia esiste“.

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