Recensione – Dunkirk


Dunkirk. Un film di Christopher Nolan con Tom Hardy, Mark Rylance,  Fionn Whitehead, Damien Bonnard, Tom Glynn-Carney, Jack Lowden, Harry Styles, Aneurin Barnard, James D’Arcy, Barry Keoghan, Kenneth Branagh, e Cillian Murphy.Locandina del film Dunkirk“Eppure la si riesce quasi a vedere laggiù. Casa” (Comandante Bolton)

Francia. Maggio 1940. Spiaggia di Dunkirk (o meglio, Dunkerque).

Più di 300.000 soldati inglesi sono bloccati dall’avanzata tedesca e cercano un modo per tornare in patria. In Inghilterra intanto è stato diramato un messaggio che invita chiunque abbia a disposizione una barca privata, di qualunque tipo, ad affidarla alla Marina Inglese per salpare in direzione di Dunkerque (un’operazione chiamata Operazione Dynamo), e recuperare i soldati britannici. In cielo, infine, alcuni piloti della Raf cercano di eliminare gli aerei tedeschi che stanno facendo saltare in aria il molo e tutte le navi militari che tentano di riportare in patria i soldati inglesi.

È la prima volta che questo episodio viene portato sul grande schermo (se si esclude il breve racconto di Joe Wright in Espiazione), perché non rappresenta una vera vittoria ma una sconfitta per l’esercito Alleato che ha dovuto ripiegare e ritirarsi sotto l’attacco tedesco e, da lì a poco, sara una sconfitta per tutta la Francia che si dovrà arrendere ai nazisti.

Entriamo nel dettaglio della trama di Dunkirk.

Tommy (uno strepitoso Fionn Whitehead al suo debutto sul grande schermo dopo solo un paio di comparse in tv) è un giovane soldato britannico che, arrivato sulla spiaggia di Dunkerque, si unisce a un altro giovane soldato e i due cercano in tutti i modi di imbarcarsi su qualunque nave li possa riportare a casa.

Il molo di Dunkerque in una scena del film DunkirkMentre i soldati britannici, sulla spiaggia, cercano di resistere agli attacchi in volo da parte dei tedeschi, sull’altra sponda della Manica, il signor Dawson (Mark Rylance) salpa con la sua barca a vela insieme al figlio e un amico di lui nella speranza di poter aiutare i soldati bloccati a Dunkerque. Nel tragitto verso le coste francesi, incrociano un soldato sotto shock (Cillian Murphy) seduto sulla chiglia capovolta di una nave e lo caricano a bordo. Quando però il soldato capisce che non stanno tornando a casa, ma si stanno dirigendo verso l’inferno che ha vissuto nelle ultime settimane perde la testa e, in uno scoppio, ferisce gravemente l’amico del figlio del signor Dawson. Nonostante l’accaduto, padre e figlio decidono comunque di proseguire il viaggio perché la loro missione è troppo importante per rinunciare.

Non solo le barche a cercare di dare un supporto ai soldati, ma anche due Spitfire con al comando i piloti Farrier, Collins che dopo aver perso quasi subito il proprio caposquadra, si dirigono verso le spiagge francesi. Nello stesso scontro in cui il caposquara è stato abbattuto l’indicatore del livello di carburante dell’aereo di Farrier (Tom Hardy) si rompe e il pilota deve contare esclusivamente sull’aiuto del compagno. Quando anche Collins viene abbattuto Farrier dovrà valutare ogni sua mossa per fare il suo dovere e cercare di tornare a casa intero.

Una storia impressionante, se si considera, soprattutto, che è accaduta nel 1940 all’inizio della guerra e che ci vorranno ancora cinque anni, e milioni di vite perse in tutti gli schieramenti, per poter chiudere questa follia mondiale.

I 3 livelli di Dunkirk.

Nolan è sempre stato un regista che ama sperimentare e giocare col tempo, basti pensare a film come Inception, Memento o Interstellar, e anche con Dunkirk è riuscito a raccontare una storia e al tempo stesso creare qualcosa molto più simile a un’opera d’arte che a un film.

La storia, infatti, non solo racconta tre punti di vista differenti alternandoli (il molo, il mare e il cielo), ma li racconta con tre diversi livelli temporali (rispettivamente due settimane sul molo, un giorno in mare e un’ora in cielo). Qualcosa simile a Inception, dove il tempo si dilatava ad ogni livello del sogno? Non proprio. Più che altro molte scene che vediamo in volo in mare non sono ancora accadute, e molte scene che vediamo a terra sono già passato per gli altri personaggi. Un meccanismo contorto? Forse un poco all’inizio, ma basta lasciarsi conquistare e trasportare da questa matrioska temporale per riuscire ad abbracciare tutta la storia fino al bocciolo più interno, dove il tempo si sovrappone e la storia arriva alla sua massima esplosione.

 

In Dunkirk opera d’arte e documentario si intersecano, creando un film che è una gioia per gli occhi (un po’ meno per l’anima).

Dunkirk è il film più breve mai creato da Nolan sia per quanto riguarda la durata (poco più di cento minuti) sia per quanto riguarda la sceneggiatura. Nolan, addirittura, avrebbe voluto non scrivere affatto una sceneggiatura, ma è stato convinto a non essere così radicale perciò ha buttato giù meno di ottanta pagine, limitandosi a scrivere le cose più fondamentali e prendendo spunto, per la caratterizzazione dei personaggi, solo vagamente a persone reali e testimonianze.

Nessun atto eroico, nessun personaggio perfetto (se non quello di Hardy probabilmente), semplicemente persone vere con le loro luci e le loro ombre. Perché la guerra tira fuori il meglio e il peggio dalle persone e non è mai stato più evidente, come alla fine in guerra non ci siano davvero vincitori, e non si torni realmente tutti interi.

La scenografia è ricercata, reale, senza utilizzo di GCI o finzioni ma riesce a portarti nel mezzo dell’azione più di qualunque 3D. Le riprese panoramiche rendono la spiaggia, il mare e il cielo protagonisti della storia al pari degli attori se non di più, in un racconto che alterna larghissimi piani a riprese claustrofobiche in un ballo logorante tra speranza e disperazione.

Dunkirk è così un film corale che punta su un cast di alto livello non tanto per i nomi (che sono comunque di altissimo rilievo) quanto per la bravura di ognuno di loro che, talvolta ritagliandosi uno spazio minimo, talvolta non pronunciando più di due parole, talvolta potendo utilizzare invece solo la voce e lo sguardo, riescono ad essere protagonisti del racconto e a trasportarci direttamente sulla scena.

 

Le musiche in Dunkirk. Riuscire a creare musica senza melodia.

Se siamo fortemente convinti che Nolan abbia superato se stesso con quella che, lui stesso, definisce “la mia più grande fatica“, siamo altrettanto convinti che la ciliegina sulla torta siano le musiche assenti di Hans Zimmer. Musiche assenti, davvero, perché Dunkirk è un film che elimina tutto ciò che non è essenziale e, proprio con l’essenzialità, Hans Zimmer riesce a coinvolgerci nel racconto utilizzando, per la maggior parte, rumori di fondo, in un alternarsi di silenzio e frastuono di proiettili e bombe, di acqua e fuoco, di cielo e sabbia. L’uso intelligente del ticchettio di orologio che scandisce il tempo e ci accompagna, ora più lento, ora più rapido, tra i diversi punti di vista, risulta quasi più simile al battito del nostro cuore e resta nella nostra mente anche una volta usciti dalla sala.

Il rumore, che sfrutta la tecnica dello Shepard Tones (se siete interessati questo video in inglese vi spiega di cosa si tratta), riesce a fare ciò che si vorrebbe ottenere dal 3D e ci fa sentire al centro della scena, disarmati, disperati, in attesa.

Non ci sbilanciamo, ma non ci stupiremmo affatto se il film venisse candidato agli Oscar per il montaggio sonoro (e ci auguriamo anche per altre categorie…?)

 

Alcune curiosità su Dunkirk.

Nolan ha iniziato a pensare a un film sull’operazione Dynamo più di vent’anni fa quando, con la moglie, è stato sull’isola di Dunkerque. Per prepararsi ha letto molti libri, ascoltato molte testimonianze di veterani sopravvissuti all’Operazione Dynamo e si è avvalso del consulente storico Joshua Levine. La storia toccava da vicino anche Tom Hardy perché suo nonno era stato a Dunkerque e gli ha raccontato spesso di quella terribile esperienza.

Abbiamo parlato di come le riprese panoramiche e le scenografie siano uno dei punti forti del film e ci fanno sentire quasi come fossimo lì anche noi. Parte di questo successo è dato dal fatto che Nolan ha utilizzato un nuovo formato per girare il film, alternando IMAX e 65 mm. Purtroppo non esistono ancora in Italia sale cinematografiche adatte quindi il risultato ci arriva distorto. Ma se già ora siamo rimasti così impressionati pensiamo a come potrebbe essere una visione ottimale del film!

Il film è stato realmente girato sulla spiaggia di Dunkerque. Questo ha richiesto moltissimo lavoro. Anzitutto una verifica approfondita che non fossero rimasti ordigni inesplosi. In secondo luogo perché hanno dovuto ricreare il molo di Dunkerque come era nel 1940 e, come dichiarato da Levine: “Poter testimoniare la ricostruzione del pontile di Dunkirk del 1940 è stata una esperienza emotiva profonda. È stato toccante, emozionante e credo anche molto importante”.

Non solo ricostruire gli scenari, ma anche i vestiti. Il costumista Jeffrey Kurland ha spiegato che il timore di rovinare gli abiti, dovendo girare in acqua, aveva reso improponibile affittare i costumi, perciò hanno cucito ogni singolo abito. Lo stesso timore si era posto per l’imbarcazione del signor Dawson perciò, invece di affittarne una, la produzione ha comprato uno yacht di 12 metri del 1939. Chi non lo avrebbe fatto giusto?

Anche per quanto riguarda gli aerei il regista ha preteso la massima fedeltà storica possibile. La produzione è riuscita a trovare tre Spitfire e un HA-1112 Buchón spagnolo come sostituto dell’ME-109s tedesco, meglio noto come Messerschmitts. L’unica libertà che si sono presi è stata quella di tenere i musi gialli per i Messerschmitts, che non erano presenti sugli aerei originali, ma questo permetteva al pubblico di distinguerli dagli Spitfire.

 

Il trailer di Dunkirk.

In conclusione Dunkirk è un film davvero ben fatto che vi consigliamo sicuramente e che, non abbiamo dubbi, riceverà moltissime candidature nei mesi a venire.

Vi lasciamo con il trailer.

 

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