I Medici: tanti pregi, un solo (colossale) difetto


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I Medici – Dustin Hoffman e Richard Madden nei panni di Giovanni e Cosimo

Sono passate alcune settimane dall’ultima puntata della prima stagione. A mente fredda, cercheremo anche noi di tirare le somme di quello che è stato, senza dubbio, il più importante prodotto televisivo italiano del 2016.
Poche serie nostrane, infatti, hanno saputo far parlare di sé quanto I Medici. Merito di un budget insolitamente elevato per una co-produzione Rai (25 milioni di euro) e soprattutto delle scelte di casting: su tutte la presenza di Dustin Hoffman, certo, ma anche l’intuizione di rimettere insieme, anche se per poche scene,  Richard Madden e David Bradley. Un’accoppiata che i fan de Il trono di spade non si sono lasciati sfuggire, dati i loro trascorsi nei panni di Robb Stark e Walder Frey.

Ha fatto discutere anche quella che è stata descritta da più parti come “una scena esplicita di sesso gay” con protagonista Donatello. C’è cascato persino qualche giornale illustre, salvo poi rimuovere l’articolo una volta scoperta la sconvolgente verità: anziché con un bollente amplesso omosessuale tra l’artista e il suo amante, la relazione tra i due viene suggerita da una semplice inquadratura a torso nudo della coppia, a letto.

Secondo la stesso logica, questa sarebbe un’orgia

Abbiamo già parlato della scarsa fedeltà storica de I Medici, che ricorda quasi quella de L’ultima legione. Ma è un falso problema: se già dalla prima scena la serie decide di deviare completamente dalla realtà, mostrando il mai avvenuto assassinio di Giovanni de’ Medici, l’intenzione di ignorare la ricostruzione storica per fini narrativi è chiara fin da subito. 

Ragion per cui preferiremo concentrarci su aspetti diversi. A cominciare dai pregi di questa produzione, non pochi: ad esempio, la fotografia e la regia sono finalmente tenute in considerazione in una fiction italiana, come poche altre volte era accaduto. Niente di straordinario, sia chiaro; ma raramente abbiamo assistito a panoramiche, silhouette e giochi di luce simili in un prodotto griffato Rai, negli ultimi anni. Sotto il profilo tecnico, I Medici è una serie molto piacevole. Un ottimo punto di partenza, da tenere in considerazione per le produzioni che seguiranno.

Un po’ meno valida la colonna sonora. Se la sigla iniziale cantata da Skin ha un fascino innegabile, lo stesso non si può dire per l’accompagnamento delle scene, spesso completamente inadeguato a quanto dovrebbe sottolineare. Non si tratta neppure di melodie particolarmente inedite: sembra di sentire uno strano miscuglio tra Il gladiatore, My heart will go on, King Arthur e (ma su questa si può discutere) Che fico! di Pippo Franco.

Mediamente, la recitazione è piuttosto buona, fatta eccezione per quella di Sarah Felberbaum. A differenza del Brunelleschi di Alessandro Preziosi – la cui esasperata teatralità non cozza con le ben più misurate interpretazioni del resto del cast – le scene in cui compare il personaggio di Maddalena fanno accapponare la pelle. Gli scambi tra lei e Cosimo (ben doppiato da Lino Guanciale) regalano le stesse emozioni dell’ascolto di un quartetto d’archi accompagnato da una mietitrebbia.

Sono tutti difetti, comunque, abbastanza accettabili. L’unica vera pecca de I Medici è la sceneggiatura. Ma si tratta di una carenza colossale.

i-medici-cosimoLo sviluppo dei personaggi è semplicemente insulso, nonostate nella prima parte della stagione si faccia un continuo (e fastidioso) ricorso ai flashback per mostrarcene l’evoluzione psicologica. Occorrono addirittura sei-sette puntate per rendere interessante Cosimo, benché sia il protagonista. Un’enormità. Oltre a lui, vengono approfonditi un minimo soltanto tre o quattro comprimari; e alla fine muoiono quasi tutti.

L’indagine sulla morte di Giovanni, inoltre, è quanto di più banale si sia visto in una fiction di qualsivoglia nazionalità. Non funziona neppure il tentativo di depistare lo spettatore includendo uno dei personaggi principali tra i sospettati colpevoli: avendolo tratteggiato così male in precedenza, il pubblico non lo conosce abbastanza per essere sorpreso da questa rivelazione. Un colpo di scena buttato al vento.

A rendere ancora più avvilente il quadro ci sono i dialoghi: scontati, privi di spessore e ciononostante convinti di essere brillanti.

Un esempio su tutti: l’arringa di Cosimo in difesa di Rinaldo degli Albizzi. Le inquadrature, la colonna sonora, l’intesità della recitazione e il ritmo registico ci suggeriscono si tratti di un magnifico discorso, di quelli capaci di toccare il cuore dei presenti e di far crollare le loro convinzioni più granitiche con la sola forza della saggezza e dalla compassione. Nella realtà, è un rapidissimo: “Ma chi siamo noi per giudicarlo? Suvvia”.

I Medici aveva tutte le potenzialità per essere una grande serie televisiva: un lato tecnico solido, un cast internazionale carismatico, un’atmosfera accattivante. Ma ha sprecato tutto puntando su una trama priva di sviluppi davvero avvincenti, colpi di scena da soap opera brasiliana e dialoghi scritti con una pigrizia inconcepibile.

A meno di una rivoluzione nel parco sceneggiatori, difficilmente consiglieremmo la visione della seconda stagione: a quello attuali non dovrebbe essere affidato alcun tipo di scrittura. Neppure quella di un segnale di stop nella frazione Santa Lucia, comune di Città di Castello, provincia di Perugia.

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Sempre ammesso che non se ne siano già occupati.

3 Comments

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  1. Andrea

    interessante recensione! thank you!
    evitero’ di guardare la serie risparmiando qualche ora del mio preziosissimo tempo; che invece dedichero’ alla lettura di qualche editoriale di Alfonso Signorini.

    • Marco Frongia

      Scelta coraggiosa, Andrea, ma ti consiglierei una terza attività ancora più proficua: contare i granelli di sabbia di una spiaggia cagliaritana di tua preferenza

  2. Simone

    A questo punto il riciclo potrebbe dare un valore aggiunto: doppiamo di nuovo tutta la serie e facciamone un capolavoro! Propongo Abatantuono per le voci e Cristopher Paolini per la nuova trama ed i dialoghi.

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