Bates Motel


Bates-Motel_003Bates Motel è un thriller fra lo psicologico e l’horror creato per il canale A&E Network, che nasce come prequel dello Psycho di Bloch, ma che di fatto ha una vita tutta sua, perché è ambientato in un’epoca più moderna ed in Oregon, non in California. La situazione narrativa si sviluppa intorno al pretesto della ricerca della normalità, che, neanche a dirlo, è l’aspirazione portata a livello d’ossessione che scatena comportamenti malsani e che conduce a epiloghi violenti.
La lezione che si impara da questa serie è che la normalità non è una condizione, ma è la pretesa di avere la realtà a portata della propria capacità di comprensione e tolleranza. Come ottenerla? La tecnica è una miopia auto-indotta, che consiste nel rivestire la natura delle relazioni e delle situazioni di tutti i giorni con la patina della nostra ignoranza, che ce le rende più semplici alla vista, più comode da vivere. È la tecnica che usano Norma (Vera Farmiga) e Norman (Freddie Highmore), madre e figlio protagonisti della serie (i nomi non sono sicuramente a caso), nel tentativo di costruirsi una nuova vita a White Pine Bay e di averla totalmente sotto controllo. È anche la tecnica che usa lo sceneggiatore della serie nell’arrangiare le ambientazioni e lo stile dei personaggi, che restituiscono un senso di forzatura e di realtà fittizia, quasi alla Edward Hopper: geniale. Il risultato è sullo schermo ciò che l’iperrealismo è in fotografia, ovvero una perfezione straniante, fino al punto di diventare inquietante.
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È  necessario spendere due parole sull’ambientazione, che è tutt’altro che irrilevante. White Pine Bay rappresenta il topos della città corrotta e che corrompe, più che essere una semplice ambientazione, esattamente alla stregua di Twin Peaks o Broadchurch. Il fatto interessate è che pur non essendo propriamente un personaggio, anche la città stessa aspira con una tensione umana alla normalità, e superficialmente lo è, normale. Ma negli scantinati, nei garage, dietro alla superficie quasi idilliaca che la tutta la città ostenta, si celano commerci illegali e a volte anche disumani, un marciume generale che la alimenta e che contribuisce a scatenare il mostro represso di Norman.
Impressionante l’interpretazione di Freddie Highmore e la sua versalità: come non rimanere di stucco quando si scopre che è anche il bambino innocente e sognante in Neverland, La Fabbrica di Ciocciolato e La Musica nel Cuore? Sicuramente il contrasto fra questi ruoli un po’ fiabeschi e il personaggio disadattato, imprevedibile e potenzialmente malvagio di Norman contribuisce ad aumentare lo straniamento. Il mix di elementi contrastanti è quindi potente e riuscito sia nella trama sia nelle scelte filmiche. Assolutamente da non perdere per chi vuole un po’ di brivido!
 
 
 

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