Recensione – Mr Holmes


Mr HolmesMr. Holmes. Un film di Bill Condon con Ian McKellen, Laura Linney e Milo Parker.

Ci sono persone che per noi rappresentano un punto fisso nella nostra vita. A cui affidiamo un ruolo, un’immagine, che lentamente prende il posto della persona reale ma di cui abbiamo bisogno per poter fare ordine ai nostri dubbi. Sono le persone più pericolose, perché, a conti  fatti, prima o poi tutto finisce, e dobbiamo scindere il ruolo dalla persona stessa, veder crollare le nostre certezze e, talvolta, scoprire che c’è dell’altro dietro, qualcosa di diverso ma ancora più interessante e più vero.

Tutti i recenti Sherlock Holmes. Da sinistra: benedict cumberbatch (Sherlock - BBC), Jonny Lee Miller (Elementary - CBS), Robert Downey Jr (Sherlock Holmes - Guy Ritchie), Ian McKellen (Mr Holmes)

Da sinistra: Benedict Cumberbatch (Sherlock – BBC), Jonny Lee Miller (Elementary – CBS), Robert Downey Jr (Sherlock Holmes – Guy Ritchie), Ian McKellen (Mr Holmes)

Questo è ciò che Bill Condon fa con Sherlock Holmes, lo prende, lo smonta, distrugge la sua immagine in mille piccoli pezzi e ce lo mostra in tutta la sua fragilità umana.

Se Guy Ritchie aveva cercato di distruggere la sua aura elegante e british, il duo composto da Gattis e Moffat lo aveva trasportato nel nuovo millennio e la CBS aveva cercato di rappresentarlo figlio della nostra generazione, Bill Condon ci presenta un Holmes alla fine della sua vita, a lottare con il tempo e la demenza senile per rimettere insieme i pezzi e risolvere il caso più importante: se stesso.

L’Holmes di Sir Ian McKellen è ben lontano dalla figura che siamo soliti conoscere, non porta il cappello da caccia, non ama fumare la pipa e non è più accompagnato dall’inseparabile Watson (personaggio che, forse, meriterebbe davvero sempre più approfondimento in futuro perché, da Jude Low a Martin Freeman ha dimostrato di poter avere una costante crescita e una maggiore sfaccettatura), morto molti anni prima ma già da tempo distante dall’amico forse, anche lui, ormai troppo legato all’eroe che aveva creato all’interno dei romanzi. Mr_Holmes_02E’ questa, forse, la parte che più colpisce di tutto il film. L’idea che Sherlock e Watson si siano potuti allontanare non a causa della morte, di un evento traumatico o di un atto di altruismo, ma perché, nel momento in cui Sherlock si è mostrato in tutta la sua fragilità, John si è sentito smarrito, non è riuscito a conciliarlo con l’immagine che aveva di lui, è qualcosa che ci sembra inconcepibile e, tuttavia, è qualcosa che dobbiamo sperimentare anche noi. Dobbiamo infatti accettare che Holmes non sia solo frasi taglienti, logica e trucchi mentali, ma sia anche semplicemente un uomo fatto anche lui di insicurezze e sensi di colpa.

Una volta scesi a patti con l’inconsistenza dei nostri “miti” riusciamo tranquillamente ad allontanarci dalla trama,Mr-Holmes-640x427-640x427 che alternando la quotidianità dei rapporti con la sua governante e il figlio di lei, ai ricordi del suo ultimo caso, ci accompagna nella scoperta del perché Holmes si sia ritirato in pensione e si sia auto imposto un esilio per espiare le sue colpe, e ci troviamo davanti al disagio di trovarsi davanti a qualcosa di inaspettato, ma allo stesso tempo che sa di giusto. Come incontrare qualcuno del proprio passato e ritrovarlo al tempo stesso estraneo e familiare, non riuscire a riconoscere in lui nulla della persona che si credeva di conoscere ma al contempo ritrovare la stessa confidenza.

Sherlock è diverso. E’ debole, anziano, non riesce più a ricordare tutti i dettagli, che più cerca di tenere legati a sé più gli scivolano via tra le dita. Non solo, come abbiamo detto, Sherlock non è mai stato come era nei libri, perché, la maggior parte dei dettagli (e perdiamo un battito quando scopriamo che nemmeno il 221B di Baker Street era reale), erano licenze poetiche di John. imagesE come noi anche lui, che volge al termine della sua vita e si trova spesso spaesato a causa dei ricordi così nitidi e al tempo stesso così sfumati, ha bisogno di riscoprire se stesso. Come si è concluso quell’ultimo caso? Non certo come lo ha descritto John, perché lui non c’era nemmeno più a quei tempi. Dove ha fallito, se ha abbandonato la carriera di detective per ritirarsi in campagna? Come ha potuto, proprio lui, fallire? Così diverso, è vero, ma allo stesso tempo è sempre lui, con il suo carattere diretto e per lo più indelicato, i suoi giochi mentali e la sua praticità. Così reale con tutte le sue contraddizioni e debolezze. Come l’affezionarsi a un bambino, o a una donna, con cui aveva trascorso non più di dieci minuti.

E se fino a ieri avremmo trovato “fuori dal personaggio” un Holmes che sgrida un ragazzino per aver mancato di rispetto alla madre e averla ferita volontariamente con le sue parole (parole che non ci stupirebbero se pronunciate dallo Sherlock a cui siamo abituati), oggi accettiamo questa scena senza incertezza alcuna anzi, ci sembra la maturazione perfetta di un uomo che ha capito, forse troppo tardi, che la logica non basta, perché essa può svelarti perfettamente tutti i dettagli di una persona, tutte le sue verità, ma non ti servirà per capirla o per aiutarla.

 https://www.youtube.com/watch?v=dH3weNgO6mY

2 Comments

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    • Paola Cecchini

      Grazie mille Luca, sono felice ti sia piaciuto.
      Certo, è sicuramente un Holmes molto diverso da quello che uno potrebbe aspettarsi, non a caso la storia è presa da un libro di Mitch Cullin e non da Arthur Conan Doyle. Però è sicuramente interessante.
      Se lo vedi fammi sapere cosa ne hai pensato mi raccomando 🙂

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