Protagonisti – Pete Docter


Protagonisti: la “multezza” di Peter Hans Docter.

Cosa accomuna la Disney, George Lucas e la Apple? Cosa possono avere in comune Jurassic Park, gli ospedali e Star Trek? Se la risposta vi sembra fin troppo facile (anche visto il faccione di quest’uomo accanto) allora è probabile che, senza rendervene conto, abbiate cominciato a sorridere. Se invece avete la fronte corrugata nello sforzo di capire di cosa sto parlando non preoccupatevi, a breve anche voi sorriderete.

Per la prima puntata del nostro speciale “Protagonisti” ho deciso di parlarvi di un ometto di cui, probabilmente, avrete già visto almeno un paio di film, magari senza sapere che erano suoi.

E’ il 1990 e un giovanissimo Peter Docter, fresco di studi si ritrova a dover decidere cosa fare della propria vita. Il suo curriculum è già di prestigio perché, ancora studente della  California Institute of the Arts, ha vinto uno Student Academy Award per la sua opera Next Door

Ma adesso facciamo un ulteriore passo indietro  e torniamo al 1983, ad una conferenza a Long Beach sulla computer animation. Un giovane John Lasseter è appena stato bruscamente licenziato dalla Disney dopo aver lavorato per due anni ad un progetto di animazione sviluppato tutto al computer perché, secondo la somma opinione dell’allora amministratore delegato Ed HansenL’unica ragione per utilizzare i computer per fare film d’animazione è se permettono di farli in minor tempo e con una minor spesa” . Non era questa la Disney che Lassenter aveva sognato e che aveva sperato di incontrare quando, anni prima, era stato uno dei primi studenti della CalArts, la California Institude of Arts, dove aveva avuto la possibilità di avere, come docenti, i Nove Anziani della Disney e, come compagni, futuri registi del calibro di  Brad Bird (Tomorrowland), Henry Selick (Nightmere Before Christmas), Tim Burton (Alice in Wonderland) e Chris Buck (Frozen). Ormai disoccupato Lasseter partecipa, disilluso e insicuro sul proprio futuro, a questa conferenza il cui relatore è Ed Catmull, informatico che lavora alla Lucas Film all’interno della divisione addetta agli effetti speciali per i film e software usati anche in campo medico. Alla fine della giornata Lassenter ha un nuovo lavoro, diventando il primo animatore in una divisione fatta di ingegneri informatici e programmatori.

Tre anni dopo Lasseter e Catmull, si separano dalla Lucas film e cercano un investitore che abbia il coraggio e la lungimiranza di puntare sulla GCI incontrando un giovane che di coraggio e lungimiranza ne ha da vendere: Steve Jobs. Con un investimento iniziale di 10.000.000 di dollari (e una perdita di un milione di dollari l’anno per i primi cinque anni senza mai smettere di credere in quel sogno) Jobs fonda, insieme a Lasseter e a Catmull la PIXAR (dal nome del software che avevano creato alla Lucas Film) e iniziano a produrre qualunque cosa, dai cortometraggi, alle pubblicità, agli effetti speciali.

E’ a questo punto che entra in gioco il nostro giovane di talento che, assieme a Andrew Stanton, fa parte di quella generazione che è cresciuta all’interno della PIXAR e che perciò, forse più di molti altri loro colleghi (come ad esempio Brad Bird e Mark Andrews che, con Gli Incredibili il primo e Brave – Ribelle il secondo, hanno creato un prodotto sicuramente buono, ma che manca di quel qualcosa che rende un prodotto davvero PIXAR), ne incarna i valori e quella scintilla che, Tim Burton, chiamerebbe “muchness“, multezza.

Dopo essersi laureato Pete Docter riceve due importanti proposte: la prima viene dalla FOX, che lo vorrebbe accanto a Matt Gronening alla direzione dei Simpson, l’altra viene da una piccola azienda appena fondata, la PIXAR appunto, che se lo aggiudicherà, affiancando Lasseter nei primi cortometraggi e poi nella realizzazione dei primi lungometraggi (Toy Story, Toy Story 2 e A bugs Life).

E’ arrivato il momento di fare sul serio. La Pixar decide di voler far uscire al cinema un film d’animazione all’anno, perciò è necessario che ci siano più squadre che lavorino, ciascuna, su un progetto differente. E’ il momento di far scendere in campo anche la “Pixar First Class“. Mentre Andrew Stanton sarà a capo di un team che realizzerà un progetto ambientato nei fondali marini dell’Oceano Pacifico, Pete dirigerà una squadra che avrà il compito di sviluppare un’idea di Lasseter: E se quando i bambini hanno paura dei mostri dentro l’armadio, in realtà, avessero ragione?.

La realizzazione di Monsters & Co, nel 2001, segnerà il punto di svolta per Pete che dimostrerà il suo talento alla regia meritandosi quattro candidature agli Oscar e un BAFTA come miglior film d’animazione e segnando il maggior incasso ottenuto fino a quel momento da un film di animazione realizzato al computer: 62.567.067 dollari. Una bella sfida per Stanton provare a competere (ma ci riuscirà benissimo visto che il suo Alla ricerca di Nemo vince l’Oscar come miglior film di animazione, incassando 936.743.261 dollari e piazzandosi al trentesimo posto tra i film che hanno incassato di più nella storia del cinema).

Fan di anime e in particolare delle opere e del lavoro di Hayao Miyazaki, Pete nel frattempo diventa direttore dei dialoghi della versione americana de Il castello errante di Howl (2004).

Torna alla ribalta nel 2009 con la regia di UP, che collezionerà premi su premi come miglior film e come miglior colonna sonora. Nessuno potrà mai dimenticare i primi dieci minuti di film quando, raccontando la storia di Carl ed Ellie, Pete è riuscito a rappresentare nel modo più perfetto ciò che è davvero l’Amore con la A maiuscola, che anche se non finisce con “e vissero per sempre felici e contenti“, perché non si può vivere per sempre, dimostra che si può vivere per sempre nel cuore delle persone che abbiamo amato e che, pur continuando a vivere, continueranno ad amarci finché avranno respiro.

Pete, come anche Stanton, esprime chiaramente tutta la multezza della PIXAR, quella scintilla di follia e audacia, quel talento nel trovare le storie più assurde, eppure più familiari a noi. Chi avrebbe mai pensato ad un’azienda di mostri che produce elettricità attraverso le grida dei bambini? Chi, se non la PIXAR avrebbe mai potuto trattare del rapporto tra un padre iperprotettivo e di un figlio che ha bisogno di crescere sulle sue “gambe”,  attraverso gli occhi e le pinne di due pesci pagliaccio? Chi, poi, avrebbe potuto parlare di ecologia, di appartenenza, di accettazione di ciò che è diverso raccontando la tenera storia dell’ultimo robot in una Terra abbandonata? Perché dietro ad ogni film PIXAR c’è qualcosa da imparare, non importa se tu abbia cinque, quindici, trenta o cinquant’anni, quel messaggio ti arriverà forte e chiaro, nel modo più semplice ed irresistibile possibile.

Ciò che rende grande la PIXAR non è il digitale (come dichiarato inizialmente dalla Disney e dalle altre case di produzione quando la accusavano di aver causato la morte del disegno a mano), ma è ogni sua storia.

Era la storia a guidare tutto.

Non facevo che parlare della storia

e spiegare a tutti come

si doveva inserire nella cornice generale

John Lasseter riguardo a Toy Story.

 

E oggi Peter Docte torna a dimostrare quanto questo sia vero in un film che uscirà in questi giorni in patria, e che ha già conquistato tutti al fuori concorso di Cannes: Inside Out.

Con questo film Pete torna a raccontarci una storia di crescita ma lo fa con un guizzo nuovo: Come è fatta la nostra mente? Quali emozioni ci guidano? Come funzionano i ricordi? Ecco, quindi, che i protagonisti di Inside Out, sono le emozioni di Riley, una bambina di dieci anni che sta iniziando a crescere e a entrare nell’adolescenza, e dei suoi genitori. I protagonisti sono loro: Gioia, Tristezza, Disgusto, Rabbia e Paura. Sono ciò che ci governano e, allo stesso tempo, le loro interazioni sono ciò che ci rende unici e speciali.

Un po come alla PIXAR, piena di tante persone diverse tra di loro la cui interazione e collaborazione continua, è capace di creare film unici e speciali. Perciò, forse, aveva ragione Lasseter quando, dopo Toy Story 2, rinunciando ad un ingaggio ottimo alla Disney, si era giustificato dicendo:

La cosa importante non è l’idea, ma la gente che la realizza“.

 

Aspettando quindi l’uscita italiana di Inside Out (prevista per il 16 settembre), non ci resta che goderci il sole, il mare, e, perché no, recuperare qualche piccolo gioiello PIXAR.

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