Parole sullo schermo – Child 44


child-44Child 44. Un libro di Tom Rob Smith e un film di Daniel Espinosa con Tom Hardy, Noomi Rapace, Gary Oldman, Joel Kinnaman, Vincent Cassel.

Ci sono molti modi per raccontare una storia. Se chiedessi al mio fidanzato di raccontarmi la trama di Transformer, ad esempio, molto probabilmente mi risponderebbe con le parole di Marco FrongiaEsplodono una caterva di cose e i buoni vincono. Se invece lo chiedessi a mio padre sicuramente dovrei sedermi e armarmi di pazienza perché lui inizierebbe a raccontarmi mille dettagli, si fermerebbe a metà per aggiungere qualcosa che avrebbe dovuto accennarmi dieci minuti prima, inizierebbe a raccontarmi l’intreccio per poi riflettere che sarebbe meglio espormi la fabula e così via. Per quanto riguarda me, beh, diciamo che non ho mai avuto bisogno di un test del DNA per sapere di chi ero figlia.

Daniel Espinosa ha fatto, con Child 44, la stessa cosa che avrebbe fatto il mio fidanzato con Transformer, con la differenza, però, che mentre per spiegare il film di Michael Bay quella frase basterebbe di certo, per Child 44 si è grattata leggermente la superficie, mettendo in scena una storia che sarebbe stata grandiosa ma che sembra sbiadita, come una vecchia foto ingiallita dal tempo che invece di acquisire carattere, al contrario lo perde. Guardare Child 44 è come guardare il mondo attraverso gli occhi di un miope: percepisci che c’è qualcosa di interessante davanti a te, che se potessi vederlo meglio ne apprezzeresti moltissimo i dettagli, i colori, riusciresti, persino, a sentirne di più i profumi. Ma purtroppo tutto ciò che vedi è una macchia confusa, sfumata, opaca persino.

E’ vero, non si può mettere tutto all’interno di un film e, addirittura, ci sono film che si discostano in modo molto forte dal libro da cui sono tratti (più “Liberamente tratto…” di Troy!), ma comunque è possibile mantenere l’anima del libro anche non portandolo fedelmente sul grande schermo. Per quanto uno può esserci rimasto male da come sono stati modificati i dettagli (alcuni anche importanti) dell’Iliade, è innegabile che Brad Pitt fosse Achille e che Eric Bana avesse l’anima di Ettore. Certo, non è semplice riuscire a ridurre a due/tre ore di durata una storia che era lunga centinaia di pagine. Non è semplice, però è possibile.

Ancor più visto che, Child 44, era nata come sceneggiatura. Smith, infatti, aveva immaginato sin dall’inizio la sua storia (sua non del tutto perché essa prende inizialmente spunto da avvenimenti realmente accaduti) come opera cinematografica e, per assurdo, si era dovuto “accontentare” di trasformarla in un romanzo perché era un tema difficile da trattare sul grande schermo.

Ma veniamo brevemente alla trama. In una Russia staliniana Leo Demidov (Tom Hardy), uno dei migliori 8de809b776481d1cf4f9f28a48b8fb8finvestigatori dell’MGB (la polizia segreta sovietica) ed eroe di guerra, si ritrova a perdere tutto quando, durante un interrogatorio, sembra che un traditore abbia fatto, tra gli altri, il nome di sua moglie (una bionda Naomi Rapace) come suoi partner. Leo prima indaga sulla moglie, come è suo compito fare, poi, non trovando alcuna prova, la dichiara innocente anche perché lei gli confida che avranno un figlio. E’ così che Leo viene allontanato da Moska e, degradato, viene spedito in un avamposto di provincia lontano da qualunque civiltà, sotto il comando di Mikhail Nesterov (Gary Oldman). Quando, nella sua città, viene ritrovato vicino alla ferrovia il cadavere di un bambino, nudo, sventrato e con la bocca piena di terra, Leo lo collega immediatamente ad un altro caso analogo, avvenuto poco prima a Moska, dove il figlio di un suo collega potrebbe essere stato ucciso nello stesso modo; un caso su cui lui non aveva indagato oltre perché, come dice il Partito, “non esistono omicidi in Paradiso“, ma che ora non può più ignorare…..

Questa la trama vista nel modo più superficiale del termine, e questi i punti di contatto tra il libro e il film. Da qui in poi non c’è nulla che ci possa ricordare, nel secondo, il primo. A partire dal fatto che il film si apre in un modo molto differente dal libro, svelandoci, per assurdo, un dettaglio che avremmo dovuto scoprire molto tempo dopo e che, per giunta, è anche errato! La storia di Leo, il suo stesso nome, la sua famiglia, non sono affatto come descritte da Espinosa. La cosa ci potrebbe anche stare, se non fosse che si rivela essere una parte importante per la trama stessa.

Anche il collega a cui muore il figlio, morte diversa da come avvenuta nel libro (ma a questo ci siamo ormai abituati) nel romanzo è solo un collega, mentre nel film Espinosa ha sentito il bisogno di rimarcare il suo legame con Leo, trasformando quest’ultimo nel migliore amico e nel padrino del bambino. CH44_D32_333-8753.CR2Ma se anche Leo è solo una pallida copia del se stesso letterario, il personaggio che ci rimette di più è sua moglie. Nel film non si capisce nulla di questa donna che non ama il proprio marito, che sembra quasi conoscere intimamente il collega invidioso di Leo (quando nel libro lei non lo aveva mai visto) e le cui azioni non sembrano dettate da alcuna logica o, meglio, non sembrano conseguenze degli avvenimenti che le accadono o dei ragionamenti che può o meno aver fatto. Non si capisce perché, a metà film, si allei con il marito quando, pochi minuti prima, aveva detto di detestarlo e di averlo sposato solo per paura della sua posizione politica. Quale è stato il momento in cui ha iniziato a cambiare idea su di lui? E Leo cosa ha fatto per farle cambiare idea?

Lo stesso finale non si spiega. Che cosa è successo? Di cosa sta parlando l’assassino? Cosa c’entra quello di cui stanno parlando con la vita di Leo? E poi perché rivelarci all’inizio un dettaglio che, nel libro, dovrebbe essere se non un colpo di scena, quasi? Sarebbe da sbattere più volte la testa contro il muro (noi lettori abbiamo ancora davanti agli occhi le facce confuse di chi, guardando il trailer de Le due Torri, cercava di capire cosa ci facesse Gandalf vivo e vegeto quando, in teoria, doveva essere morto nel primo film!) se non fosse che in realtà nel film non sembra essere un colpo di scena, anzi, sembra una cosa messa lì a caso senza né capo né coda. Child-44-6Se poi si aggiunge il fatto che, come anticipato, questo dettaglio è talmente errato e fuorviante da cambiare il senso a tutta la storia viene davvero voglia di lasciar perdere. Si può passare sopra a molte cose, chiudere un occhio e pure socchiudere l’altro alle volte. Ma quando il senso stesso di una storia gira intorno ad un concetto, ovvero che il killer fa quello che fa, non perché è pazzo (un po’ anche) o perché è un bisogno che non riesce a contrastare (forse ormai lo è anche diventato) ma perché c’è logica, e una logica ben precisa, dietro le sue azioni, e tu, regista, decidi di stravolgere il succo di un libro trasformando le sue azioni in qualcosa di diverso…Forse c’è qualcosa che non va. Qualche anno fa sono andata a vedere al cinema Déjà vu. Al di là dell’opinione sul film il caso su cui indaga Denzel Washington riguardava un traghetto, su cui era stata parcheggiata una macchina, dentro cui era stata posizionata una bomba che poi è esplosa uccidendo moltissime persone. Denzel, per salvare una ragazza, prima capisce che la bomba era sulla macchina e poi trova quale era. Tutto il film girava intorno a questa bomba, su questa macchina, su questo traghetto. Alla fine del film una mia amica si gira verso un’altra e le dice: “Fra! Ma allora la bomba era nella macchina!!!“. Ecco, forse Espinosa si è perso la macchina per strada mentre girava Child 44.

Vedere un libro tradotto in immagini è sempre interessante. Il potere dell’immediatezza che ha il cinema è qualcosa che, se giocata bene, può davvero conquistare non solo chi non conosce la storia, ma anche chi l’ha letta e si ritrova catapultato in quel mondo che lo ha fatto, almeno per un po’, provare emozioni forti. Però a patto che sia fatto bene. Ci vuole molto impegno e molta cura.

Che poi, forse, ce ne vuole ancora di più per riuscire a prendere un romanzo che era già un film, e riuscire a rovinarlo completamente! Mission accomplished!

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