Recensioni – Lucy
di Luc Besson, con Scarlett Johansson, Morgan Freeman, Amr Waked, Choi Min -Sik,
Lucy(Scarlett Johansson) è una studentessa e vive a Taipei: la sua vita cambia quando si trova costretta ad incontrare il misterioso Mr Jang (Choi Min -Sik) per consegnargli un’altrettanto misteriosa valigetta. L’uomo sequestra la ragazza per farne un corriere della droga: Lucy viene operata e nel suo stomaco viene inserita una sacca contenente una sostanza stupefacente. Tuttavia il contenitore si rompe e la droga invade il corpo di Lucy: la ragazza comincia ad acquisire straordinarie doti fisiche e mentali…
Proprio mentre uno studio sulla parità di genere commissionato dall’ONU ha segnalato come il cinema moderno manchi di una rappresentazione a tutto tondo della femminilità, Luc Besson torna nelle sale con un’altra delle sue protagoniste, tutt’altro che stereotipata, zitta o debole. Dopo il biografico The Lady sulla vita del premio nobel per la pace Aung San Suu Kiy, il regista francese riprende i temi della fantascienza e sceglie come attrice principale nientemeno che Scarlett Johansson, femme fatale della contemporaneità e quest’anno al suo secondo ruolo da protagonista assoluta in un film di “science fiction”(l’altro è l’interessante ma lentissimo Under the Skin di Jonathan Glazer)
La premessa di Lucy in realtà è un falso mito: quello che gli esseri umani usino solo il 10% del proprio cervello e che doti misteriose si celino nella zona inutilizzata della nostra materia grigia. Besson si chiede: cosa accadrebbe se si riuscisse ad attivare la parte dormiente della nostra mente? Tuttavia l’imprecisione scientifica si può perdonare a fronte di una storia appassionante e delle ottime prove attoriali che caratterizzano il film. Il cast è più che adeguato, Morgan Freeman è sempre se stesso e Scarlett Johanson è bravissima.
Ciò che però si fa un po’ più fatica a sopportare sono gli scivoloni a livello narrativo: se Lucy conserva il bel ritmo incalzante che ha caratterizzato le altre opere del regista francese, distaccandosi così dall’ondata di lentezza che ha coinvolto il cinema degli ultimi anni, tuttavia la pellicola ha sin dall’inizio ambizioni troppo elevate per un film da 90 minuti. Soprattutto perchè le idee migliori vengono tutte sfruttate all’inzio: la mutazione di Lucy/Scarlet Johansonn, seppur graduale, è rapidissima (24 ore) e non bastano i commenti di stampo documentaristico a permettere allo spettatore di seguire sempre il filo del discorso. E così, dopo una prima parte solida e ben articolata, la pellicola sembra volersi affrettare a giungere ad una conclusione
Il problema è ancora più evidente perchè, nonostante le esagerazioni e le scelte adrenaliniche che pure costituiscono il marchio di fabbrica di Besson (e lo amiamo per questo), Lucy non ha le ambizioni di un film di supereroi marvel, quanto piuttosto quelle di un racconto alla Kubrick. La matrice filosofica del lavoro di Besson sembra rifarsi al pensiero orientale e porre domande sulla complessità del mondo: e tuttavia queste idee non si sviluppano, si perdono e quando emergono finiscono per stonare con la ricercata spettacolarità della storia.
Per Lucy sembra valere la definizione data da Entertainment Weekly: (..)senza confini, senza legge senza logica. Basta farsi trasportare dal film.
Per gli amanti di Besson ( e della fantascienza).
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