Scrubs


scrubsNegli ultimi anni siamo stati inondati da diverse serie tv di argomento medico che, con la loro vita più o meno lunga e più o meno piena di successo, hanno cercato di farci scoprire il misterioso mondo dei camici bianchi. Ma vi siete mai chiesti quanto questi prodotti dell’industria televisiva avessero a che fare con la vita di tutti i giorni?

Un po’ di tempo fa, bazzicando nella rete, mi sono imbattuta in una classifica che valutava quanto i più famosi esemplari di questa categoria fossero attinenti alla realtà. Dr. House, E.R., Grey’s Anatomy… Chi non conosce questi titoli! Ma qui il primato non appartiene a nessuna di queste. Perché la vita di un ospedale non è un continuo e infinito susseguirsi di storie d’amore più o meno tormentate di cui la maggior parte passa per il letto nello sgabuzzino del personale. Perché sull’intera faccia della terra non penso esista un solo medico che in 40 anni di carriera professionale abbia visto almeno un decimo di casi rari che dottor House ha curato nell’arco di otto stagioni. Perché la vita di un pronto soccorso, più che di emergenze che fanno alzare l’adrenalina alle stelle, è fatta di nonnini che trasportati da un’ambulanza si presentano nel cuore della notte perché da una settimana non riescono ad andare di corpo.

Credeteci o meno, il telefilm che secondo molti medici più fedelmente racconta la loro professione (e soprattutto i suoi inizi), l’ambiente in cui lavorano, le vicende e le relazioni interpersonali di corsia, è proprio quella a cui vorrei dedicare oggi queste due righe: Scrubs – Medici ai primi ferri.

gty_scrubs_jp_121217_wmainScommetto che pochissimi di voi non hanno mai avuto a che fare con il personale dell’Ospedale Sacro Cuore. Quelli che invece di Scrubs non hanno ancora visto nemmeno un puntata, li perdoniamo ma solo a patto che si impegnino a recuperare subito. Ma per non farvi sentire troppo in colpa, vi dirò che anch’io per molto tempo ho snobbato questa serie: dai piccoli spezzoni intravisti qua e là credevo fosse qualche creatura ridicola che non meritasse di una maggiore attenzione.

Dopo aver sperimentato sulla propria pelle gli sguardi stupiti accompagnati da un “Come?! Non hai mai visto Scrubs?!”, ho capito che c’era qualcosa che non andava e che bisognava rimediare a questo abisso nella mia cultura televisiva.

La mia conversione definitiva è avvenuta di prima mattina di una certa giornata di un certo ottobre, mentre a bordo di un regionale viaggiavo verso il primo giorno del secondo anno di università. In quella occasione ho deciso di guardarmi la prima puntata della serie: “Il mio primo giorno”. Ed ecco che per una ventina di minuti ho dovuto cercare arduamente di non riempire la carrozza con le mie gustose risate.

005-scrubs-theredlistIl protagonista e la voce narrante, John Dorian (Zach Braff), è un giovane medico specializzando, tanto spiritoso quanto imbranato, che inizia il proprio tirocinio in reparto di medicina dell’Ospedale Sacro Cuore. In prima persona racconta le peripezie professionali e private, sue e quelle dei suoi colleghi.

Fresco di laurea, J.D. sin da subito capisce che quanto ha imparato dai libri nei lunghi anni dei suoi costosi studi, non è assolutamente sufficiente per affrontare il lato pratico del suo mestiere. Quello che lo salva è tanto impegno che ci mette in quello che fa ma anche tanta immaginazione e fantasia che gli permettono di evadere fin troppo spesso dalla realtà, immergendosi in pazzeschi viaggi mentali.

A fargli compagnia in questi primi passi lavorativi è il suo miglior amico Turk (Donald Faison), aspirante chirurgo di carattere molto più schietto ed estroverso, che in poco tempo riesce a conquistare il cuore di Carla (Judy Reyes) – la protettiva capo infermiera di origini latinoamericane a cui piace avere il controllo su tutto quello che succede attorno a lei.

Per non lasciare J.D. al di fuori dagli affari di cuore, in reparto appare anche una neodottoressa: un po’ competitiva e squilibrata Elliot (Sarah Chalke) a cui basterà neanche un nanosecondo per far innamorare il tenero protagonista.

E poi c’è lui: dottor Cox (John C. McGinley)! È un ottimo medico, di grande fascino (ndr. l’autrice di questa recensione è follemente innamorata di questo personaggio) e di ego ancora più grosso, a causa del quale non riesce mai a scendere a compromessi, in nessun ambito della propria vita.

Colon-Has-a-Great-Idea_68fd0f144f7f723b95271a8291806af7Dorian presto riconosce la professionalità e l’esperienza di questo suo superiore, ritrovando in lui il proprio mentore, nonostante l’enorme dose di maltrattamento che ogni giorno riceve da parte di quest’ultimo. Ma dietro ai suoi modi duri, sarcastici, scorbutici e apparentemente superficiali, Cox in profondità nasconde anche un cuore tenero e una grande attenzione per il pivello J.D. e per i pazienti di cui la vita e la salute è per lui la cosa più importante.

Non è così invece per il dottor Kelso (Ken Jenkins), il cinico primario di medicina al quale niente interessa così tanto quanto il budget del suo reparto.

Tra i diversi personaggi indiscutibilmente spicca anche l’Inserviente (Neil Flynn): un orgoglioso uomo senza nome che con grande determinazione rende impossibile l’esistenza degli specializzandi, come se di suo non fosse già abbastanza complicata.

Scrubs in diversi momenti con la sua comicità sfiora l’assurdo. Ad alcuni (pochissimi, per fortuna) può addirittura dare fastidio. L’umorismo di questa serie però non oltrepassa mai il giusto limite. Serve sicuramente a divertire, ma poche volte risulta essere fine a se stesso, intrecciandosi quasi sempre con argomenti più seri e riflessioni più profonde. Ogni puntata porta con sé una morale universale e fa capire che la vita di un medico (e non solo) non è fatta esclusivamente di soddisfazioni, donne, soldi e potere ma anche di paure, sconfitte, sensazione di inadeguatezza e impotenza in cui ci si rende conto che “I can’t do this all on my own. No, I know, I’m no Superman!”.

1 comment

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  1. Kumitey

    Decisamente una delle serie tv migliori in assoluto. Tutte le 8 stagioni non smettono di far ridere e pensare.
    La nona stagione non è Scrubs, è un’altra roba.

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