Stroncature – Noah


Noah - Locandinadi Darren Aronofsky, con Russell Crowe, Jennifer Connelly, Emma Watson, Ray Winston, Anthony Hopkins, Logan Lerman, Douglas Booth, Leo McHugh Carroll

Quando venne annunciata la trasposizione cinematografica de Lo Hobbit, non furono in pochi a storcere il naso di fronte al fatto che avrebbe comportato la realizzazione di ben tre film. Un’enormità (se si pensa che l’opera originale conta poco più di 300 pagine) giustificata certamente dalla volontà di massimizzare gli incassi. Ciononostante, un minutaggio tanto esteso ha permesso a Peter Jackson di dare un respiro maggiore alla narrazione, integrandola con eventi appena accennati nel libro di Tolkien ed una caratterizzazione dei nani persino superiore a quella di partenza;  purtroppo, però, è stata anche un’ottima occasione per propinarci un imbarazzante triangolo amoroso tra una bella, un algido e un villoso.

No, non questo: peggio

No, non questo: peggio

Dunque, dilatare il tempo necessario per raccontare una storia è spesso un rischio. Lo dimostrano anche i 138 minuti dell’ultima fatica di Darren Aronofsky: Noah, un kolossal basato su quelle poche e scarne pagine della Bibbia in cui si narra la storia di Noè e l’impresa dell’arca, unica speranza di salvezza per gli animali e l’umanità in un globo terracqueo in procinto di non essere più così terreo.

Noah - Grillo 2

“Il web ha espresso il suo voto: gli unicorni verranno espulsi dall’arca”

Il film rielabora la vicenda del celebre patriarca biblico, da un breve episodio della sua infanzia al momento in cui, ritiratesi le acque del Diluvio, decide di cambiare look per rilanciarsi come sosia di Beppe Grillo. Grazie alle notevoli interpretazioni di Russell Crowe e Jennifer Connelly, unite ad effetti speciali all’altezza delle aspettative ed alle indiscusse capacità di Aronofsky alla regia, Noah riesce sorprendentemente ad essere un blockbuster con qualcosa da dire. Il problema è che lo dice piuttosto male.

Se l’incipit del film fa presumere un elevato grado di fedeltà al testo originale, il prosieguo non fa altrettanto, introducendo un gran numero di variazioni. Qualche esempio: Noè, salvato da Dio – secondo la Bibbia – in quanto “uomo giusto e integro”, si ritrova spesso a fare uso della violenza, massacrando spietatamente i suoi nemici; con l’eccezione di Sam, nessuno dei suoi figli salirà sull’arca con la propria moglie; Matusalemme, nonno del patriarca, muore durante il Diluvio Universale; e soprattutto, il protagonista e la sua famiglia incarnano un originale quanto anacronistico spirito vegano.

Un dettaglio forse discutibile, quest’ultimo, ma che introduce comunque un interessante spunto di riflessione – se si riesce a soprassedere sulla suddivisione, ingenua e fin troppo manichea, tra “buoni” vegani e “cattivi” esclusivamente carnivori – fondamentale per giungere alla questione finale: l’Uomo sarà davvero in grado di sfruttare al meglio la seconda occasione concessagli, imparando finalmente a rispettare le persone, gli animali e la natura? Ma soprattutto: era veramente necessario utilizzare quasi due ore e venti minuti per lanciare un messaggio così semplicistico?

INoah - Vigilanti temi cruciali del film – quali l’aspetto filoecologista, il ruolo dell’umanità nel mondo, i dilemmi di Noè e le ossessioni che ne scaturiranno – sarebbero sicuramente risultati più efficaci se trattati entro un minutaggio molto più ridotto, epurato dal numero impressionante di riempitivi superflui di cui la pellicola è intrisa, in primis da quella deriva fantasy rappresentata dall’introduzione dei Vigilanti e dalla spada di fuoco brandita dal giovane Matusalemme. Tutti elementi ottimi per fornire al film la spettacolarità necessaria per sbancare al botteghino, ma inseriti senza criterio in una sceneggiatura che si discosta o si uniforma al racconto originale a seconda della convenienza del momento, senza mostrare alcuna coerenza interna e cadendo in evitabili leggerezze.

È davvero possibile che, in quasi un anno di navigazione, solo Cam si sia reso conto della presenza di Tubal-Cain a bordo dell’arca, pronto a scatenare l’immancabile scontro finale tra l’anziano Noè ed il suo avversario? Perché i protagonisti attribuiscono a Matusalemme stesso i poteri sovrannaturali di cui è investito, anziché al Creatore in cui credono ciecamente? Era proprio indispensabile certificare la miracolosa maternità di Ila (Emma Watson) effettuandole addirittura un improbabile test di gravidanza con delle non meglio precisate foglie?

La scena (di godzilliana memoria) è seguita da un momento di grande tensione, che si trascinerà quasi fino ai titoli di coda: Noè è convinto che la sua missione preveda la distruzione completa dell’umanità, e all’annuncio che la giovane, un tempo sterile, sia nuovamente in grado di dare alla luce nuove vite, la follia prende il sopravvento su di lui. Non prima, però, di aver manifestato la propria sorpresa esclamando:

“Ma… Ila non può essere incinta!
COM’È POSSIBILE?”

Di fronte a questo incredibile miracolo, il suo stupore è più che comprensibile: dopotutto, Noè è semplicemente un uomo che nella sua vita ha assistito alla ricrescita istantanea di un fiore appena colto, reso possibile la materializzazione immediata di un’intera foresta piantando un solo seme, ed ospitato una coppia di ciascuna specie animale esistente su un’imbarcazione costruita con l’ausilio di angeli caduti incarnati in giganti di pietra.

È del tutto naturale che non sappia spiegarsi certe cose.

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