Recensioni – 12 anni schiavo
di Steve Mcqueen, con Con Chiwetel Ejiofor, Michael Fassebender, Lupita Nyong’o, Brad Pitt
A metà del diciannovesimo secolo, il musicista di colore Solomon Northup(Chiwetel Ejiofor) vive nello stato di New York ed è un uomo libero. Ingannato e tradito da due falsi agenti di spettacolo, Solomon viene privato dei documenti e strappato alla sua famiglia per essere venduto come schiavo nelle piantagioni del Sud degli USA. Per Northup l’incubo di violenza ed umiliazioni durerà dodici anni e tre padroni, ma per gli altri schiavi la liberazione dovrà attendere…..
La pellicola vincitrice dell‘Oscar 2014 come Miglior Film è il crudo racconto di fatti realmente accaduti. Il regista è il talentuoso Steve Mcqueen, che ricordiamo soprattutto per due piccoli gioielli del cinema moderno: l’intenso Hunger (2008) e l’allucinato Shame. (2009) Il suo 12 anni schiavo è un film onesto e crudele in cui spettatore e protagonista sono legati a doppio filo, in un miscuglio di disperazione e desiderio di libertà. Come sempre Mcqueen arriva all’essenza e non importa quanto quest’ultima sia oscena e brutale: siamo costretti a guardare. Ecco dunque che , ed ecco le inquadrature lunghe ma dosate con maestria ed il particolare, soprattutto quello corporeo, che diventa l’elemento centrale, il veicolo attraverso il quale il messaggio attraversa lo schermo.
Chiwetel Ejiofor è un Solomon Nirthup sempre libero nonostante le catene e che attende, con cuore ribelle, il realizzarsi del sogno proibito di ritornare dalla propria famiglia. Lupita Nyong’o merita ampiamente l’oscar per la sua Patsey: due volte schiava, perchè di colore in una società dominata da bianchi e perchè donna in un mondo maschilista e patriarcale, preda di uomini tanto violenti quanto deboli di spirito.
E tuttavia, il film lascia un po’ l’amaro in bocca agli amanti di Steve Mcqueen: perchè nonostante il crudo realismo, nonostante la tematica cara al regista ,manca qualcosa. Forse è venuto meno uno spirito davvero eversivo, quel pugno nello stomaco che era stato invece Hunger: un Oscar probabilmente vale scelte più classiche in termini di struttura e narrazione. Tuttavia, in questo modo Mcqueen non rende del tutto giustizia del tutto alla storia che racconta: sappiamo che poteva fare ancora meglio.
Da vedere.
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