Recensioni – Philomena


Locadina di "Philomena"Philomena

di Stephen Frears, con Judi Dench, Steve Coogan, Sophie Kennedy Clark, Ruth McCabe, Anna Maxwell Martin.

Nell’Irlanda degli anni 50, la giovane Philomena Lee (Sophie Kennedy Clark) resta incinta senza avere un marito. La famiglia fa rinchiudere la ragazza nel convento di Roscrea: qui come punizione per il suo “peccato” Philomena è costretta a lavorare per le suore e  le viene negata persino l’assistenza medica per il parto. La giovane riesce comunque a dare alla luce un bambino di nome Anthony: ben presto però il piccolo le viene sottratto e dato in adozione. Cinquant’anni dopo, Philomena (Judy Dench) è anziana ma ancora energica e cerca sempre suo figlio…

Fra le pellicole candidate all’Oscar , Philomena è forse quella che ha suscitato meno clamore , ma è una delle più meritevoli della vittoria: senza dubbio è la mia preferita. Il film è tratto da una storia vera e si inserisce sulla falsariga di altri lavori come Magdalene (2002) raccontando i soprusi subiti da tante giovani donne  nell’Irlanda ultracattolica di metà Novecento.

Philomena non ha però nè i toni cupi nè la durezza di Magdalene, anzi fa sorridere molto: un po’ come se tutta la pellicola avesse il carattere dolce della protagonista e la sua forza nelle avversità. La regia attenta di Frears ed una sceneggiatura coinvolgente (premiata al Festival di Venezia) evitano le trappole del pietismo e conferiscono alla storia dignità ed efficacia. Gli interpreti principali rasentano la perfezione, completando il quadro positivo.

Judi Dench è un’adorabile Philomena: un’anziana signora che non ha potuto studiare nè viaggiare molto nella vita, ma che possiede allegria, coraggio ed un cuore libero da pregiudizi. La storia gioca sull’incontro/scontro tra la donna e Martin/Steve Coogan: quest’ultimo è un giornalista disilluso che ha da poco perso il lavoro che per reinventarsi, si  imbarca controvoglia nella ricerca del figlio di Philomena.  All’inizio del film Martin è grigio come il cielo di Londra: mano a mano che i soprusi subiti da Philomena vengono alla luce, l’uomo mostra sempre più coraggio e  determinazione.

Martin è ateo  e detesta le ingiustizie. Come si fa a non provare la sua stessa rabbia per la cattiveria e le continue menzogne  delle suore di Roscrea? Philomena invece non perde la calma e perdona, nel nome di una fede che è anche la sua forza.

Il vero scontro allora non è tra l’ateo ed il credente, ma tra ciò che è umano e ciò che è disumano.  Sessualità, maternità, amore e rabbia sono cose umane: sono disumani e amorali coloro che le disprezzano e abusano dei più deboli.   In questo contesto  il tema dell’omosessualità passa sullo sfondo, come a ricordarci che ciò che è stato accade ancora, anche se in forme e luoghi diversi. In fondo, se la vera Philomena Lee ha deciso di raccontare la sua storia  al mondo è anche perchè non si ripeta più

Assolutamente da vedere.

 

 

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