Recensioni: No – I giorni dell’arcobaleno


Locandina del film " No - I giorni dell'arcobaleno"No – I giorni dell’arcobaleno

di Pablo Larrain, con Gael Garcia Bernal, Alfredo Castro, Antonia Zegers, Luis Gnecco, Marcial Tagle

Argentina, 1988. Dopo 15 anni di dittatura sanguinaria, il generale Augusto Pinochet è costretto ad affidare il futuro del suo governo ad un referendum popolare. La televisione è nelle mani del regime, mentre all’opposizione vengono concessi solo 15 minuti di programmazione al giorno: per  la vittoria della democrazia sembra volerci un miracolo,  ma  la campagna per il No a Pinochet viene gestita da Renè Saavedra (Gael Garcia Bernal) un giovane e brillante pubblicitario, che stupirà tutti per un approccio rivoluzionario…

Ci sono storie che vale la pena di raccontare, sia perchè raccontano eventi cruciali nella storia umana, sia per ciò  che possono insegnarci sul mondo contemporaneo. No – i giorni dell’arcobaleno è uno di quei racconti: fotogramma per fotogramma, tra repertorio e finzione, ricostruiamo il quadro di un paese prigioniero di se stesso e della paura. Paura beninteso, non tanto di prigioni  o manganelli, ma anche e soprattutto di un futuro incerto, della povertà incombente, di un nemico (i comunisti!) più o meno immaginario. Il Cile della fine degli anni Ottanta pare allora un paese che in nome di questi timori è disposto a mantenere al potere un dittatore sanguinario, che però è capace di parlare con il linguaggio della fiducia, della sicurezza, di uno sviluppo economico presunto o quantomeno destinato a pochi.

Ma No – I giorni dell’arcobaleno è anche un film sui mass media e sulla comunicazione in generale: disciplina un poco bisfrattata, nonostante sia  ormai sostanza del nostro quotidiano. Comunicazione che non è solo jingle pubblicitari, ma l’idea che sta dietro allo slogan: il senso di ciò che si vuole trasmettere, prima dell’espressione in sè.  Saavedra /Davide batte Pinochet/Golia giocando una partita migliore sul suo stesso terreno: dare al popolo ciò che quest’ultimo vuole.  I quindici minuti giornalieri di Saavedra, con immagini vivaci e musica, restituiscono così ai cileni la speranza ed il coraggio di inseguire il sogno democratico. 

Ironia della sorte, No – i giorni dell’arcobaleno, pluripremiato e candidato all’oscar come miglior film straniero, fallisce proprio dove Saavedra si dimostra maestro: catturare un pubblico vasto. Pablo Larrain costruisce un film particolarissimo, che appassionerà  sicuramente intellettuali, cinefili, comunicatori. La scelta di usare una telecamera d’epoca per non far percepire il passaggio tra le immagini di repertorio e quelle di finzione, il taglio documentaristico che toglie introspezione (e caratterizzazione) ai personaggi, difficilmente però avranno presa su di un pubblico medio. Anche perchè se è facile affezionarsi a Renè Saavedra (merito anche del bello e bravo Gael Garcia Bernal, che i più ricorderanno per opere impegnate come  I diari della Motocicletta e La mala educaciòn ma anche per il leggero Letters to Juliet)  non è così per il resto dei personaggi, spesso appena abbozzati sullo sfondo di una vicenda più grande di loro. La scelta è quella di far concentrare lo spettatore sul senso della storia, e spingerlo a riflettere sul messaggio che quest’ultima veicola. Ma una parte del pubblico andrà inevitabilmente persa.

No – i giorni dell’arcobaleno  quindi è un film dedicato soprattutto agli amanti del documentario, del racconto storico, del cinema d’autore. E a chi ha fatto della comunicazione, ed in particolare di quella politica, la propria passione.

Da vedere. 

 

 

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